Il Milan perde anche a Malaga nonostante la rivoluzione di Allegri e dimostra ancora una volta di essere una squadra senz’anima e che fatica tremendamente a produrre gioco e a segnare, cioè a fare ciò che serve per vincere…
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La Via Crucis del Milan prosegue senza sosta: terza sconfitta consecutiva fra campionato e Champions e l’unica minima consolazione viene dal fatto che, nonostante il K.O. di Malaga, i rossoneri sono ancora secondi nella classifica del girone di Champions e la qualificazione non è compromessa, ma lo sarà presto se la squadra continuerà ad esprimersi a questi livelli. Invece di puntare sulla continuità di uomini e schemi, Allegri ha scelto la via opposta, ha attuato l’ennesima rivoluzione, rispolverando giocatori come Acerbi e Constant, ultimamente finiti nel dimenticatoio e varando addirittura la difesa a tre, che non si vedeva dai tempi di Zaccheroni, anche se in molti frangenti della partita si è trasformata in difesa a cinque, perchè sugli attacchi del Malaga De Sciglio e Constant arretravano sulla linea dei difensori, consentendo ai tre centrali di stringersi e compattare una retroguardia che dall’inizio della stagione crea problemi. Un Milan molto provinciale, che ha provato a chiudersi più che ad offendere ed è riuscito a rimanere compatto e ordinato a lungo, ma ha favorito gli assalti degli avversari che alla fine sono riusciti a sfondare, segnando il gol vittoria che è risultato decisivo perchè i rossoneri faticano tremendamente a segnare e, infatti, non sono riusciti a pareggiare nonostante un generoso assalto finale; un Milan deprimente, perchè si è arreso all’evidenza dei fatti, cioè alla superiorità dell’avversario che, però, non si chiamava Real Madrid o Barcellona, ma Malaga, squadra esordiente in Champions League, che si sta comportando egregiamente ma non è certo una formazione blasonata e dalla grande esperienza in campo europeo; un Milan in stato confusionale che ha cercato con generosità e impegno un risultato positivo che potesse rilanciarlo e, invece, torna a Milano con un’altra sconfitta sul groppone e dando l’impressione ai suoi ormai rassegnati tifosi che la sofferenza e l’agonia saranno lunghe, perchè è difficile capire come e quando sarà possibile uscire dal tunnel della crisi, sempre più buio e angosciante. Non è bastata nemmeno l’iniezione di fiducia del rigore (peraltro inesistente) sbagliato da Joaquin; sembrava che finalmente non girasse tutto storto come in altre occasioni, ma la fortuna bisogna anche meritarsela e questo Milan fa pochissimo per vincere le partite e manca sempre il vero leader che si prenda la squadra sulle spalle e la trascini con l’esempio; si ha sempre più l’impressione che questo sia un gruppo senza personalità e “spina dorsale” e ciò preoccupa più delle sconfitte, perchè trovare una soluzione a problemi come questo è molto difficile.
Allegri si gioca il tutto per tutto e rivoluziona la squadra: oltre ad aver lasciato Abate a Milano, il tecnico manda Boateng in tribuna e Nocerino in panchina, rilancia Acerbi e Constant e cambia per l’ennesima volta assetto difensivo e modulo: tre centrali (Bonera, Mexes e lo stesso Acerbi), due esterni (De Sciglio e Constant) chiamati a fare sia i centrocampisti sia i difensori aggiunti in fase di non possesso palla, Ambrosini e Montolivo mediani e tridente con Emanuelson, Pazzini ed El Shaarawy. Un Milan inedito contro un Malaga in gran forma, ma, soprattutto, il disperato tentativo di Allegri di dare un’identità alla sua squadra, cosa ancora non riuscita da quando è iniziata la stagione. Grande entusiasmo a Malaga per l’arrivo della squadra più titolata del mondo, ma sorprendentemente sono gli spagnoli, alla terza partita in Champions League di tutta la loro storia, ad essere favoriti contro un povero Diavolo che stenta e colleziona sconfitte.
E’ il Malaga a fare la partita in avvio, ma i rossoneri si difendono con ordine e lasciano ben pochi spazi ad una squadra che non ha attaccanti di ruolo e punta su un gioco avvolgente che non dà punti di riferimento; Milan ben chiuso e rintanato, ma che non disdegna qualche sortita in avanti e, infatti, le occasioni più nitide della prima mezz’ora sono di marca rossonera, con un bel cross di De Sciglio sul quale sia Pazzini che El Shaarawy arrivano in ritardo e con un rasoterra di piatto destro di El Shaarawy (servito da Pazzini) che sfiora il palo. Il Malaga risponde con uno dei rari spunti del tanto temuto Isco e poi deve attendere che l’arbitro Proenca regali un rigore per un inesistente fallo di Constant, ma evidentemente esiste ancora una giustizia e, infatti, il tentativo di trasformazione di Joaquin scheggia la traversa e finisce alto. Milan graziato, ma è giusto così, perchè questa volta i rossoneri non meritavano lo svantaggio e la decisione dell’arbitro gridava vendetta…
Nella ripresa il Milan accentua la sua vocazione difensiva e si fa vedere pochissimo in avanti; logicamente il Malaga prende il sopravvento e, inevitabilmente, arriva il gol che sblocca il risultato dopo che Amelia aveva evitato in qualche occasione la capitolazione. Sulla verticalizzazione di Iturra, Acerbi è sbilanciato e “cicca” l’intervento volante, Joaquin si trova solo davanti al portiere e segna con un tocco angolato che manda il pallone ad appoggiarsi sul palo prima di finire in rete. I rossoneri accusano il colpo e il Malaga potrebbe addirittura raddoppiare, ma ancora una volta Amelia è bravo e tiene in partita la squadra; Allegri, ovviamente, deve correre ai ripari e manda in campo Pato al posto di un impalpabile Emanuelson e poi anche Bojan al posto di Acerbi; avanti tutta e muro difensivo smontato per ovvi motivi: bisogna recuperare, ma la frenesia non aiuta e gli attacchi sono poco lucidi, con l’aggravante che Pato è l’ombra del grande giocatore che ricordavamo prima dell’impressionante serie di infortuni e anche Bojan non fa nulla per mettersi in mostra; bisogna affidarsi ancora una volta all’estro di El Shaarawy, ma Caballero è miracoloso sulla sua girata di sinistro e sul calcio d’angolo successivo il diagonale al volo di Mexes viene deviato da De Michelis che lo toglie dallo specchio della porta. Due sussulti che danno speranza e dimostrano che il Milan è vivo ma, purtroppo, si è svegliato troppo tardi. I rossoneri provano ad attaccare fino alla fine, ma il Malaga si difende con ordine, non soffre troppo e il Milan va inevitabilmente incontro all’ennesima sconfitta, la prima stagionale in Champions League ma addirittura la terza consecutiva dopo quelle nel derby e a Roma contro la Lazio.
Il Milan torna in ritiro a Milanello con il morale sotto i tacchi: questa squadra non riesce proprio ad uscire dal momento difficile e qualunque tentativo si faccia per rivitalizzarla fallisce miseramente; per molti minuti la difesa a tre (o a cinque…) ha funzionato, soffrendo poco anche sulle tanto temute palle inattive, perchè c’era maggiore presenza in area e feroce concentrazione, ma è bastata una svirgolata di Acerbi a spalancare la via della rete a Joaquin e da quel momento la partita è diventata una montagna troppo alta da scalare per una squadra già di per sè incerta e insicura che ad ogni avversità perde ulteriormente fiducia. Peccato perchè il Malaga, dipinto come uno spauracchio, non è sembrato squadra irresistibile e se il Milan avesse giocato da Milan avrebbe sicuramente portato a casa un risultato positivo, ma proprio qui sta il vero problema; in campo entrano undici giocatori con la maglia rossonera, ma questo non è il Milan, ci rifiutiamo di credere che sia davvero il Milan, ma, purtroppo, dobbiamo arrenderci all’evidenza e soffrire nel vedere una squadra senz’anima, senza personalità, senza leader, senza gioco, che fatica a segnare e a mantenere la porta imbattuta ed è chiaro che con tutti questi problemi è ovvio e scontato andare incontro a sconfitte in serie. Il Milan sprofonda e assomiglia sempre più ad un povero Diavolo che non fa paura a nessuno; è questa la tragica realtà e trovare una via d’uscita da questa profonda crisi diventa di giorno in giorno sempre più difficile e, forse, nemmeno il tanto invocato, da più parti, cambio di allenatore potrebbe servire, ma qualcosa bisogna fare, perchè questa lenta ed estenuante agonia sta diventando davvero insopportabile!