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Nella notte in cui il mondo si ribaltato — quella che ha visto l’Italietta del «siamo piccoli ma cresceremo» battere la Spagna campione di tutto — c’era una sorta di logica nel vedere Antonio Cassano entrare in campo con la fascia da capitano al braccio. Una scelta controcorrente almeno come il modo d’indossarla da parte dell’attaccante – sul braccio destro e non sul (troppo) convenzionale sinistro – che denota ancor di più come la gestione prandelliana della Nazionale sia emozionale come le giocate del suo pupillo.
Tornando a casa Nell’eterno ballottaggio se sia più efficace l’uso del bastone o della carota nella gestione del talento più grande e più autolesionista degli anni recenti, stavolta Antonio — davanti alla sua gente — è parso avere tra le mani un carotone gigante che neppure Bugs Bunny ha osato mai sgranocchiare. L’impressione è che sia servita, perché Cassano è stato così protagonista da far pensare che abbia voluto giocare non solo per Bari, ma anche per mostrare alla Spagna quello che la sua dissennatezza gli aveva vietato nei grassi anni del Real Madrid. D’altronde, una felice definizione scovata nel «Corriere del Mezzogiorno» portava alla ribalta lo stato d’animo del cassanista doc, un innamorato «sospeso tra l’esaltazione mistica e il masochismo più estremo». Nessuna meraviglia, perciò, che lo striscione dedicatogli dal suo scopritore Tonino Rana abbia un tenore da cuore infranto: «Meglio che ti imparavo zappatore»
«Non muoio mai» «Voglio ringraziare il c.t. e Buffon per il gesto che hanno fatto – ha spiegato invece un raggiante Antonio -. Ho trovato al mio posto la fascia e pensavo si fossero sbagliati. Mi sono emozionato per il regalo immenso, davanti alla mia gente». E Buffon ha duettato così: «Sono gesti naturali, in questa squadra ci sono tantissimi capitani. Se posso dare questo onore ad altri sono ben felice. A Brescia l’avrei data a Pirlo. Nemmeno Cassano sa il valore che ha, ma deve essere il primo a non buttarsi via per farci fare un grande Europeo». E il protagonista replica così. «È stata la mia partita più bella. Anche se ho 2-3 chili in più e tanti mi dicono che sono finito non è vero. Io non muoio mai, ne so una più del diavolo. Il Mondiale? Ora ci sono io, è stata una parentesi sfortunata. Ringrazio Riva e Prandelli, che con me non avrà mai problemi. Attacco di piccoletti? Il c.t. sa quello che fa, l’importante è che faccia giocare me». Lo sberleffo è servito, ma la prima volta di «capitan Cassano» partorisce un settenario che suona bene. Per sapere se sarà l’inizio di una vera poesia oppure solo un verso sciolto fine a se stesso, dovremo solo attendere che il futuro lo emozioni ancora così, allo stesso modo.
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RASSEGNA STAMPA/ Milan: «Ho 2-3 chili in più, ma non sono finito»