RASSEGNA STAMPA / Milan: Berusconi e famiglia, i rischi di un disimpegno

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L’immobilismo milanista sulmercato diventa ancora più stridente se paragonato alle ultime mosse del Barcellona che nella prossima Champions League potrà schierare una mediana composta da Xavi, Fabregas e Iniesta. Il fatto è che se in Italia la competitività rossonera è fuori discussione, altrettantonon si può dire a  proposito dell’Europa. È infatti evidente che dopo avere sognato Hamsik e Fabregas, se mai dovesse arrivare, mister X, da Montolivo in giù, non potrà che essere un ripiego. Tutto ciò è la risultante del omplesso momento vissuto da Fininvest, detentrice del pacchetto di maggioranza milanista,costretta a  svenarsi dopo la sentenza sul cosiddetto lodo Mondadori. Se dunque è cosa buona e giusta tenere conto
del difficile scenario attuale, sarebbe peraltro miope sottovalutare l’importanza strategica che il Milan ha costantemente rivestito all’interno della galassia berlusconiana in termini di visibilità e di positiva ricaduta di immagine. Per questo abbiamo sempre faticato a comprendere le posizioni di  rigida chiusura nei confronti dell’asset calcistico di famiglia da parte di Marina Berlusconi alla quale, forse prigioniera di un’ottica rigidamentemanageriale, evidentemente sfugge la funzione trainante del club rossonero. Al contrario della sorella maggiore, Barbara Berlusconi, respinta con fermezza nei suoi tentativi di avvicinamento alla  Mondadori, ha invece mostrato un fiuto sorprendente nell’intuire le potenzialità a tutto tondo delMilan, in questo ricalcando le orme di suo padre che un quarto di secolo fa puntò deciso sul calcio per andare
incontro ad una celebrità globale. Barbara ha compreso che ilMilan, pur non producendo utili in senso stretto al pari di due colossi del calibro di Mondadori e Mediaset, è in grado di coagulare rilevanti percentuali di consensi da parte dei tifosi-elettori nei confronti di Silvio Berlusconi, quegli stessi consensi che la politica gli ha invece eroso in maniera brutale. Barbara in sostanza, pur non avendo alle spalle gli studi economici della sorella, ha afferrato al volo come un investimento  sul Milan in un momento come l’attuale, oltre a sfruttare l’ultima stagione libera dai vincoli del fair play finanziario imposto dall’Uefa, equivarrebbe in realtà a un costo di produzione capace di riflettersi positivamente sulla dimensione europea della squadra di Allegri, allargando
così il profilo vincente del suo proprietario al di là dei patri confini: non scordiamo infatti che molto spesso
i successi calcistici in campo internazionale hanno spalancato una corsia preferenziale al consolidarsi di relazioni interpersonali tra Silvio Berlusconi e i leader della politica e dell’imprenditoria mondiale.
Non una spesa scellerata, dunque, ma il passaggio necessario per consentire ai rossoneri di muoversi con disinvoltura nel loro habitat naturale, quello della Coppa dei Campioni.In caso contrario, dovesse cioè prevalere la linea più conservatrice di Marina Berlusconi, il potere dirompente del calcio a cui è strettamente agganciato quel che resta dell’immagine vittoriosa di Silvio Berlusconi sarebbe fatalmente destinato
a ridimensionarsi.

Il Corriere della Sera

Il Milanista

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