Canale Milan
“Volevamo farci a pezzi. Fu uno scontro durissimo, eravamo due ragazzi di più di novanta chili e rotolavamo tirandoci ginocchiate e pugni. I compagni cercavano di dividerci ma eravamo furiosi, impazziti di rabbia. Era come una questione di vita o di morte.” (da Io, Ibra)
Queste le parole con le quali lo svedese ricorda, nella sua autobiografia, l’episodio che lo vide protagonista il lontano 5 novembre 2010 quando sulla strada del gigante di Malmö arrivò Oguchi Onyewu. Un talento rubato al pugilato, prima di quell’in(s)contro per l’americano l’avventura al Milan non era certo stata rosa e fiori, ma partiamo dal principio.
Oguchialu Chijioke Goma Lambu Onyewu, classe ’82, nigeriano di Washington, comincia a dare i primi calci al pallone all’età di cinque anni frequentando la St. Andrew Apostle School, dove ha modo di fare il suo incontro con la fede cattolica che lo accompagnerà per tutta la vita. Arrivato a 14 anni s’iscrive alla Sherwood High School. Il fisico è già ben sviluppato e, come spesso accade negli Usa, provano a metterlo su un campo da basket. Non va bene e passano alle corse su pista ma il sogno di Oguchi resta uno solo: sfondare nel mondo del calcio. Così si trasferisce in Florida alla Img Soccer Academy, sostanzialmente, un campus per giovani americani sotto i 17 anni che aspirano a diventare calciatori. Lì fa la conoscenza di altri due talenti: DaMarcus Beasley e Landon Donovan. Resta due anni, poi, finito il periodo di apprendistato, torna nel Maryland per diplomarsi. A quel punto gli viene offerta una borsa di studio alla Clemson University nel South Carolina. Gioca per la squadra del college e, nel 1999, partecipa con i suoi due nuovi amici della Img al Campionato Mondiale U17 che si svolge in Nuova Zelanda. È in campo per tutte le partite, segna due gol e la selezione statunitense ottiene il miglior risultato di sempre arrivando quarta. Lo notano parecchi osservatori europei ma lui crede di non essere ancora pronto, finché, dopo due anni di università, capisce che il suo momento è arrivato e firma con i francesi del Metz.
Arrivato in Francia, scopre però che la squadra è retrocessa in Ligue 2 l’anno precedente. Il suo status contrattuale non gli permette di giocare e così Oguchi resta a guardare i suoi compagni fino a quando il suo accordo non viene ridiscusso e può partecipare con il compagni alla festa per la promozione. L’anno dopo viene prestato al La Louvière in Belgio dove si mostra come uno dei prospetti più interessanti del campionato. Le buone prestazioni non gli valgono la riconferma e quando sembra destinato ad una stagione in tribuna arriva la chiamata di Michel Preud’homme, leggendario portiere belga e dt dello Standard Liegi. L’occasione è quella giusta e già ad ottobre viene definitivamente riscattato. Con i Les Rouches gioca 5 anni, inframezzati da una breve parentesi al Newcastle, vincendo due campionati e una Supercoppa del Belgio. Nonostante l’ottimo rendimento comunque, la storia di Oguchi con lo Standard si avvia al suo epilogo ed è in quel momento che, ancora una volta, una manifestazione intercontinentale gli cambia la carriera.
È il 2009 ed in Sudafrica si svolge la Confederations Cup. Gli Usa, trionfatori nella Gold Cup nel 2007, finiscono nel girone con Italia e Brasile, immaginando quindi una rapida eliminazione. Ed in effetti, dopo i 3 gol a testa rimediati dalle due big il destino sembra proprio quello ma, all’ultima partita, l’orgoglio statunitense permette di superare 3-0 l’Egitto guadagnandosi un rocambolesco passaggio del turno. In semifinale altro miracolo e 2-0 alla Spagna. Nell’atto conclusivo però, sono ancora tre gol del Brasile a spegnere definitivamente il sogno. Poco male, il risultato è comunque bastato ad Onyewu per salire alla ribalta come una delle rivelazioni del torneo. Con il suo contratto in scadenza poi, il primo a bussare è Galliani che, forte dell’amicizia con il vice presidente dello Standard Luciano D’Onofrio, confeziona un triennale per il gigante e porta al Milan il primo americano della sua storia.
In rossonero però la concorrenza non è quella a cui si era abituato e, per l’esordio ufficiale, deve attendere il 30 settembre, quando a S. Siro, per la fase a gironi della Champions, arriva lo Zurigo. Onyewu entra al 60′, in luogo dell’infortunato Nesta, ma ormai la frittata è già fatta ed il Milan perde 0-1. Due settimane dopo gioca con la Nazionale contro il Costa Rica riportando la rottura del tendine rotuleo e concludendo, di fatto, la stagione. Ma, come detto, Oguchi è un ragazzo tutto cuore ed il maggio successivo decide di rinnovare gratis il contratto per un anno ripagando il Milan per aver puntato su di lui.
Il resto è storia recente: considerato di troppo da Allegri ad inizio 2011 fu mandato in prestito al Twente prima di essere ceduto in estate allo Sporting Lisbona. Nel mezzo la rissa con Ibra, la costola rotta allo svedese e quel nome, Oguchi, a significare ‘Dio combatte per me’. Chissà se sapendolo, Ibra ci si sarebbe azzuffato lo stesso..
©RIPRODUZIONE RISERVATA. È consentita esclusivamente citando la fonte, Canale Milan o www.canalemilan.it
Commenta l’articolo nel forum di Canale Milan
Ti potrebbe interessare anche…
Post Originale:
Meterore rossonere – Oguchi Onyewu, il gigante ‘buono’