Non è un ciclo terribile, è un calvario insopportabile

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Terza partita del mese di febbraio, terzo risultato negativo; la sconfitta casalinga contro la Juventus allontana il Milan dalla finale di Coppa Italia e prolunga l’astinenza di vittorie negli scontri diretti in questa stagione.

09.02.2012 01:38 di Davide Bin   articolo letto 143 volte

Terzo tentativo, terzo flop; si sapeva che il mese di febbraio sarebbe stato durissimo, l’emergenza infortuni lo sta rendendo ancor più problematico e i risultati non arrivano; dopo la sconfitta di Roma contro la Lazio e lo scialbo pareggio di domenica contro il Napoli, ecco un’altra sconfitta, questa volta contro la Juventus nella prima semifinale di Coppa Italia, risultato che rende la finale di Roma solo un miraggio irraggiungibile, a meno di miracoli allo Juventus Stadium a marzo. Se questa partita doveva essere la prova generale per la sfida scudetto in programma a fine mese, c’è davvero di che preoccuparsi, perchè il risultato dice che per il momento la Juventus è più competitiva di questo Milan incerottato e poco dinamico e, semmai, il rammarico è che in questa stagione i rossoneri non sono ancora riusciti a sfidare ad armi pari i rivali bianconeri, perchè in entrambi i confronti diretti già disputati, la squadra di Allegri è sempre stata rimaneggiata per i tanti infortuni. Questa volta la sconfitta è meno netta rispetto alla sfida di campionato a Torino e se la partita fosse finita in pareggio nessuno avrebbe avuto alcunchè da dire, ma la Juventus è stata più abile a sfruttare le occasioni che ha avuto e ha mostrato le sue qualità, cosa che al Milan riesce terribilmente difficile in questo momento in cui anche chi non è infortunato sembra appannato e poco brillante, a cominciare da Ibrahimovic, meno devastante rispetto a qualche settimana fa e sempre più nervoso. Non è bastato il lampo di El Shaarawy, che aveva pareggiato il primo gol di Caceres, perchè l’uruguaiano si è ripetuto nel finale di partita con un delizioso pallonetto che ha messo K.O. i rossoneri e ora servirà un riscatto immediato a Udine per non rischiare di trasformare un momento delicato in crisi e compromettere un altro obiettivo.

Allegri non si lascia tentare dal tridente e schiera gli ultimi quattro centrocampisti rimasti disponibili: Seedorf dietro le punte (Ibrahimovic e El Shaarawy), Emanuelson a destra, Van Bommel centrale e Ambrosini a sinistra, perchè questo è quel che “passa il convento” con ben tredici indisponibili, molti dei quali proprio fra i centrocampisti; in difesa si rivede Bonera a destra, con Antonini confermato a sinistra (Mesbah è già stato bocciato?), mentre Mexes sostituisce Nesta e affianca Thiago Silva. La Juventus può fare un più ampio turn-over, ma, soprattutto, Conte schiera i suoi tre rinforzi di mercato (Caceres, Padoin e Borriello) mentre dall’altra parte Mesbah e Maxi Lopez sono in panchina e Merkel è in infermeria e forse questo è emblematico della differenza fra il mercato juventino e quello milanista. Come ampiamente previsto, lo stadio è tutt’altro che pieno: molti spazi vuoti in tutti i settori, perchè fa freddo, perchè si tratta solo della partita di andata e perchè fra pochi giorni c’è il Milan-Juventus che vale di più, ovvero quello di campionato; purtroppo, in occasione delle segnature juventine, si scoprirà che, non solo lo stadio è mezzo vuoto, ma sembra addirittura di giocare in trasferta, perchè sono numerosissimi i tifosi bianconeri e colpevolmente pochi quelli rossoneri, curva a parte e la cosa è inaccettabile, perchè ormai è una costante quella di vedere lo stadio sempre semivuoto, nonostante il Milan sia campione d’Italia in carica e anche in questa stagione sia ancora in corsa su tutti i fronti. Ormai la squadra sembra abbandonata a se stessa da gran parte del popolo rossonero, mentre fino a qualche stagione fa lo stadio era sempre pieno e ribollente d’entusiasmo. Il pubblico dovrebbe essere l’arma in più, San Siro dovrebbe essere la casa del Diavolo e non essere colonizzato dalle tifoserie ospiti, soprattutto quando si tratta di rivali storici e poi è troppo semplice restare sempre a casa al calduccio davanti alla TV e poi spuntare all’improvviso solo in occasione di partite importanti o quando c’è qualcosa da festeggiare; immagino già il pienone mercoledì prossimo per la partita contro l’Arsenal, ma fino ad ora, derby e Barcellona a parte, San Siro è rimasto sempre desolatamente mezzo vuoto e questo dispiace e fa venire la nostalgia degli anni in cui la tifoseria rossonera era ammirata e invidiata da tutti in quanto una delle più numerose, fedeli e appassionate in Italia, mentre ora sembra sempre più composta da tifosi viziati e pigri che frequentano poco lo stadio e quando lo fanno sono solo capaci di fischiare e criticare i giocatori al primo errore. Così non va e serve una svolta, non solo in campo, ma anche sugli spalti! Da questo discorso rimane ovviamente esclusa la curva, che cerca in ogni occasione di sostenere la squadra a gran voce e questa volta si schiera apertamente, tramite uno striscione, a favore di Ibrahimovic e contro la squalifica di tre turni per un semplice buffetto, sanzione ritenuta esagerata e “sospetta”, visto che impedirà allo svedese di giocare la sfida di campionato contro i bianconeri.

La partita è intensa e combattuta e non potrebbe essere altrimenti, visto che si sfidano due rivali storiche e le squadre che occupano i primi due posti in classifica in campionato e vogliono onorare fino in fondo anche questa Coppa Italia. Il Milan capisce subito che sarà dura, anche perchè non riesce a mantenere, come d’abitudine, il possesso palla e deve lasciarlo spesso alla Juventus che corre e pressa molto, mentre i rossoneri sono più compassati, anche se non rinunciano ad imporre il proprio gioco quando ne hanno la possibilità. Il primo tentativo è di Seedorf con un destro dal limite a lato, poi l’olandese ci riprova con una conclusione alta, ma l’occasione migliore la crea El Shaarawy, con un guizzo dei suoi a saltare Barzagli e una conclusione da posizione impossibile (quasi sulla linea di fondo) che, infatti, non centra i pali. La Juventus risponde con un tiro di Estigarribia impreciso e, soprattutto, con un tiro di Giaccherini deviato da Mexes che prende una traiettoria insidiosa e costringe Amelia alla difficile parata che strappa applausi. Nel finale la Juve insiste e il Milan resiste, ma la vera notizia è che il “non pervenuto” della serata fino a questo momento è Ibrahimovic, mentre ci si aspettava molto da lui, soprattutto confidando nella voglia di riscatto e nella sua rabbia (solo agonistica) da sfogare in campo dopo ciò che è successo domenica. Invece lo svedese sembra voler dare ragione a chi lo definisce piccolo contro le grandi o non decisivo nelle partite decisive e forse ciò dimostra che Ibra sta attraversando un momento di calo nel rendimento.

La ripresa è più vivace e scoppiettante e, infatti, arrivano i gol che erano mancati nel primo tempo; purtroppo è la Juve a sbloccare il risultato, con un tap-in di Caceres dopo una difficoltosa respinta di Amelia su un insidioso tiro di Borriello (fischiatissimo e insultatissimo ex) che aveva ricevuto palla dopo un rimpallo fra Padoin e Thiago Silva, con il brasiliano che va a terra nel contrasto in modo forse sospetto. Spuntano tifosi bianconeri dappertutto, non solo nel settore ospiti e al secondo verde, dove sono stati posizionati gli ultras che non hanno la tessera del tifoso e hanno acquistato il biglietto in settori diversi da quello ospiti, cosa sempre pericolosa perchè crea pericolose commistioni fra tifoserie diverse e il rischio di lancio di oggetti (una bomba carta ad inizio incontro gettata nel primo anello verde) da settori non adeguati ad ospitare tifosi ospiti (sarebbe opportuno rivedere questo regolamento che in nome della sicurezza crea spesso insicurezza e pericoli). Tornando alla partita, il Milan deve reagire, ma manca di cattiveria e di cuore, caratteristiche che, invece, contraddistinguono la squadra di Conte. Ibra dà segnali di vita e ci prova su punizione, scaldando le mani di Storari, ma è la Juve a sfiorare il raddoppio con un tiro a lato di Del Piero. Quando i bianconeri si rilassano un attimo e abbassano il baricentro, Allegri inserisce Robinho al posto di Emanuelson (Seedorf scala a centrocampo) e il Milan trova il pareggio al termine di una bella azione che vede Antonini mettere finalmente al centro un bel cross che Ambrosini di testa trasforma in una sponda per El Shaarawy che mette in rete di piatto. Questa volta sono i tifosi rossoneri ad esultare e la grande paura di un’altra sconfitta sembra scongiurata, anche perchè il Milan, sulle ali dell’entusiasmo, continua a spingere e trova anche il gol del vantaggio, ma l’urlo rimane strozzato in gola perchè Mazzoleni ha visto e punito un tocco di mano di Ibra che controlla in modo malandrino il pallone prima di scagliarlo in rete. Finalmente Ibrahimovic entra nella cronaca della partita e si ripete poco dopo con un guizzo dei suoi e una conclusione che sembra a colpo sicuro ma che Chiellini devia in modo abbastanza fortunoso. Sembra il momento propizio per il gol del vantaggio, ma la Juventus non ci sta, si riporta in avanti e un sanguinoso errore di Ambrosini innesca un’azione simile a quella del gol subito, anche se l’esito è fortunatamente diverso e Amelia riesce questa volta a fare suo il pallone dopo la prima respinta sul tiro di Vucinic, evitando il tap-in di Quagliarella. Purtroppo la Juventus sembra avere più energie nel finale e le sfrutta per trovare il gol vittoria con una ripartenza, ma soprattutto, con la palombella di Caceres che lascia di stucco Amelia e tutti i tifosi rossoneri, raggelati e non solo per il freddo pungente. Il Milan non ne ha più e la generosità non basta, così come è inutile l’inserimento negli ultimi cinque minuti di Maxi Lopez. Vince la Juve, il Milan si ritrova ancora una volta a meditare sui suoi errori e, soprattutto, sull’ennesimo risultato negativo, con la speranza che l’infermeria cominci finalmente a svuotarsi, perchè la stagione rossonera sta vivendo un momento decisivo e dispiace non poterlo affrontare con la rosa al completo, anche perchè si rischia di compromettere tutto in pochi giorni e in un mese di febbraio che per ora è stato solo un doloroso calvario.  

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