Milan, ecco chi comanda adesso nello spogliatoio. Summit di Arcore: ci sono i primi spifferi. Pirlo come Leo: non più gradito ma meno male che c’è…

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Giornalista pubblicista, vice-direttore di MilanNews.it. Corrispondente e radiocronista per Radio Sportiva. Redattore di TMW Magazine. Opinionista per Odeon TV e Radio Radio. Inviato al seguito della squadra. Twitter:@PietroMazzara.

14.05.2012 00:00 di Pietro Mazzara   articolo letto 4412 volte

© foto di Studio Buzzi

Giornata cupa quella di ieri a Milano. Il tempo, quasi avesse capito che cosa stava succedendo su Milano, si è ingrigito ed ha bagnato San Siro per l’ultimo saluto dei discendenti della stirpe d’oro, quella nata con sagacia e pazienza nell’estate del 2001. Si, non è un errore di battitura, perché il Milan che non c’è più è nato il 22 giugno 2001 quando venne acquistato Filippo Inzaghi dalla Juventus e, successivamente, Manuel Rui Costa dalla Fiorentina. L’anno successivo, con una serie di operazioni da mago, Adriano Galliani riuscì a portare a Milanello altri tasselli fondamentali come Clarence Seedorf e Alessandro Nesta che unitamente ad un gruppo che veniva da anni di sofferenze e vacche magre ma composto da gente come Maldini, Costacurta, Gattuso, Ambrosini e Shevchenko creò un amalgama che sotto la guida di Carlo Ancelotti avrebbe portato il Milan per due volte sul tetto d’Europa (ma sarebbero potute essere tre) e del Mondo. Quel Milan, da ieri, ufficialmente non c’è più perché il tempo e il calcio sono tiranni e vanno a cicli. Quello degli ultimi baluardi si è concluso ed ha lasciato in quel di Milanello solamente due senatori che saranno il collante tra quel gruppo e quello nuovo che la società sta pian piano costruendo.

Abbiati e Ambrosini saranno chiamati a prendere in mano le redini dello spogliatoio e del senato rossonero che, a partire dalla prossima stagione, vedrà un cambio pressoché totale tra i suoi banchi con l’ingresso, in via ufficiale, di Ibrahimovic e Thiago Silva per importanza e prestigio, Antonini  e Bonera per militanza e, perché no, anche Marco Amelia e Mario Yepes per senso d’appartenenza alla maglia e per compattezza del gruppo (categoria nella quale potrebbe rientrare anche Cassano, la radio dello spogliatoio) mentre dovrebbe rimanerne fuori Alexandre Pato che, a detta di tutti, non sembra avere le capacità caratteriali per imporsi a livello personale e per comandare. Chi, invece, dopo solo una stagione potrebbe essere eletto a consigliere è Antonio Nocerino che per grinta, umiltà e credibilità ha le carte in regola per imporsi e diventare davvero leader in attesa del campione annunciato nei giorni scorsi sui giornali che sarebbe stato promesso da Berlusconi a Galliani e Allegri. Gli altri che ci saranno, faranno da contorno com’è sempre stato e come giusto che sia all’interno di una squadra.

Il Milan riparte da Riccardo Montolivo. Lo ha annunciato sabato Massimiliano Allegri prima della conferenza stampa ma deve ripartire da lui consegnandogli le chiavi del centrocampo e piazzandolo davanti alla difesa, come regista puro che possa organizzare la manovra senza dover essere impegnato in compiti di copertura o di raddoppi. Il Milan ha sempre avuto un regista che impostasse la manovra e deve tornare ad averlo. Tevez sembra una pista ormai abbandonata perché l’argentino è diventato il nuovo pupillo di Mancini che, invece, ha scaricato Balotelli. SuperMario è quel giocatore che più si avvicina alla linea verde e di ringiovanimento che ha varato Berlusconi nel summit di Arcore di venerdì sera con Allegri e Galliani e visto che i rapporti con il City sono ottimi, ecco che più di una speranza di apre.

Infine una chiusura su Andrea Pirlo e le sue dichiarazioni e la sua verità sull’addio al Milan. Il metronomo della Juventus ha dichiarato di essere andato via per colpa di Allegri e non per questioni economiche. Falso storico a metà perché se il tecnico ha avuto le sue colpe, anche Pirlo è andato a batter cassa in via Turati chiedendo un triennale che non ha ottenuto. Inoltre, le sue parole sul parallelo tra Conte e Ancelotti stridono con quelle rese in conferenza stampa da Gattuso. Pirlo ha affermato che l’allenatore salentino è più bravo dell’attuale coach del PSG nel preparare le partite, Rino, invece, ha ricordato la minuziosità con la quale Carletto analizzava i match. La riconoscenza, evidentemente, dopo 10 anni di Milan, non regna nella mente di Andrea che, come Leonardo, s’iscrive nel club dei “non più graditi” nell’orbita rossonera. Meno male che ci ha pensato Rino, con la sua schiettezza, a ribaltare quanto detto dal suo ex compagno di squadra.

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