Pippo al tavolo di Donadoni e Allegri con la carta Torres

VERSO PARMA-MILAN, CHE TRIO D’ATTACCO SCHIERERESTE?

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L’EDITORIALE

Giornalista sportivo e scrittore. I suoi libri: “La vita è rotonda”, “Soianito”, “L’oro di Sheva”, “Calcinculo”, “La vita è una”, “Sembra facile”. Attualmente online l’ebook “La rivoluzione di Giuseppe” Gruppo Viator

© foto di Federico De Luca

Può essere che Antonio Conte non sia simpatico a chi non ama la Juventus, forse persino a qualche bianconero che gli rimprovera l’addio. Può essere che non sia affatto un allenatore, per il momento, consacrato al palcoscenico internazionale. Anzi sicuramente è così. Tuttavia. Tuttavia bisogna riconoscere che la sua Nazionale in fondo non è diversissima dalle edizioni più recenti di Prandelli per qualità e gruppo, probabilmente addirittura con un filo meno di qualità e certamente meno esperienza. Eppure è piaciuta a tutti. Niente di trascendentale, idee tattiche collaudate, niente rivoluzioni a parte quella in attacco, una bella vittoria in amichevole e una importantissima all’esordio nelle qualificazioni. Tuttavia. Tuttavia è lo spirito che ha colpito tutti, è la “fame” di cui parla Conte che si è vista contro Olanda e Norvegia, è la voglia di onorare la maglia che si palpa voluttuosamente. Non è un valore da poco, non è una caratteristica da sottovalutare. La rabbia agonistica soppianta la presunzione e sopperisce al tasso tecnico non elevatissimo, come accade nelle squadre di provincia, come accade in chi è umilmente consapevole dei propri limiti. Se si è superiori al fatto che “provinciale” sminuisca una squadra, se si è superiori all’orgoglio che non fa punti, si può lavorare con un gruppo che non sarà all’altezza delle grandi, ma regala l’impressione di volersela e potersela giocare contro chiunque.

L’esordio del Milan di Pippo Inzaghi contro la Lazio ha lasciato questa sensazione. Somiglia alla nuova via della Nazionale: squadra non eccelsa, svilita ultimamente dal fuoco sacro del milanismo che era proprio di gente esattamente come Inzaghi, gente per intenderci che a 40 anni con un conto in banca faraonico ancora stava lì a sbattersi per avere un posti in squadra, per arrivare primo all’allenamento, per vincere e non soltanto per partecipare. Le comparse che la società ha collezionato negli ultimi mercati non hanno mai capito né vissuto questo, a parte qualche piacevole eccezione. Lo stesso El Shaarawy ha assoluto bisogno della scintilla che possa accendere quel fuoco, di trovare quella rabbia e quella fame che il suo allenatore ha avuto sempre. I 90’ contro la Lazio hanno seminato speranza. Non è tutto, per un allenatore, gridare, incazzarsi (anche sul 3-0), entrare in campo per esultare e abbracciare i suoi, scuoterli continuamente. Non è tutto, occorrono anche sapienza tattica, esperienza, capacità di gestione del gruppo, abilità di lettura delle partite, conoscenza approfondita degli avversari. Non è tutto, sicuramente no, ma è una buona partenza. Eccellente.

Questo con Massimiliano Allegri è mancato. Svuotato frettolosamente lo spogliatoio dei vecchi leoni, colpevolmente complice di mercati all’insegna di vendite e svendite, o regali come nel caso di Pirlo, non era rimasto nemmeno lo spirito che infatti ha prodotto figuracce storiche soprattutto nell’ultima stagione. Allegri sarà il secondo avversario, dopo Donadoni, che alla ripresa del campionato Pippo troverà al suo tavolo facendo ripensare al passato, ma anche alla possibile alternativa che dopo la farsa Seedorf aveva portato in panchina Superpippo, appunto. Incroci del destino in cui Inzaghi si troverà a giocare con la carta Torres nella manica. Nella curiosa, smaniosa attesa di capire se la scommessa possa essere vinta, il ruolo dello spagnolo e dello stesso Pazzini può diventare fondamentale in un impianto di gioco che prevede il martellamento intorno all’area di rigore avversaria, ma senza incursori di peso in prima linea. Se Pippo riuscirà a completare il suo disegno tattico con una di queste due pedine e riuscirà finalmente a scrostare i rudimenti arrugginiti dei suoi difensori, Parma e Juve potrebbero regalare due piacevoli, sorprendenti conferme. Senza dimenticare la rabbia e la fame.

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Fiducia, entusiasmo, Dna rossonero, spirito di squadra. Questi sono i termini che in modo preponderante si ripetono parlando di Milan. Il parallelismo tra Inzaghi e Conte è calzante in questo momento storico: uno deve ricostruire il Milan, l’altro gettare basi solide…

Milan-Lazio 3-1 (1)

One di Dario Paolillo
CrozzoPizzo.it

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