Siena-Milan Serie A 2011/12: presentazione

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La salvezza ad un passo: Siena in festa

I toscani sono ad un passo dal battere il proprio record di punti conquistati in Serie A (44): la salvezza quasi in tasca, la soddisfazione di potersi ripresentare sui campi più prestigiosi della massima serie anche nella prossima stagione sta per essere ottenuta con pochi mezzi -sia tecnici che economici-; la felicità dei senesi, che vivono la squadra come un accessorio alla loro splendida cittadina, stride con il rischio di vedersi coinvolta -suo malgrado-, nella vicenda di scommesse e corruzione che sta prendendo corpo.

In un calcio dove tutto ci può stare, la straordinaria voglia che la squadra del Siena ha messo in campo per raggiungere la salvezza rischia di contare nulla? E’ il presidente Mezzaroma che pare essere coinvolto nello scandalo scommesse, chiamato in causa dal signor Gervasoni -teste considerato attendibile dalla Procura-, non l’usciere della società dei Montepaschi…

In attesa delle eventuali sanzioni sportive, degli “asterischi” che contraddistingueranno il prossimo come l’ennesimo campionato anomalo, la partita di domenica pomeriggio per i bianconeri va aldilà della possibilità di migliorare il proprio record di punteggio, ma rappresenta l’opportunità di “mettere il piombo” alla salvezza della Robur -come la chiamano.

Che partita aspettarsi da parte loro? Piena di voglia, che può essere giocata senza paura coinvolgendo al massimo una platea calcistica che non conosce e non fa conoscere stress a calciatori e tecnici che la rappresentano. Aldilà della matematica salvezza, il proposito di mister Sannino è quello di”chiudere in bellezza”.

Per farlo la via più semplice è quella di giocare il proprio calcio: un calcio acerbo, reso umile e non tremante dalle doti di straordinaria umanità del tecnico, che ha vissuto i propri limiti tecnici non come un handicap, ma come stimolo ad aiutarsi vicendevolmente in campo… questo ha salvato il Siena, l’unità di intenti, un gruppo che, senza fenomeni, ha tratto stimolo nella forza del collettivo.

Il primo ad intuire che un paio di piccole “spie rosse” si erano accese sulla consolle di comando del Milan fu mister Donadoni: il Parma del Tardini fu il primo undici, sul finire del mese di marzo, che mostrò alla Serie A che la squadra rossonera andava attaccata. I crociati raccolsero zero punti al fischio finale ma, dopo mesi, il messaggio era diventato chiaro a tutti: il Milan stava smarrendo la compattezza difensiva che lo aveva contraddistinto da un anno e mezzo a quella parte.

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Qualità e follia per scuotere il Milan

I segnali c’erano: per noi, abituati a stare con… le antenne così su particolari che particolari poi non sono mai, se non c’è possibilità di correggerli alla svelta, l’aspetto da temere di più era il coraggio che le avversarie avrebbero potuto mettere in gara. Chi lo ha avuto, è sempre riuscito a metterci in difficoltà: la Roma a suo modo, il Catania alla sua maniera, fino alle ultime uscite che hanno compromesso la riconquista dello scudetto.

Il Milan di questo ultimo periodo è “seduto”: la difficoltà a controllare i movimenti anche di un solo giocatore che muove fra le linee è evidente -da Giovinco a Lialjc, da Pellissier a Diamanti-. Alcuni puntano il dito sull’attacco, altri sui difensori: ma è sul lavoro svolto dalle mezzali che ci sarebbe da interrogarsi e di parecchio.

Se la squadra non recupera più una palla in alto, se allungarla è diventata una cosa molto semplice da fare in campo per l’avversario, discreta parte di questo difetto deriva dalla cattiva condizione dei vari Nocerino, che dopo aver vestito i panni dell’eroe per mesi è tornato… Nocerino; Muntari, che dopo un impatto molto buono pare essere risucchiato dai due anni di semi-inattività, e Aquilani, preso in mezzo da una situazione dai risvolti più economici che calcistici.

Il Siena ha tutte le caratteristiche per metterci in difficoltà: muovere la palla rapidamente davanti, allungare le distanze e dilatare i nostri tempi di gioco; il modulo proposto ultimamente da mister Sannino (3.4.2.1.) porta in dote quel camaleontismo che ultimamente soffriamo di più: non dai numeri, ma dalle funzionalità polivalenti degli uomini nelle mezze posizioni scaturisce la difficoltà che troviamo ad allargare il gioco contro una “falsa” difesa a tre che può godere di una partecipazione difensiva attiva dei centrocampisti.

L’impressione è che i nostri giocatori si rifugino in sé, in quel che pensano di saper fare al meglio in questo periodo: una rosa dove tutti si sentono messi in discussione, incluso l’allenatore che la guida, difficilmente può scendere in campo senza l’unico pensiero di non ripetere gli errori commessi e nulla di più; senza più altro stimolo che salvare ognuno la propria faccia, ogni gara rappresenta un’incognita, un tirare una moneta per aria.

Anfry

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