Milan-Genoa Serie A 2011/12: recupero

Milan Night

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… troppo tardi

Il Milan ha alzato bandiera bianca 20’ dopo il fischio d’inizio, quando poi crolla in propositi ed energie: alla buona intensità degli allenamenti osservata in settimana, non ha corrisposto una conseguente prestazione in campo. Le partite con Fiorentina e Bologna hanno portato a galla antichi difetti; coi viola una scelta tattica fortemente rischiosa a partita in corso, con gli Emiliani una lettura della gara dal 1° minuto che palesa una perdita di aderenza con le dinamiche dello spogliatoio da parte dello staff tecnico.

A differenza dell’anno scorso, la “storica” questione dei rinnovi -troppi- è stata assorbita male dai giocatori e mal gestita da una società che ha accettato un gioco su un terreno minato, quello della polemica con la Juventus, dal quale avrebbe dovuto al contrario tenere lontano il tecnico e proteggere la squadra. Non stupirà quindi il risultato finale ottenuto comunque in perenne emergenza medica, con una rosa che presenta ruoli vacanti della titolarità e di seconde linee che rispondono ad esigenze economiche e non tecniche.

L’avversario si presenta a S.Siro con alle spalle un episodio da terzo mondo calcistico: la consegna della maglia da parte di alcuni giocatori alla parte più… definitela voi, del pubblico. Persa ogni tipo di dignità professionale con quel gesto, tanti dei giocatori avranno tratto beneficio dall’anticipato ritiro, lontani da un clima che c’entra niente col giocare a calcio per lavoro ed il viverlo accompagnato da parte di chi, prima che spettatore appassionatissimo alla domenica, dovrebbe essere un cittadino civile sempre.

Il presidente Preziosi richiama De Canio, confermando la regola che a goleada subita corrisponde cambio tecnico: legge sciocca, che ha probabilmente contribuito a fare di quella rossoblu la peggior difesa della Serie A. Con un solo giorno di lavoro sul campo, il tecnico lucano dovrà essere più psicologo che allenatore: vedersi il Lecce ad un punto, dover affrontare un calendario “viscido”, costringe il nostro avversario a dover “dimenticare” e reinventarsi in fretta.

L’occasione giusta per “liberarsi” può essere la gara di S.Siro, dove il primo nemico dei rossoblu sarà la paura: l’obbiettivo “far punti” non potrà passare solo attraverso una prova inconcludente del Milan, ma su una ritrovata serenità nel proporsi in campo; più passeranno minuti riuscendo a tenere un risultato positivo, più sarà facile per i liguri dimenticare timori e muovere il primo passo verso la salvezza. 

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Han vinto loro

Ci sarà l’ennesima partita di beneficenza a S.Siro? E’ per orgoglio, per presenza a se stessi che i giocatori potranno far scaturire in campo una prestazione di squadra domani sera; la partita si può basare quasi esclusivamente su motivazioni personali, piuttosto che stimoli d’altro genere ormai compromessi.

Se è su errori di singoli giocatori che si sono consumati gli scivoloni delle due ultime gare casalinghe contro squadre no irresistibili, è pur vero che è l’insieme della squadra che manca: la distanza rispetto all’anno scorso nella capacità di risolvere questo tipo di partite, dove la chiave di volta è la compattezza e la concentrazione, è lampante.

L’impossibilità materiale di conoscere un avversario che a sua volta “ignora” se stesso e come potrà scendere in campo, la disparità tecnica, azzerano tematiche specifiche che la gara avrebbe potuto presentare: resta la rabbia di cui il Milan sarà carico, la voglia di spezzare la catena negativa nelle gare casalinghe e stop. Non basterà questo: servirà scegliere se voler disputare una gara “da squadra”, ovvero corta, dai reparti non slegati, dove si gioca anche per i compagni e non per sé.

La mancata profondità offensiva, maggior colpa ascritta alla squadra nel post partita di domenica, è stata ricondotta quasi univocamente nella mancanza di Maxi Lopez in campo; non trovando alcuno stimolo nell’analizzare a posteriori una gara dove gli assenti “avranno sempre ragione”, dalla formazione iniziale era chiaro che l’attacco dei 16 metri dovesse essere ricercato con le mezzali e la mezza-punta, ampiamente sotto la sufficienza.

Se in realtà è l’ingresso di Cassano che offre sia a Ibrahimovic che a Robinho l’opportunità di attaccare alle spalle la linea dei bolognesi con sufficiente continuità, l’alternativa per ricercare ampiezza e quindi creare spazi per attaccare la profondità nel mezzo era quella di schierare Emanuelson terzo d’attacco: la “scommessa Seedorf” dura venti minuti, fin quando l’olandese trova nelle gambe l’energia di muovere anche lateralmente il gioco, per poi causarne l’accentramento quando la -sua- benzina è finita.

La scommessa è andata perduta da Mister Allegri che, schierando un giocatore che non ama -ricambiato-, corregge in corsa l’inerzia sbagliata del primo tempo: domani sera, se la squadra non vorrà uscire sommersa dai fischi di un pubblico che da tempo ha smesso di “crederci” e che non si riconosce più nella squadra in campo, servirà ben altra organizzazione e ben altro spirito.

Anfry

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