RASSEGNA STAMPA / Milan:Lo Scudetto del 2006 divide la Serie A

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 Lo scudetto del 2006 spacca la serie A. O meglio, non crea un fronte omogeneo di opinioni, ma frastagliato: chi è per lasciarlo dov’è (degli interpel­lati, per la verità, solo Cellino è di que­sto avviso), chi è per la non assegnazio­ne, chi si dichiara poco interessato dal­l’argomento e chiede di guardare oltre. Uno dei primi ad arrivare negli uffici della Lega Calcio, in via Rosellini a Mi­lano (per l’assemblea sulla spinosa que­stione dei diritti tv), è l’amministratore delegato del Catania, Pietro Lo Monaco,

che dice: «Quello del 2006 è lo scudetto della vergogna, vengono tirate in ballo persone che non ci sono più. L’Inter do­vrebbe restituirlo» . Tanto per mettere a confronto subito il parere opposto, tra l’altro argomentato a lungo, ecco il pre­sidente del Cagliari, Massimo Cellino: «Una volta che lo scudetto è stato dato non si discute più, mi sembra che si vo­glia parlare di questo per distrarre l’at­tenzione dagli altri problemi che afflig­gono il calcio: una vecchia tattica dei nostri politicanti » . Cellino spiega il suo punto di vista: « Le dichiarazioni di Fac­chetti sono irrisorie e prive di ogni ma­lizia. Senza scendere nei particolari, credo che il buon senso debba portarci a ragionare su cose più importanti. Lo scudetto non fu dato all’Inter, fu più che altro levato alla Juventus. Moratti lo ac­cettò e a me personal­mente disse di farlo con piacere ma non è che fosse particolarmente contento. Oggi Massimo deve difendere l’integrità di Facchetti e della sua società, condivido pienamente il suo pensiero » .

LE TELEFONATE -Il presidente del Cagliari prosegue:«Anche io telefonavo a Berga­mo per lamentarmi, non sapevamo al­l’epoca che avevano schede particolaripoco ufficiali, altrimenti non lo avrem­mo fatto. Gli dicevo di non preoccupar­si solo degli arbitri per la prima fascia, ma di pensare anche agli errori che commettevano quelli che arbitravano chi lottava per non retrocedere. Sono stato l’unico presidente a testimoniare a Calciopoli e posso dire che i carabi­nieri allora non furono nemmeno aiutati. Dovetti andare io, loro non avevano il rimborso spese per venire. E non avevano compu­ter e fotocopiatri­ci ». Ancora un ri­ferimento a Giacinto Facchetti:« Era una persona molto per bene, posso dire in senso buono un bambinone, anche un po’ sprovveduto in certe cose, ma mol­to semplice e leale. E poi ricordate che la trascrizione di una telefonata cam­bia completamente il tono e il modo del­le conversazioni».

LE CARAMELLE -Chi trova un’immagine metaforica tutta particolare per chiude­re la vicenda è il presidente del Siena,Massimo Mezzaroma:«Facciamo come i nostri nonni, che la caramella non si dava a nessuno e così finiva il discorso». Poi il presidente del Siena spiega:« La verità è che questo discorso non mi ap­passiona per niente, dobbiamo guardare avanti. Se la Federazione farebbe brutta figura a non decidere? Per me farebbe più brutta figura a trascurare quel che avviene sui campi di periferia, dove bi­sogna crescere ragazzi che giocano al calcio e non giovani e famiglie che con il calcio sperano di fare i milioni. Io guardo a dove nasce il calcio e credete­mi: di questa diatriba sui campi di peri­feria non interessa nulla a nessuno ». Il dsGiorgio Perinettisarà più incisivo:

« Gli scudetti mi piace pensarli vinti sul campo. Io non lo so, ma se c’è un dubbio sul fatto che chi lo ha avuto assegnato non abbia usato artifizi, meglio lasciare la casella vuota».

GLI ALTRI -Gino Pozzodell’Udinese è del­l’idea di parlar d’altro.«Non mi interes­sa l’argomento, meglio che ne parlino i diretti interessati, è una cosa troppa de­licata e io preferisco pensare al calcio del futuro ». L’amministratore delegato del Parma,Pietro Leonardi,si unisce:

«Capisco che l’argomento possa far pre­sa, ma il nostro sistema è preso da pro­blemi attuali molto seri, vive una crisi importante e dobbiamo risolvere questa. A me lo scudetto del 2006 non interessa, scusate». Il presidente del Chievo,Luca Campedelli:« Mi limito a leggere una partita in cui io non c’entro, capisco che le parti siano interessate, il Consiglio Federale faccia quel che deve ». Il numero uno della La­zio,Claudio Lotito,si li­mita a dire:«Devo stu­diare le carte e poi deci­derò. Ma ho tempo fino al 18 luglio, mi pare». EMaurizio Beret­ta,

presidente della Lega, uscendo ha detto:« Vediamo quali saranno le indi­cazioni del presidente federale. Il pro­blema è capire chi è competente. Mi pa­re ci sia un problema di competenza o no del Consiglio Federale».

Il Corriere dello Sport

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