Meteore rossonere – L’importanza di un cognome, Digão

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A volte non è una questione di talento o di carisma, a volte basta semplicemente avere gli agganci giusti e allora ti si aprono tutte le porte, persino quella del Milan. Se poi il tuo cognome è Izecson dos Santos Leite il tuo approdo in rossonero è una formalità e pazienza il talento. Questo è quello che è capitato ad un ragazzo brasiliano di nome Rodrigo, meglio conosciuto come Digão, presentatosi a Milanello in tuta e borsone nell’estate del 2004. In realtà in Italia ci era arrivato un anno prima grazie alla Samp, che generosamente gli aveva riservato il proprio posto da extracomunitario. Era arrivato al Milan, ma neanche Galliani provò a celarne il motivo: bisognava accontentare Kakà, che al primo anno aveva subito portato lo scudetto. E quale modo migliore – oltre al consueto ritocco d’ingaggio – che non trapiantare nella capitale meneghina l’amato fratellino nonostante fosse stato propro lui a conferirgli quell’ambiguo soprannome tanto bistrattato da Moggi.

Sì preferì spacciarlo per difensore e relegarlo nella primavera, sebbene per il suo metro e novanta sarebbe potuto traquillamente diventare uno dei magazzinieri. Da quell’assolata mattina passa un anno e va quindi trovata una nuova sistemazione, dato che Ancelotti in prima squadra era deciso a non lasciargli mettere piede. Se lo accaparrò il Rimini dove, in due anni, si godette una promozione in B e qualche fugace comparsata. Nel 2007 è la volta del ritorno in rossonero: dopo la conquista della Champions, con Digão indiretto protagonista, Kakà nel Milan cammina praticamente sulle acque e per scongiurare una sua partenza in direzione Madrid il contratto del fratello viene rinnovato per la fantascentifica cifra di un milione di euro annuo. Il nuovo stipendio non cambia però la sostanza delle cose, della stagione del giovane brasiliano si ricordano più i festeggiamenti con il fratello in piazza Duomo per il Pallone d’Oro che altro. Appena due apparizioni in Coppa Italia contro il Catania, con tanto di eliminazione, e un tempo nell’esordio con la Lazio in Serie A.  L’estate successiva è di nuovo tempo di fare le valigie e neppure il padre-procuratore ha il coraggio di impedirlo. Finisce in prestito allo Standard Liegi ma la rottura dei legamenti del ginocchio ne ‘pregiudica’ l’esperienza.

Tornato a Milano nell’estate del 2009 pregusta anche lui un clamoroso approdo al Real ma Florentino Perez non è così generoso, bastano i 65 milioni per il fratello e con un educato “No, grazie.” respinge la richiesta di Bosco Leite. Per i tifosi rossoneri un’altra beffa, per Digão un nuovo prestito. Comincia la stagione al Lecce per concluderla al Crotone, sempre con gli stessi risultati. L’anno dopo al Milan arriva Allegri ma per il brasiliano l’unico rossonero diventa quello del Penafiel, squadra della seconda divisione portoghese.

Finalmente a giugno dello scorso anno è arrivata la rescissione, per Digão nessun rimpianto perché lo ha sempre saputo anche lui: “Certe opportunità – confidò a TMW – è più facile che ti si presentino se sei il fratello di Kakà”.

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