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MILANO.
La nuova frontiera del calcio è sicuramente Parigi e la Francia, campione nazionale ma capace di raccogliere poco a livello di squadra di club eccezion fatta per il Marsiglia cui si ascrive una Champions con più di un sospetto di tarocco nel 1993. Grandi campioni individuali hanno iscritto il proprio nome in calce a mondiale ed europeo e in tutte e due i casi siamo stati noi a cedere il passo agli odiati cugini. Salvo poi vendicarci nella notte di Berlino in cui non bastarono le testate a spegnerci. Adesso cercano di sfilarci sotto il naso i nostri campioni, sembra che il Milan e l’Italia siano diventate delle succursali e dei grandi magazzini in cui svaligiare per portarsi a casa i pezzi pregiati. Certo i soldi non fanno la felicità ma in tempi di far play finanziario, vero Michel, certe squadre pur di vincere scendono a patti con la finanza o meglio con il petrodollaro. A volte però non basta circondarsi di campioni e di stregoni e così capita che il Montpellier bastoni i più blasonati parigini, come se da noi il Catania o il Palermo vincessero lo scudetto. Comico pensare che nonostante grandi acquisti Leo abbia fallito nel suo intento – un’altra volta. E quindi che fa, lascia o raddoppia? Adesso all’assalto di Thiago Silva Ibra ma spesso per vincere non basta assemblare grandi campioni occorre un programma oltre al sogno. E i nostri ? ci lasceranno, si lasceranno tentare da altre avventure. Sheva e Kakà son li a dimostrare che i vessilli non esistono più, ma la paura di un impoverimento resta e allora c’è proprio poco da essere Allegri.
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Parigi val bene una messa