Le due facce della stessa medaglia

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Come sempre, in tutte le cose, la medaglia ha due facce: quella bella e positiva, e quella brutta e negativa. Anche il Milan visto a Udine è un po’ come una medaglia a due facce, equamente distribuite fra il primo e il secondo tempo, fra le ennesime incoerenze tattiche di Allegri e la scossa del cuore.

Se la partita fosse terminata al 45’, niente di nuovo o diverso ci sarebbe stato da dire sul Milan rispetto a quello visto nelle ultime gare contro Lazio, Napoli e Juve. Nemmeno l’assenza di Ibrahimovic ha spinto infatti Allegri a schierare fin dal principio Maxi Lopez, costringendo di fatto la squadra a giocare senza punte, data la propensione ormai risaputa di El Sharaawy e Robinho ad allargarsi sulle fasce per ricevere palloni e data anche la non propensione di uno come Seedorf a buttarsi dentro l’area di rigore alla Boateng (era lui il “centravanti” lo scorso anno quando mancava Ibra, con Robinho e Cassano a suggerire). Senza attacco dunque e con il solito centrocampo rimaneggiato non restava che star lì a guardare l’Udinese dominare in lungo e in largo, fisicamente e tatticamente, prima e dopo il goal fortunato di Di Natale (ricordiamoci che anche il loro goal è stato fortunoso, non solo il nostro). Solito Milan, solita lentezza e prevedibilità nel possesso, solita mancanza di spirito e di voglia di lottare, solite idee tattiche inesistenti.

L’altra faccia della medaglia è quella della grinta e della voglia di vincere entrata in campo insieme a Maxi Lopez, voglioso di far bene e di dimostrare a tutti che il suo non è stato un acquisto di ripiego. Non che con lui il Milan sia diventato stratosferico, ma era doveroso per il mister pensare fin dall’inizio della partita ad un riferimento davanti che potesse giocare di sponda favorendo il Robinho o El Sharaawy di turno. Un po’ di cinismo e anche un po’ di fortuna contraddistinguono quindi la vittoria, anche se il cambiamento di maggiore rilievo sembra essere stato quello a livello mentale, nonostante la tardiva come al solito comprensione della gara di Allegri. La spinta e l’energia portata da Maxi e, dopo il suo ingresso, anche dal piccolo faraone, sarebbero qualcosa di più su cui lavorare e puntare per le prossime partite, sempre che l’uomo lì in panchina abbia realmente notato il cambiamento sul piano tattico che è arrivato quasi naturale dopo l’ingresso di un riferimento centrale. Qualcuno dice, e io sono d’accordo, che con Ibra la gara del Friuli l’avremmo persa, perché il gioco sarebbe rimasto sempre lo stesso dal 1’ al 90’ e perché Maxi Lopez sarebbe entrato come le altre volte al minuto 85, con la reale impossibilità di incidere sulla gara. La nuova coppia formata dall’argentino e dal faraone sembra essere invece molto ben assortita e potrebbe garantire molte più varianti di gioco e di tattica, sempre Allegri permettendo.

In prospettiva delle prossime gare, altre riflessioni quantomeno doverose vanno fatte sull’ennesima prestazione inguardabile di Robinho, neanche lontano parente di quello che contribuì lo scorso anno alla vittoria dello scudetto con tanta corsa e anche diversi goal. Quello che quest’anno scende in campo è un giocatore praticamente inutile, che sbaglia l’impossibile e rallenta il gioco tanto quanto Seedorf. L’appello maggiore ad Allegri, anche in vista Champions, è quello di lasciar stare il brasiliano per un po’ lontano dai campi nella speranza che capisca di essere inutile oltre che un peso per l’intera manovra della squadra, spesso neutralizzata dai suoi inguardabili orrori. Al suo posto è invece auspicabile un impiego continuo e incondizionato di quell’El Sharaawy che oltre ad aver risolto la gara contro l’Udinese e ad aver dimostrato di avere un talento enorme che nel tempo non può far altro che fruttare, è apparso sicuramente il più in forma dell’attacco rossonero con un passo che in questo momento nessun altro degli attaccanti riesce a tenere (magari Maxi Lopez, se ci sarà la possibilità di vederlo per più minuti).

Aspettando l’Arsenal, non resta che riflettere su quanto visto Sabato, nel primo e nel secondo tempo, sperando che la squadra ne possa trarre le giuste motivazioni e le corrette indicazioni per replicare la prestazione di carattere degli ultimi minuti ed arrivare ad una vittoria meno fortunata e magari più meritata. La medaglia si sa, ha due facce, ma da oggi vorremmo vedere solo quella del bel Milan, quel Milan che gioca in un modo degno della sua storia, perché del Milan degli ultimi tempi ci siamo già stancati.

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