Milan: sul mercato servono due buoni guizzi. Robinho: caso senza precedenti. Conte: Monaco, Mendes, Maggio, Milan. Figc: Milan-Albertini, nessun problema. Biasin: il Cesena ha pareggiato il 30 giugno…

Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.

Inutile girarci attorno. Un buon Mondiale da parte di Balotelli avrebbe dato il via ad una serie di operazioni importanti per il Milan, in vero e proprio stile fuochi d’artificio. Oggi invece, nonostante la partenza di Kakà, non ci sono prospettive di accelerazioni immediate ed è molto dura, come era invece ampiamente nei progetti, l’idea di consegnare fin dalle prime settimane della stagione a Filippo Inzaghi la squadra effettiva su cui lavorare senza aspettare il 31 Agosto o 1’ Settembre che dir si voglia. L’allenatore del Milan, e qui la sconfitta con l’Olympiacos non centra (non fa mai piacere perdere, ma tra assenze e gambe pesanti la sconfitta di Toronto era facilmente preventivabile e non fa testo), ne ha bisogno di due “buoni”. Uno a centrocampo e uno in attacco. Non solo: c’è anche bisogno di entusiasmo subito, per i tifosi, per gli abbonamenti e per iniziare bene la stagione. Il punto è presto fatto. L’esterno d’attacco: il PSG non cede Lavezzi, la boutique granata per Cerci resta troppo cara, Joel Campbell è una affascinante prospettiva di campo anche se non mediaticissima. Il centrocampista: operazione della seconda quindicina d’Agosto, quando per alcuni giocatori i Club italiani , in particolare uno, avranno approcci meno ruvidi. Per il resto sempre al lavoro, ricordando bene quell’assunzione di responsabilità di fronte ai tifosi del 10 Luglio, gli splendidi tifosi del giorno del Raduno. Al lavoro come sempre, con passione e amore. Anche se le questioni di denaro sono quelle più dure da affrontare, nell’estate che anticipa una stagione senza gli introiti delle Coppe. Il Milan sa bene però che un anno senza Champions League ci sta, il secondo e il terzo no, perché le risorse, già poche, rischiano di diminuire esponenzialmente.

E’ la quinta sessione di mercato che si parla, in casa rossonera, della possibile partenza di Robinho. Le prime voci nell’estate 2012, quando il Milan non volle far partire il 15esimo giocatore di quei 3 caldissimi mesi. Poi a dicembre 2012 i saluti ai compagni e allo Staff dopo l’ultima partita dell’anno solare a Roma. Poi, a sorpresa, ancora Milanello e altre trattative sia nell’estate 2013 che nel gennaio 2014. Oggi, ancora Robinho al Milan e ancora una situazione bloccata. Dal punto di vista strettamente statistico, una situazione senza precedenti. Con tutto il rispetto per un grande giocatore più volte capitano della Nazionale brasiliana, la storia tecnica in rossonero per Robi appare finita da tempo e oltre alla buona volontà del Milan ci vuole anche la sua, con una notevole, importante, percezione della realtà. Nella speranza che la soluzione dell’annoso rebus sia vicina, ma consentiteci visti i precedenti di essere prudenti, oltre alla vicenda Robinho, pesa anche quella legata a Clarence Seedorf. Il rasserenamento del cielo legale fa piacere a tutti, ma questo naturalmente comporta che il Milan continui a corrispondere all’ex allenatore lo stipendio ogni mese. Anche perché il mondo del calcio globale, quello degli addetti ai lavori in carne e ossa, a quanto sembra non stia facendo pervenire particolari offerte a Clarence, rivelandosi in questo senso meno tenero dei suoi amici più o meno occasionali.

Prima o poi arriverà il momento di Demetrio Albertini. Lo sosteniamo con calore e convinzione. Conosciamo la persona, il suo spessore, la sua determinazione e il suo amore per il calcio. Demetrio ha visione, stoffa e capacità di dialogo. Il fatto che si vada verso l’elezione di Carlo Tavecchio, non significa, almeno in casa rossonera, che vi sia ostracismo nei confronti di Albertini. Anzi, tutt’altro. La questione è puramente e unicamente elettorale. Le elezioni, in democrazia, si vincono con i voti e l’attuale sistema fa sì che il catalizzatore dei consensi sia proprio Tavecchio. Non c’era lo sfondo politico per nessun tipo di crociata. Se la stragrande maggioranza vota Tavecchio, a torto o a ragione, ma con elementi e contenuti di fatto importanti, e non Demetrio, non si può non prenderne atto. Resta il fatto che se le componenti federali vanno su Tavecchio, non significa affatto che gli sforzi del suo antagonista siano vani. La sua esperienza e i suoi programmi, restano. Albertini ha la pelle dura al punto giusto e il suo tempo non potrà non arrivare. Il futuro sorride comunque al Metronomo.

Letto con il consueto interesse e la stima di sempre, l’editoriale di Enzo Bucchioni sul tema Conte. Senza avere nessuna pretesa di intaccarne l’impianto che resta assolutamente coerente, divergiamo, in base alle nostre personalissime fonti, che sono quelle con cui ciascuno si mette in discussione, su due aspetti. La squadra con la quale Conte è rimasto in contatto nei primi mesi del 2014, è stata il Monaco. E se non fosse stato per il dominio su quel fronte di Jorge Mendes, l’artefice dell’operazione Jardim, il tecnico bianconero, molto interessato all’operazione,  si sarebbe con ogni probabilità accordato per tempo con il Club monegasco. Per quanto riguarda il mese di Maggio 2014, invece, il primo intento bianconero era essenzialmente quello di impedire il matrimonio Conte-Milan e quella sfida intrigante di cui Antonio aveva parlato in conferenza. I giorni in superfice di Unay Emery dal 20 al 25 Maggio erano invece quelli sotto traccia di Antonio Conte, ma la Juventus era rimasta fermissima, legittimamente, sulle sue posizioni. Oggi però il Milan è felice, è fedele al suo dna e ai suoi valori, con Filippo Inzaghi. L’uomo a cui tutti, in casa rossonera, daranno tutto. Il fidelizzatore per eccellenza, come sostiene Barbara Berlusconi. E il passato, ancorchè recente, è passato.

Aggiornamento Ischia. La squadra è in ritiro nell’aretino, con una squadra tutta di giovani. Mentre lo yacht di Leo Messi è ancorato a Lacco Ameno, non a Capri ma ad Ischia, il mercato del Club gialloblù è nel vivo. Mentre scriviamo, è imminente un vertice con la conferma delle deleghe tecniche di mercato al presidente Pino Taglialatela, ex portiere del Napoli. Se Taglialatela avrà, come tutti i veri tifosi dell’Ischia si augurano, pieni poteri tecnici sul mercato, sono già pronti importanti e positivi contatti con almeno tre giocatori in grado di rafforzare la squadra.

Non infierisco sull’amico Biasin che, tra un giro di parole e l’altro, ha riconosciuto come, chiesta o non chiesta, fosse decisiva la fascia di capitano dell’Inter per il rinnovo contrattuale di Ranocchia. Non avendo molti argomenti per fare diga sull’argomento, l’ha buttata affettuosamente sul gol del Cesena. Certo che ha pareggiato il Cesena, caro Fabrizio, ha pareggiato il 30 Giugno, ovvero la data entro la quale, come hai sostenuto per tutta la stagione 2013-2014, Galliani doveva essere mandato via dal Milan. Baci.

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