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Un proficuo scambio di doni. Se Massimiliano Allegri ha regalato la Supercoppa a Galliani per i 67 anni, il suo amministratore delegato gli regalerà il rinnovo contrattuale per la 44esima candelina. Insomma, giorno più giorno meno. Intanto Galliani ieri sera ha festeggiato il suo allenatore a Forte dei Marmi, con taglio della torta allo scoccare della mezzanotte, quando Allegri si è lasciato alle spalle l’anno più felice della sua vita professionale. La conquista della Supercoppa è stato il modo migliore per iniziare la nuova stagione o, come preferisce dire lui, di chiudere la vecchia.
Che salto Rientrato dalla Cina, ha trascorso i tre giorni liberi fra Livorno e l’Abetone, assetato di clima mite dopo l’umidità torrida di Pechino. I suoi 44 anni, trascorsi a pranzo della vigilia da Oscar, affezionato ristoratore livornese, sono l’occasione per tracciare un bilancio soprattutto degli ultimi tredici mesi. Quelli che prima lo hanno catapultato dalla provincia al grande palcoscenico. E poi hanno chiarito che la scelta del Milan non è stata un azzardo.
Allegri, ci racconti il suo compleanno.
«Semplice: è il più importante della mia vita, professionalmente parlando».
Da Galliani per regalo preferisce il rinnovo contrattuale o Mister X? «Se per Mister X intende un big, è un dato di fatto che i club italiani non possono più mettere mano al portafogli spendendo 50 milioni».
Meglio il contratto fino al 2014, allora. Che effetto le fa? «Premesso che non ho ancora firmato nulla, sarebbe un grande motivo d’orgoglio. Comunque non credo ci saranno problemi in proposito. Sarebbe un bel segnale di continuità».
Intende dire che è partito un nuovo ciclo?
«Direi di sì. Io sono un allenatore giovane, e la squadra per otto undicesimi è sotto i trent’anni. Sotto la mia gestione è iniziato un lavoro di programmazione, a prescindere dalle scadenze contrattuali».
Galliani ha già chiarito che anche il prossimo anno eventuali rinnovi saranno affrontati solo a fine stagione. Condivide?
«Certamente. E’ una strategia che mi trova d’accordo perché motiva maggiormente i giocatori».
Oltre al campo anche un po’ di scrivania: lei sembra l’aziendalista perfetto. Velleità da manager per caso?
«No, assolutamente. Il Milan fattura 250 milioni l’anno, e per arrivare a quella cifra occorre un’esperienza pazzesca, che Galliani possiede in quantità. A me è sufficiente stargli vicino, perché sono un curioso e mi piace conoscere le dinamiche di mercato o di marketing».
Affiancandolo praticamente tutti i giorni immaginiamo gli avrà dato qualche indicazione di mercato.
«Io sono in perfetto accordo col club: se arriva qualcuno, dev’essere un acquisto sensato, non tanto per comprare. E’ andato via Pirlo, in caso servirà un giocatore di qualità in quel ruolo. Comunque non intendo superare i 25 elementi in rosa. Al momento stiamo bene così».
Una sicurezza che le deriva dalla Supercoppa?
«Un successo importante perché è a ridosso del campionato, ci fa stare più tranquilli e sereni da qui a fine agosto. E’ stato bello vincerla in un derby: per me ha avuto la stessa intensità di quelli di campionato. La cosa che più mi è piaciuta a Pechino è stata la voglia di rimettersi in gioco dei ragazzi».
Significa che tutti la seguono.
«E’ una delle cose che avevo chiesto espressamente: rimettersi in gioco. Credo di piacere ai giocatori perché ho instaurato il rapporto sulla chiarezza e sul rispetto».
La stupisce il magnifico inizio di Ibrahimovic?
«No, perché si è ripresentato con una rilassatezza e serenità che l’anno scorso non aveva mai avuto. Lo gestiremo diversamente: preferisco averlo tra il 60 e l’80% tutta la stagione piuttosto che al 100% per sei mesi. Vedrete che farà un’annata equilibrata».
Servirà un vice Ibra?
«No, abbiamo già Pato, che da prima punta è migliorato molto. Si muove meglio, è più cattivo. Ora lasciamogli fare le vacanze fino al 25 assieme agli altri sudamericani. Però, se qualcuno ha voglia di tornare qualche giorno prima, non potrò che compiacermene…».
Se lei rinnova fino al 2014, dal momento che Galliani vuole la seconda stella, sa che può permettersi di fallire un solo campionato? «(ride, ndr) L’Inter rimarrà la nostra avversaria più pericolosa, ma i favoriti per il titolo restiamo noi. Credo che due scudetti in tre anni possano essere fattibili, abbiamo motivazioni fortissime».
Basteranno, in Champions?
«Faremo senz’altro molto meglio. La finale di Monaco non è fantascienza, però per andare avanti in Champions occorrono tanti incastri: arrivare al momento giusto con la squadra giusta e un po’ di fortuna nei sorteggi».
Potrete contare su Cassano?
«Per quanto mi riguarda, resta con sicurezza, e per la prima di campionato sarà in ottima condizione».
Ma lei per quanto tempo si vede sulla panchina del Milan?
«Spero di essere un allenatore da lungo periodo. Mi piace pensarlo. Chiaro che quando si vince, è più facile…».
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