Mi viene il vomito

Rossonerosémper

Mi viene il vomito

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Tante condoglianze per Steve Jobs. Ma…

Week-end di sosta, forzata, per lutto. Si può discutere fino all’infinito, se quella di interrompere il campionato sia stata una decisione giusta o sbagliata. Io una idea me la sono fatta: giocare sarebbe significato dare il là alle solite orde di qualunquisti della Domenica, quelli che sbraitano nei bar chiedendo la chiusura della Serie A quando accade un fatto di cronaca nera allo stadio. Sarebbe significato fornire un tizzone ardente a tali personaggi.

Persone che; poi, sono le stesse che, ad ogni sessione di calciomercato, si stracciano le vesti dopo la chiusura di un affare, causa l’elevatissimo costo del cartellino del giocatore con annesso stipendio, affermando, senza possibilità di smentita: “Quelle cifre sono immorali! Con la crisi che c’è è una vergogna!” Dimenticando sovente che quei soldi non li tirano fuori loro, ma dei privati, società i cui dirigenti sono perfettamente capaci di intendere e di volere. Ed esse, tra l’altro, particolare non da poco, sulle stesse cifre pagano le tasse, ed i giocatori le trattenute previdenziali sullo stipendio, contribuendo in maniera significativa alle entrate del fisco nazionale.

Gli stessi moralisti da tre lire sono invece magari disposti con tranquillità a sorvolare, diventandone complici, sull’idraulico che non lascia la fattura, ma gli fa un po’ di “sconto”, o sul pasticciere che non fa lo scontrino, e così via. Poi quando vengono fuori le voragini nel bilancio dello stato la colpa è degli eccessi del calcio, dei giocatori, e, ovviamente, soprattutto di Ibrahimovic, che ha pure una brutta faccia ed è un po’ zingaro, detto con quella punta di razzismo di provincia che non guasta mai.

La scelta di non giocare Sabato e Domenica, col senno di poi, può essere definita, più che giusta, di sicuro opportuna e tempestiva. Perché questi qualunquisti beceri avevano già il colpo in canna, ed erano già pronti ad inquinare l’aria ed il web coi loro predicozzi. Ripeto, non è stata una soluzione giusta. Perché tra l’infarto di un 25enne e la giornata di Serie A non vi è alcun nesso, oggettivamente parlando. Come non vi è alcun nesso tra la morte di un professionista in Afghanistan ed un minuto di silenzio sui campi della stessa serie. O come non c’è tra una qualsiasi forma di lutto da parte del mondo dello sport e la morte di un pensionato di Venezia o di un panettiere di Foggia.

La Serie A non è né la coscienza d’Italia, né la Gazzetta Ufficiale. Se c’è una tragedia, o una morte improvvisa, che si osservi un minuto di silenzio nelle chiese, in Parlamento, oppure nel chiuso della nostra anima, alla sera, durante le preghiere. Onestamente, di minuti (anzi trentine di secondi) di silenzio ipocriti da parte di giocatori delle più svariate nazionalità, coi muscoli che si raffreddano e con l’adrenalina a mille, senza la benché minima cognizione di chi sia l’oggetto di quei momenti di riflessione, ne ho le tasche piene. Lo fanno perché viene loro ordinato, e non c’è niente di più falso, ma anche tremendamente coreografico, di un minuto di raccoglimento da parte dei team di Serie A.

Di certo la Lega non ha potuto fermare in alcun modo le orde di cordogli per il povero Morosini che hanno invaso la rete. Milioni di messaggi, ettolitri di lacrime, per chi? Per un calciatore. Uno che riscuoteva tanti soldi per prendere solo a calci un pallone. Un lavativo a cui la stragrande maggioranza delle vedove inconsolabili di “#ciaomoro”, solo cinque minuti prima che si accasciasse a terra, avrebbe come minimo sputato in faccia.

A me questa storia delle condoglianze globali ha iniziato a fare schifo dalla morte di Steve Jobs: milioni di italioti, la grande patria dell’analfabetismo informatico, del “Non andare su Internet, che è pieno di truffatori e pedofili”, che ignorava ed ignora tuttora cosa sia Apple, 20 minuti dopo la morte di Jobs inondava il web con pianti inconsolabili, che nemmeno la morte di un caro congiunto avrebbe saputo strappare. Ovviamente , tre giorni dopo tutto era passato e da molti, se si chiedesse loro oggi, a distanza di qualche mese: “Chi era Steve Jobs?” non arriva alcuna risposta. Qualcuno, magari “più mentalmente dotato”,  in un lampo di genio arriverebbe a rispondere: “Sì: quello che è morto ad Ottobre” Quindi, questo editoriale finisce qui. Andate avanti voi, che a me viene il vomito, è più forte di me…

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