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Milan
in 84 giorni: dalla festa scudetto
del 14 maggio, a San Siro,
a quella di ieri a Pechino
per la Supercoppa italiana. Altri
cannonicini, altri coriandoli.
Ibrahimovic e Boateng,
grandi protagonisti del tricolore,
celebrano la continuità nel
passaggio di stagione: i loro
gol rimontano la punizione di
Sneijder e consentono ad Allegri
di sollevare la sua prima
coppa nel Nido d’Uccello di
Bolt. Il Diavolo, risorto da un
primo tempo orrido, ha ritrovato
motivazioni e spirito nella
ripresa, segnalando confortanti
progressi rispetto alle
amichevoli precedenti.
Voglia Inter L’Inter, che ha tonnellate
di alibi (assenze, rinnovamento),
può consolarsi con
un buon primo tempo, che lascia
indovinare nuovi, giovani
protagonisti (Alvarez, Obi).
Ma deve anche preoccuparsi
di un paio di rilievi imbarcati a
Pechino. Primo: il migliore è
stato Sneijder, in partenza per
Manchester. Secondo: il peggiore
è stato Eto’o, totem della
stagione scorsa, irriconoscibile
nell’atteggiamento dimesso,
prima che nelle giocate. Risolvere
al più presto la situazione
dei due, calibrare finalmente
partenze e arrivi opportuni,
per consegnare a Gasperini
un organico attrezzato e definitivo
devono essere le priorità
in agenda, perché, come si è
visto anche ieri, il lavoro da fare
in campo è ancora molto.
Nido di gioia La partita è stata
bruttina, come prevedibile, in
una cappa di umidità tropicale
con gambe da 6 agosto. Non il
miglior spot per il nostro calcio,
ma i commoventi 70mila
del Nido si sono divertiti un
mondo lo stesso. Metà hanno
scelto i rossi, metà gli azzurri,
come a calciobalilla, e hanno
giocato con entusiasmo a fare
i tifosi milanesi. Contenti loro…
Nel primo tempo si sono
divertiti quelli che cantavano
«pazza Inter amala». Merito di
Gasperini che disegna la squadra
giusta per imbrigliare il
Diavolo: 5 centrocampisti che
calano come una rete sul palleggio
del Milan e lo narcotizzano.
Il giovane Obi, che azzanna
Abate, è il simbolo delle
voglie della squadra. Sulla palla
ci arriva sempre l’Inter.
Quando la conquista, Sneidjer
e Alvarez partono alla volta di
Eto’o.
Pigro Milan Il Milan, al contrario,
sembra l’esercito di terracotta
di Xia’an: tutti immobili.
Seedorf chiuso nella morsa di
Thiago Motta e Stankovic,
Van Bommel stuzzicato da
Sneijder, Robinho farfallone,
Boateng un fantasma, Nesta
impreciso. Una bonaccia assoluta
di motivazioni. Ma se in
questo scenario (Inter vogliosa
che domina, Milan pigro
che subisce) i nerazzurri riescono
a trovare la porta quasi
solo con la punizione-gol di
Sneijder (22’), mentre i rossoneri
sfiorano il vantaggio con
Robinho (7’) e timbrano un palo
con Ibra (’40), significa che
la banda Allegri, dopo un anno
di scuola, riesce a essere
squadra anche quando sbadiglia.
Nelle amichevoli precedenti
soffriva e pagava, stavolta
ha sofferto e pagato poco:
un passo avanti. L’incapacità
dell’Inter di concretizzare si
spiega con un assetto più portato
a contenere, ma anche
con le voglie (poche) di Eto’o:
nessuna traccia dell’attaccante
indemoniato e felice che
con Mou tracciava anche linee
del campo.
Supe-Ibra Nella ripresa si apre
un’altra vita e la metà rossa
del Nido se la spassa. Seedorf
si riavvicina alla palla, Boateng
ritrova il suo impeto di incursore,
tutto il Milan fa un
passo avanti. Anche perché
l’Inter lo invita a farlo, arretrando
un centrocampista (Zanetti)
e riassettandosi nel
4-4-2. Gasperini spiegherà
che è stato costretto a farlo perché,
a fine primo tempo, ha visto
la squadra stanca. Ci sta.
Di sicuro, il Milan si è liberato
dalla rete del primo tempo e
ha trovato più spazi per mettere
in azione il suo palleggio e
guadagnare campo. Dopo il
pareggio dello scatenato Ibra
(12’), Gasp rinforza la difesa
(tanti peccati sull’anima), mettendoci
davanti Zanetti e Faraoni
in fascia: 3-1-4-2. Dopo il
sorpasso di Boateng (24’), rafforza
l’attacco con Pazzini:
3-5-2. Smanetta cambi e moduli con l’affanno di un riani-
matore, ma non può ribaltare
l’inerzia, anche perché i cambi
di Allegri si chiamano Ambrosini
e Pato, mentre per ora Gasp
deve arrangiarsi con Faraoni
e Castaignos.
Moratti Il brivido di un gol di
Eto’o in fuorigioco chiude il
conto e stappa i cannoncini. Il
Milan berlusconiano ha allungato
sull’Inter di Moratti: 15 titoli
nazionali a 13. Galliani
gongola in campo. Sneijder
scappa in spogliatoio come se
fuori dal Nido lo aspettasse il
jet di Mancini, dopo aver lasciato
sul prato il gol del buon
ricordo. Rientra in campo dopo
pochi minuti anche per
chiedere scusa all’arbitro di
una sclerata precedente: gesto
bello come la sua punizione.
Per la seconda volta (con
la Lazio nel 2009), l’Inter è stata
respinta dal Nido. Quella
volta toccò a Mourinho, che
poi concluse la stagione con il
Triplete. Magari porta buono…
Malo Speciale aveva a disposizione
uno Sneijder affamato,
un Eto’o disposto a tutto
e un presidente sempre vicino
in corpo, spirito e denari. Se
Gasperini avrà altrettanto, il
bel primo tempo del Nido potrà crescere e volare molto lontano.
Fonte: Gazzetta dello Sport
Il Milanista
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Post Originale:
RASSEGNA STAMPA/ Milan: Una Supercoppa per un super Milan