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MILANO.
Quando si perde non è mai bello: succede col treno, figurarsi quando accade contro il Barcellona. In questo ultimo periodo il Milan ha fornito prestazioni convincenti, sia sul piano del gioco che su quello dei risultati. Tolta la sfortunata parentesi contro la Fiorentina, dove arbitro e sorte hanno deciso di non premiare l’ottima prova dei nostri eroi, e la sconfitta contro i catalani, il Milan ha rinvigorito le proprie speranze di ripetere l’impresa tricolore. Davanti la Juventus corre, spinta da episodi dubbi e da un solo impegno settimanale. Quando sento i bianconeri parlare di grande fortuna dover affrontare solo il campionato mi viene francamente da ridere, la loro “fortuna” è figlia di una stagione infernale e deludente, che fino a gennaio aveva tutt’altra premessa; ricordo infatti che fino alla prima partita del 2011, con l’infortunio di Quagliarella, la Juve era là davanti a giocarsela. Poi finì come tutti sappiamo.
Dall’ultimo mio articolo tuttavia sono accadute diverse tragedie, che hanno colpito il mondo dello sport. In casa nostra Antonio Cassano e il suo malore ha spaventato un pò tutti, la paura di veder spegnersi il suo sorriso è stata come un brivido freddo lungo la schiena durante tutti quei giorni di confusa attesa. Le cose miglioreranno e Antonio tornerà, con quella sua talentuosa pazzia che ha illuminato san Siro e tutti noi. Antonio torna presto, ci manchi. L’altra tragedia, senza il lieto fine, è stato l’incidente a Marco Simoncelli. Vederlo steso sull’asfalto, immobile, senza casco e con quei suoi ricci immobili, ti colpisce come un pugno, ti riporta ad una dimensione di umanità e vulnerabilità che troppo spesso non pensiamo essere comune anche agli sportivi. In quella pazza domenica il Milan decide di omaggiare super Sic come sarebbe piaciuto a lui, una partenza a patacca e una gran rincorsa, fino alla vittoria al batticuore.
Non è solo questo di cui vorrei parlare; vorrei approfondire con voi un argomento delicato, che mi affligge, durante le partite del Milan, da ormai tre anni. Sto parlando di Clarence Seedorf. So che per alcuni di voi è il professore, il più grande centrocampista del Milan degli ultimi dieci anni, l’uomo delle quattro Coppe dei Campioni con tre squadre diverse. Per me, invece, è un peso. Mi chiedo, da tre anni ormai, come possa giocare ancora nel Milan un atleta coi suoi ritmi. Sulla classe tecnica non discuto, ha piedi magici e fatati, ma sul dinamismo sono diventato intollerante ormai. Mercoledì sera ho avuto il piacere di assistere alla sfida contro i blaugrana con un mio amico di lunga data, in un pub, luogo ideale dove sondare il polso del tifo. Ebbene, ho trascorso tutta la partita ad evidenziare la mattonella di campo su cui si è mosso il nostro olandese.
Chiedo scusa in anticipo per il rischio di passare per capitan Ovvio, ma come si fa ad affrontare il Barcellona con Van Bommel e Seedorf? Posso in parte capire i nostalgici del magico trio olandese dei tempi di Sacchi, ma Van Bommel, Seedorf ed Emanuelson, con tutto il rispetto per loro, sono tutta un’altra pasta. Ahinoi. Bisogna investire su dinamismo, giovinezza, tecnica. Un nome? Nocerino Antonio, napoletano classe 1985. Segni particolari: già rossonero!! Ebbene sì, conte Max, perché non buttare nella mischia fin da subito il giovane italiano sul centro-sinistra? Perché preferire l’esperienza alla freschezza atletica? Preferisco perdere coi giovani che corrono, piuttosto che con vecchi campioni praticamente immobili!!
Ormai è andata così, addio al primo posto nel girone, enormi rischi agli ottavi, cammino in salita. Poteva andate diversamente? Forse sì, forse no. Con i se e con i ma non si scrive la storia. La partita con il Chievo ci ha restituito subito il sorriso e un’ottima prestazione, ricca di goal, tra cui quello meraviglioso del giocatore più forte del mondo, del nostro prossimo capitano, dell’immenso Thiago Silva. Il mio giocatore preferito di questo Milan, con buona pace di tutti i fantasisti e attaccanti di talento. Sono nato nel mito di Baresi, cresciuto con quello di Maldini, ora conosco Thiago Silva. Anche per questo è meraviglioso essere milanisti!
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