Quanto tempo per tornare a vincere? Dipende dai giovani e dalle scelte

15.10.2012 18:00 di Matteo Calcagni  articolo letto 661 volte

© foto di Simone Ferraro/PhotoViews

C’è qualcosa che accomuna tutti i nuovi progetti calcistici, soprattutto quelli improntati sul ringiovanimento: quanto tempo dovrà trascorrere per tornare a vincere. Che questo lasso temporale si estenda o si riduca, dipende da tanti fattori spesso incontrollabili: il valore dei calciatori, la bravura di dirigenza e allenatore, la fortuna… Ad oggi sarebbe complicato e sconveniente cercare di prevedere la “rinascita” del Milan, soprattutto per via delle continue nuove voci su possibili cambi di rotta a livello tecnico e societario. Se il processo “verde” sarà totalmente implementato, con buona pace delle vagonate di risorse impiegate in precedenza, il club rossonero dovrà lavorare col proprio passo, sfruttando al massimo i talenti ed istruendone di nuovi. Il cammino, se non considerassimo i risultati, è iniziato bene: El Shaarawy e De Sciglio, due ’92, sono diventati titolari con merito, dimostrando che anche i giovanissimi possono competere con i calciatori esperti. Da qui bisognerà costruire, mattone dopo mattone, cercando di fortificare il gruppo e rinforzarlo gradualmente. Tra le fila del Milan ci sono giocatori che, per qualità ed età anagrafica, possono garantire anni di militanza: pensiamo allo stesso Bojan su cui, tuttavia, gravita l’oneroso interrogativo del prestito con diritto di riscatto. Ad oggi difficilmente ci si potrebbe permettere la conferma del talento catalano, ma a fine stagione (con un nuovo bilancio in essere) le cose potrebbero cambiare. Tutto questo a condizione che: 1. Il ragazzo disputi una stagione convincente nella sua interezza; 2. Il Barcellona non decida di riportarlo alla base a prescindere. Poi c’è il discorso Pato, su cui aleggiano comprensibili dubbi. Il brasiliano, potenzialmente, potrebbe ancora rappresentare una risorsa straordinaria, ma dovrà dimostrare di aver totalmente recuperato dai problemi fisici: riavere il Papero, quello vero, darebbe una sterzata alle ambizioni presenti e future dei milanisti (visti i 23 anni appena compiuti dal brasiliano). L’età media del resto della rosa è bassa (25.88) e, con le giuste correzioni, le possibilità di sviluppo non sono certamente precluse. Ovviamente bisognerà evitare di perdere prospetti validi ed interessanti, come accaduto con Merkel: è vero che il suo sacrificio ha aiutato il Milan ad acquistare un campioncino come El Shaarawy, ma le qualità del kazako-tedesco avrebbero fatto decisamente comodo all’attuale mediana rossonera. Discorso simile per Dìdac Vilà, ad un millimetro dal Valencia dopo essere stato titolare inamovibile per un anno all’Espanyol. La pubalgia ha bloccato tutto sul nascere, ma certe operazioni andrebbero valutate con più longimiranza, soprattutto tenendo conto della nuova importanza che hanno acquisito i giovani. Il terzino catalano probabilmente non diventerà il nuovo Roberto Carlos, ma a ventitré anni (ed una buona esperienza in Liga), meriterebbe almeno un’opportunità. Se in passato gli errori di valutazione venivano cammuffati con la forza economica, ora è più complicato far fronte a scelte non proprio azzeccate. Anche sulla base di queste decisioni, muterà il lasso di tempo necessario alla tanto invocata progettualità vincente, a patto che gli orizzonti economici non ritrovino l’imponenza dei giorni migliori.

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