Senza Ibra si vedrà il vero valore di questo Milan e del suo allenatore. Dal modulo ai giocatori: basta con gli integralismi e Ibra…

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Giornalista pubblicista, vice-direttore di MilanNews.it. Corrispondente e radiocronista per Radio Sportiva. Redattore di TMW Magazine. Opinionista per Odeon TV e Radio Radio. Inviato al seguito della squadra. Twitter:@PietroMazzara.

© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Ennesima occasione sprecata. Il Milan di questa stagione non riesce, in alcun modo, a scavalcare la Juventus in classifica non riuscendo a dare quel colpo di coda necessario venuto a mancare nel derby, mercoledì contro la Lazio e ieri contro il Napoli. La partita contro gli azzurri, che non sono messi tanto meglio del Milan, ha messo in mostra i limiti tecnico-tattici della squadra allenata da Massimiliano Allegri, incapace di sviluppare una manovra in velocità e senza che i giocatori tocchino per più di tre volte il pallone. Gli infortuni sono una giustificazione parziale per questo rendimento non soddisfacente e solo un autolesionismo della Juventus ha impedito agli uomini di Conte di trovarsi già con un distacco importante in classifica anche se, potenzialmente, il più quattro in classifica è alla portata dei bianconeri.

Ancora una volta si è capito come il Milan non possa fare a meno di Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese, anche ieri fin quando è rimasto in campo, è stato l’unico in grado di accendere la luce e di creare qualcosa di pericoloso, l’unico che incuteva un certo timore alla difesa napoletana. Il fatto è proprio questo: il Milan, senza Ibra, non fa paura agli avversari perché non riesce a imporsi attraverso il gioco. La Juventus, paradossalmente, incute più timore perché ha dimostrato con grinta, cattiveria e un’organizzazione di gioco efficace, che anche senza campioni di livello assoluto si può stare lassù. Il Milan no. Il Milan privo di Ibra è come un cannone senza polvere da sparo, miccia e bombe. Il suo gesto scellerato, nel momento di maggior pressione rossonero, che ha lasciato la squadra in 10 mette a dura prova la tenuta di Allegri come tecnico. Almeno nelle prossime due partite di campionato, contro Udinese al Friuli e contro Cesena in casa, il tecnico livornese dovrà ridisegnare la squadra in avanti dimostrando di avere un’idea alternativa allo schema Ibra.

Sulla posizione predominante dello svedese bisogna porre la lente d’ingrandimento. Dopo lo scudetto Ibra parlò dicendo che si sarebbe aspettato un grande mercato per puntare alla Champions League. Il lodo Mondadori ha tagliato le gambe al Milan ma, alla fin dei conti, son pur sempre arrivati Mexes, Nocerino e Aquilani oltre al giovane El Shaarawy. Grasso colato se paragonato a quello invernale dopo hai assaporato Tevez e ti sei ritrovato con altri giocatori. Un’altra estate così potrebbe essere troppo per uno che ha voglia di spaccare l’Europa che conta.

Anche contro il Napoli, il timing dei cambi è stato alquanto discutibile. Robinho e Seedorf sono stati pressoché impalpabili ma si è continuato con loro fino a oltre la metà della ripresa. Contro una difesa statica come quella del Napoli, che non ti concede spazi, sarebbe servito come il pane Maxi Lopez se non dal primo minuto almeno all’inizio della ripresa perché l’argentino avrebbe consentito, con i suoi movimenti da centravanti puro, di aprire spazi interessanti per i compagni. El Shaarawy, l’unico con freschezza mentale ed atletica, è stato fatto congelare in panchina mentre bisogna trovare una soluzione alla questione portiere.

Christian Abbiati si è fermato – nuovamente – per un problema al retto femorale ed è stato sostituito nell’intervallo con Marco Amelia. Il problema è questo: perché ogni volta che Abbiati si infortuna bisogna fare le corse contro il tempo per rimetterlo in piedi? Perché non si prova a dare fiducia ad Amelia che ha dimostrato in più occasioni di esser degno della maglia da titolare? Probabilmente l’integralismo di Allegri, e di alcuni membri del suo staff, non concepiscono la possibilità di cambiare le cose in corsa, proprio come questo Milan non riesce ad essere camaleontico e in grado di cambiare modulo in base alle esigenza. “Non siamo nel basket dove si cambia ogni tre per due. Sono i giocatori che si devono adattare al modulo e non viceversa”. Parole dette da Allegri in conferenza stampa ad inizio stagione e che sono state confermate da Andrea Maldera a Studio Milan non più tardi di 15 giorni fa. Un limite importante che, adesso, bisognerà vedere se si riuscirà a colmare perché il pubblico (e non solo quello) sembrano non essere più soddisfatti di questo gioco.

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