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Lettera di Alessandro: “I nostri guai sono iniziati nel 2007″

Canale Milan

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Alessandro. Per inviare le vostre idee, i vostri commenti e le vostre opinioni è possibile usare l’indirizzo mail di Canale Milan, info@canalemilan.it

Sono abbonato allo stadio da una vita, ma non so se quest’anno farò la tessera. Ci sono degli aspetti, francamente molto opinabili, sulla gestione del Milan degli ultimi anni.

Premessa: la crisi c’è, si sente, è palpabile. Solo gli sceicchi se la ridono. Gli altri fanno di necessità virtù.

Penso che i nostri guai siano nati nella stagione 2007-2008, quella dopo la Coppa del Mondo per club. Chi ha buona memoria, si ricorderà come il Milan vinse la sua prima partita in casa a gennaio 2008 contro il Napoli, di fatto facendo un girone d’andata insufficiente e compromettendo il raggiungimento del quarto posto (come poi avvenne). Girone d’andata sacrificato, si disse, per le due partite in Giappone, di cui la prima contro i non irresistibili padroni di casa. Invece in Oriente si poteva andare per vincere, senza perdere tre mesi di campionato. Campionato, lo ricordo, che è l’unica manifestazione che consente di fare la Champions. Siccome solo uno vince la coppa, gli altri devono per forza arrivare fra i primi, in base al ranking Uefa. Cosa successe nel 2009? I mancati introiti della coppa e dei diritti televisivi, 50-60 milioni di euro circa, spinsero la cessione di Kakà, guarda caso per 68 milioni.
Da quel 2009, è partita una gestione sbagliata del nostro club, dove si ha l’impressione che lassù, al vertice, non si remi più verso la stessa direzione. La vicenda Tevez è emblematica: Galliani va a Londra (con aereo Fininvest) per chiudere l’affare ma Berlusconi stoppa tutto all’ultimo. Ora, mi chiedo, se il presidente sapesse sì o no e se avesse saputo, perché gli ha consentito di andare in Inghilterra. Senza dimenticare i denti di Cissokho: una vicenda a dir poco ridicola.
Arriviamo all’estate 2012. Per carità, ci può stare che si voglia voltar pagina dopo quasi trent’anni ma non mi pare che ci sia coerenza in quello che si fa. Via i senatori di colpo, si punta sui giovani per aprire un nuovo ciclo e andiamo a rispolverare Kakà? Premesso che a me Mattia Destro non mi entusiasma ma se vogliamo ripartire daccapo, più di un pensierino a lui ce lo dovevamo fare. Lo stesso vale per Verratti, che non mi pare sia andato al Psg per 50 milioni. Se il Milan avesse preso questi due, allora il progetto giovane era delineato ma in questo modo, non siamo né carne e né pesce. Ricordando a Berlusconi e compagnia, che solo il campionato consente di andare in Champions.

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Premessa: la crisi c’è, si sente, è palpabile. Solo gli sceicchi se la ridono. Gli altri fanno di necessità virtù.

Penso che i nostri guai siano nati nella stagione 2007-2008, quella dopo la Coppa del Mondo per club. Chi ha buona memoria, si ricorderà come il Milan vinse la sua prima partita in casa a gennaio 2008 contro il Napoli, di fatto facendo un girone d’andata insufficiente e compromettendo il raggiungimento del quarto posto (come poi avvenne). Girone d’andata sacrificato, si disse, per le due partite in Giappone, di cui la prima contro i non irresistibili padroni di casa. Invece in Oriente si poteva andare per vincere, senza perdere tre mesi di campionato. Campionato, lo ricordo, che è l’unica manifestazione che consente di fare la Champions. Siccome solo uno vince la coppa, gli altri devono per forza arrivare fra i primi, in base al ranking Uefa. Cosa successe nel 2009? I mancati introiti della coppa e dei diritti televisivi, 50-60 milioni di euro circa, spinsero la cessione di Kakà, guarda caso per 68 milioni.
Da quel 2009, è partita una gestione sbagliata del nostro club, dove si ha l’impressione che lassù, al vertice, non si remi più verso la stessa direzione. La vicenda Tevez è emblematica: Galliani va a Londra (con aereo Fininvest) per chiudere l’affare ma Berlusconi stoppa tutto all’ultimo. Ora, mi chiedo, se il presidente sapesse sì o no e se avesse saputo, perché gli ha consentito di andare in Inghilterra. Senza dimenticare i denti di Cissokho: una vicenda a dir poco ridicola.
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