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MILAN-BARCELLONA, IL MIGLIORE IN CAMPO
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Sesto appuntamento. Milannews.it vi legge l’autobiografia di Zlatan Ibrahimovic
Adesso che è rossonero, e che non smette di regalare gioie ed emozioni al suo pubblico, riesce più facile ignorare il passato e concentrarsi esclusivamente sul presente. Ma il passato torna sempre, per quanto si provi a nasconderlo e a concentrarsi unicamente sul presente. Stiamo leggendo insieme l’autobiografia di Zlatan Ibrahimovic, il fuoriclasse più rappresentativo del Milan di Allegri ed uno dei calciatori più amati e controversi degli anni Duemila. Nell’ultimo appuntamento c’eravamo lasciati con la “nave che affonda”, una metafora che rende in maniera impeccabile l’immagine della Juventus ai tempi di Calciopoli. Una società ed una squadra che vagano nell’incertezza, in attesa di una sentenza che taglierà loro le gambe. In questo clima, Ibra trova la forza di confrontarsi con Mino Raiola, e decidere di andar via: a qualunque costo, pur di non giocare in Serie B. Lo svedese è sulla cresta dell’onda, ha 25 anni e si è dimostrato all’altezza di uno dei campionati più impegnativi ed affascinanti d’Europa. Dopo il ciclone, in casa Juve Alessio Secco prende il posto di Luciano Moggi e Didier Deschamps quello di Fabio Capello; fin dall’inizio il tecnico francese prova a convincere Ibra a rimanere a Torino: “Sono venuto qui perché ci sei tu e voglio che tu rimanga con noi”. “No, no, no. Io andrò via”. E l’altro: “Giuro che se vai via tu vado via anch’io”. “Ok, allora fai le valigie e chiama un taxi”. Una risposta seguita da un sorriso, una battuta con la quale l’attaccante certifica la propria voglia di lasciare Torino definitivamente. Tant’è vero che quando Jean Claude Blanc preparò per lui una proposta di contratto con tanti zeri, lo svedese non accettò neppure di guardarla: “E’ inutile, perché io andrò via anche se mi offrite venti milioni”. E così fu: la Serie B era troppo (o troppo poco) per un ragazzo di 25 anni che di lì a poco avrebbe vestito la maglia della squadra più forte, e quella del club più titolato al mondo.
Intanto, Mino Raiola lavora dietro le quinte, preparando il terreno per il trasferimento di Zlatan dalla Juventus in un altro grande club. “La questione era: Milan o Inter? Apparentemente era una scelta facile, l’Inter non vinceva uno scudetto da 17 anni, non era più esattamente una squadra di punta . Il Milan era uno dei club più blasonati d’Europa”. “Chiaro che devi andare al Milan, diceva Mino, ma io non ero altrettanto sicuro. L’Inter era stata la squadra di Ronaldo e sembrava sinceramente interessata a me, mentre ripensavo a quello che Braida mi aveva detto lassù in montagna…”. Nel suo libro, Zlatan parla di visite segrete ricevute durante l’ultimo ritiro estivo con la Juventus. Ariedo Braida andò a conoscerlo di nascosto e gli fece capire come sarebbe stato far parte del Milan: “In tutta franchezza, il suo stile non mi piaceva. Era un continuo «Kakà è una stella, tu no. Ma il Milan può farti crescere». Il senso era un po’ che avevo più bisogno io del Milan che il Milan di me: non mi sentii particolarmente considerato né desiderato. Particolare da non trascurare: Ibra ha a casa una moglie incinta di sette mesi e i paparazzi alle calcagna. “Il Milan aveva la squadra più forte, eppure propendevo per l’Inter. Volevo andare dalla sfavorita. «Ok, ma sappi che sarà una sfida totalmente diversa, non otterrai nulla senza lottare», disse Mino, ma io non volevo niente senza lottare, volevo avere sfide e responsabilità”. Insomma, Ibra è nel bel mezzo di un tira e molla tra Milan e Inter, e nell’estate del dopo Calciopoli ha Milano all’orizzonte. L’ostacolo più grande per i rossoneri sono i preliminari di Champions League contro la Stella Rossa di Belgrado: dall’esito della qualificazione dipende, in teoria, gran parte della trattativa che porterebbe il ragazzo di Rosengard in Via Turati. Galliani stesso aveva rassicurato Raiola: “Aspettiamo di vedere il risultato, poi ci sentiamo”. Uscita indenne da Calciopoli e sgombra da impegni estivi, l’Inter può concentrarsi sul mercato più liberamente, e manifesta a più riprese il proprio interesse nei confronti dello svedese. Il 9 agosto, nella sera di Milan-Stella Rossa, la situazione precipitò. Al ventiduesimo, su assist di Kakà, Inzaghi insacca l’1-0, squilla il cellulare di Ibra. Chi sarà mai secondo voi? Esatto, Mino. Berlusconi voleva vedere Ibra quella sera stessa. “Possiamo sfruttare questa cosa?”, chiese Zlatan. “Certo che possiamo”, rispose Raiola, che di lì a poco chiamò Moratti, perché “se c’è qualcosa che può mettere in moto quell’uomo è la possibilità di arrivare davanti al Milan e a Berlusconi”: “Volevamo solo informarla che Ibrahimovic sta per cenare con Berlusconi a Milano”. Il presidente: “Cosa?”. “Sì, hanno prenotato da Giannino”. “All’inferno, vi mando subito uno dei miei”. Dopo un’ora Marco Branca era a Torino a casa di Ibrahimovic: “Branca è uno dei fumatori più incalliti che abbia mai incontrato. Andava avanti e indietro nel nostro appartamento e riempiva il posacenere di mozziconi in un attimo. Ma lo capisco, in quel momento aveva addosso una pressione pazzesca. Aveva ricevuto dal suo capo l’ordine di chiudere l’affare prima che Berlusconi si chiudesse il nodo della cravatta e uscisse per cenare da Giannino, e non era proprio rilassato all’idea di dover beffare l’uomo più potente d’Italia”. Mentre Branca fuma nervoso, Raiola lavora, sapendo bene la pressione ammorbidisce la gente, sfruttando la situazione a proprio favore, di lì a poco partì una sfilza di telefonate con cifre e clausole rimbalzavano avanti e indietro. “Accetti?”, chiese Branca alla fine. Ibra controllò con Mino, che diede l’ok: “Accetto”. Dopo un po’ arrivo la telefonata di Moratti: “Sei contento?”. “Moltissimo”. Improvvisamente, tutte le incertezze volarono via, e adesso a Raiola non resta che il compito di avvisare il Milan, che fu preso alla sprovvista: “Ma che succede? Adesso Ibra se ne va all’Inter?”. “Certe volte le cose possono andare molto in fretta”, chiosò Raiola.
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