Milan, la pagella del mercato

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Dopo due mesi estivi di calciomercato, è arrivato il momento di fare un bilancio sui movimenti del Milan. Mai come quest’anno il lavoro di Galliani e soci è difficile da analizzare, a causa dell’alternanza di operazioni buone ad altre che definire disastrose è poco. Procediamo con calma.

Capitolo acquisti, voto: 6+

Come ormai i tifosi sono abituati, i nuovi arrivi del Milan hanno tutti una caratteristica in comune: il costo zero, o comunque quasi zero. Sono arrivati con questa formula Agazzi, Alex, Menez, Diego Lopez e Torres. Tuttavia, il fatto che non siano costati nulla non deve far gridare allo scandalo, anzi. Proprio in alcuni di questi si celano in realtà i veri colpi di Galliani, capace di arraffare il portiere titolare del Real Madrid, uno dei centrali titolari del PSG, e un attaccante esterno di assoluto talento, per quanto discontinuo; il valore di questi tre giocatori è stato dimostrato già nella prima giornata di campionato contro la Lazio. Di Agazzi si può dire che è una buona riserva e poco più, ma d’altra parte questo sarà il suo ruolo nella rosa di Inzaghi. Un discorso un po’ più approfondito lo merita invece Fernando Torres, su cui il Milan ha voluto puntare nonostante l’ingaggio elevato, l’età non più verdissima ma soprattutto le scarse motivazioni e il calo clamoroso che le sue prestazioni hanno registrato negli ultimi tre anni; una scommessa, ma vale davvero la pena spendere tutti questi soldi su di lui invece che su un attaccante giovane e di proprietà? Ai posteri l’ardua sentenza. Certo è che tra i dirigenti scarseggiano la fantasia e il coraggio, mentre invece abbonda la poca voglia di andare a cercare giovani forti da valorizzare, preferendo invece fare trattative solo con la cerchia ristretta di top club da cui il Milan, economicamente, può solo prelevare gli scarti; una eterna ricerca del nome mediatico, più che della qualità vera e propria. Buono invece il riscatto di Poli, molto buono l’acquisto/riscatto di Rami, che già nel girone di ritorno dello scorso campionato aveva dimostrato ampiamente di meritare la maglia rossonera. Anche Bonaventura, sebbene non all’altezza di Cerci e Iturbe e probabilmente nemmeno a quella di Taarabt, è un buon innesto. Nel complesso, si può dire che gli acquisti sono discreti, ma certo non ai livelli delle speranze e dei sogni del popolo di fede milanista, che probabilmente si aspettava qualcosa di più almeno sul piano di quel “progetto giovani” che sembra definitivamente accantonato ancora prima di iniziare. Comunque non è tutto da buttare. In più, vanno considerati i prestiti di Armero e di Van Ginkel. Per quanto riguarda il colombiano la formula è condivisibile, soprattutto a causa dei dubbi che le prestazioni altalenanti del terzino suscitano; su van Ginkel invece, la società sembra non aver inquadrato bene la situazione. È giusto prendere in prestito secco un giovane, facendolo giocare, valorizzandolo e poi rispedirlo al mittente più forte di prima e ricavando come unico pagamento un “grazie”? Un’operazione poco oculata, che abbassa il voto alla campagna acquisti.

Capitolo cessioni, voto: 5-

Questo è sicuramente il lato più controverso del mercato estivo del Milan, che ha alternato delle vere e proprie liberazioniConstant e Traoré su tutti – a cessioni che hanno del catastrofico. Da una parte, i rossoneri si sono liberati di calciatori che non avevano più nulla da dare; oltre ai due suddetti, possiamo aggiungere Amelia, Didac Vila’, Salamon, Birsa e persino l’eterno ragazzino Paloschi, che evidentemente dopo tanti anni di prestito ancora non aveva convinto l’ambiente. A questi Galliani era riuscito ad aggiungere anche Zaccardo, ma il suo rifiuto di approdare al Parma non può essere considerata una mancanza della dirigenza. Anche la cessione di Robinho e quelle, sebbene in prestito, di Matri e Nocerino sono state accolte con sollievo, ma queste hanno una piccola, grande macchia: il pagamento di metà ingaggio ancora a carico delle casse di via Aldo Rossi. Purtroppo era l’unico modo per liberarsi di tre calciatori che avrebbero fatto panchina e tribuna, e la colpa di queste operazioni è in realtà da cercare nelle sessioni di mercato precedenti. Al paragrafo cessioni definitive, si può essere discretamente contenti. Il Milan infatti si è liberato di due stipendi pesantissimi come quelli di Kakà – che ormai, a malincuore ma va ammesso, non valeva più tutti i soldi che prendeva – e di Balotelli, che con il nuovo corso aveva ben poco da spartire. Un bel risparmio e anche una buona entrata di 20 milioni dal cartellino del secondo, tuttavia qualche domanda sorge spontanea: vendendo Mario prima del Mondiale non si sarebbe guadagnato di più? E non si avrebbe poi avuto un’estate intera per coprire il buco da lui lasciato, invece di ridursi a fare tutto all’ultimo secondo? Mistero. Sicuramente, è un errore che ha pesato sul mercato rossonero, e non poco. Passiamo ora al punto più doloroso, che risponde a due nomi in particolare: Kingsley Boateng e, soprattutto, Bryan Cristante. Il primo è stato regalato al NAC Breda, senza che avesse una minima possibilità di mettere in mostra nel pre-campionato quelle qualità che invece tutti avevano ammirato solo qualche estate fa, sempre durante le amichevoli in preparazione della stagione. Forse si poteva tenerlo, forse qualche soldo dalla cessione lo si poteva ricavare; è una colpa della dirigenza, anche se non la più grave, visto che comunque il Milan si è riservato di inserire un diritto di riacquisto futuro. Il trono di re delle delusioni della campagna cessioni del Milan spetta a Cristante, ceduto per 6 milioni – sì, avete letto bene e non è un incubo – al Benfica, squadra nota per prelevare giovani a basso costo e rimetterli poi sul banco ad almeno il triplo del prezzo pagato. La vendita di Bryan è un macigno sul sogno di portare in prima squadra giocatori da far crescere per tornare a vincere, una lapide sulle illusioni alimentate dalle dichiarazioni di Galliani e Berlusconi che lasciavano presagire un futuro di una squadra giovane, fatta in casa e pronta per tornare a dominare. È la sconfitta di una filosofia di programmazione che nel calcio italiano in generale, e nel Milan in particolare, sembra non attecchire per nulla. Un peso enorme che fa crollare la nostra valutazione sul mercato in uscita del Diavolo, e che lascia l’amaro in bocca a tutti.

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Scritto da il set 4 2014 . Registrato sotto Calciomercato, Generali, In evidenza, iphone focus, News .

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