The Martian – quando sopravvivere è l’unica cosa che conta

Torno da Marte e ci sono sti gobbi di merda in testa al campionato. Ma non stavano in B?

Torno da Marte e ci sono sti gobbi di merda in testa al campionato.
Ma non stavano in B?

23 Maggio 2007. Milan – Liverpool 2 a 1.
Avete appena festeggiato una delle serate più belle della vostra vita. Avete appena vendicato, da sfavoriti, la sconfitta di due anni prima che ancora brucia come una ferita aperta. Avete appena rovinato la vittoria del tricolore cartonato dell’Inter e canticchiate da almeno tre ore “La festa delle merde è rovinata….”. Avete appena finito di prendere per i fondelli i vostri amici con la gobba che hanno festeggiato il ritorno in Serie A dopo essere stati mandati in quella cadetta perchè, come già universalmente noto, sono ladri. E quindi, al colmo della felicità, vi imbarcate per la missione decennale su Marte che vi aspetta.
Quando tornate, da milanisti provetti, vi informate su quello che è successo alla vostra squadra del cuore. E non riuscite a crederci.

Dopo un quinquennio da guardoni, con i cugini intenti a vincere qualsiasi cosa, il Giannino si concede una pausa con lo scudetto di Ibra e torna a guardare la Juventus che stravince. Ma come? Ma non erano stati in serie cadetta? Non avevano perso i loro giocatori migliori andati in giro per l’Europa? Proprio loro.
In dieci anni, o giù di li, non solo il Milan si è fermato ma si è anche trasformato nel ridicolo “Giannino Food & karaoke” voltandosi indietro e cominciando a percorrere la strada a ritroso. E, per soprammercato, non sta nemmeno percorrendo la strada verso le proprie origini alla ricerca di un punto di (ri)partenza ma vagola senza meta farneticando nel buio della notte chiedendo un “piano Marshall” per il suo principale nemico.

L’esploratore marziano che è in voi non sa arrendersi. Indaga, analizza, confronta.
La retrocessa con disonore Juventus è diventata la squadra padrona del calcio italiano senza che nessuno alzi un dito per impedirlo. Rubano, come è sempre stato nella loro storia?
Probabile. Le malelingue, compreso il sottoscritto, ascrivono ai bianconeri le peggiori malefatte.
Hanno messo sul piatto, tutti lo sanno ma nessuno ne ha le prove, una maxi causa per danni contro la federazione per la modica cifra di 400 milioni di euro. Causa che inginocchierebbe definitivamente il fragile calcio italiano il quale, fragile quanto vi pare, ma è uno dei primi comparti economici italiani. Fate due più due…
Hanno rubato nettamente il campionato del 2012 (il gol di Muntari, lo scandalo di Catania e così via) e malversato anche in quelli successivi.
Almeno quattro squadre a campionato si scansano lasciandogli fare i punti che vogliono per vendergli un giocatore a fine stagione.
Hanno ricominciato a fare pressioni sugli operatori di mercato che gli portano i migliori giocatori.
Probabile, ripetiamo.

Ma, e non avete idea di quanto mi costi fare questo discorso, i dati di fatto sono altri.
Hanno uno stadio di proprietà ultramoderno che, per quanto piccolino, ogni anno porta un introito che permette l’acquisto di un giocatore “di peso”. Stanno realizzando una cittadella dello sport di loro proprietà che, oltre a catapultarli nel mondo delle proprietà immobiliari da protagonisti, garantirà altri introiti in eccesso rispetto a quelli che si ottengono dalle attività sportive mettendoli, letteralmente, al di fuori del consesso delle altre squadre del campionato italiano. Giocheranno un campionato a parte a livello economico e la domenica scenderanno in campo nella Serie A contro avversari che non saranno della loro categoria. Sarà come andare al bancomat.
Ogni anno comprano giocatori importanti sul mercato. Pagandoli, non acquisendoli a parametro zero mediate tresca con  il loro procuratore o aspettando che vadano fuori rosa per motivi disciplinari.
Ogni anni prendono i migliori giovani sul mercato italiano. Se va bene li mettono in prima squadra, se va male li usano come merce di scambio per prendere altri giocatori già formati da mettere in rosa. Prendono i migliori giovani, non stanno  a monitorare i “100 migliori Top Young del pianeta”.
Ogni anno partecipano alle coppe europee e acquisiscono quella credibilità che avevano perso facendosi beccare a rubacchiare dieci anni fa. Tutto dimenticato. Portano spettatori allo stadio, contratti pubblicitari, telespettatori e, di conseguenza, hanno i conti a posto come piace all’Uefa che non ama i cicaloni che buttano i soldi nello scarico e li costringere a d intraprendere la strada della virtù economica.
In altre parole, hanno un piano preciso. Sanno dove stanno andando. Sbagliano anche loro ma, avendo una direzione ed un piano, riescono a rimediare agli errori.

La concorrenza?
Zero. Nada. Niente.
Il Milan, la squadra che ha sempre rappresentato la naturale opposizione alla disonestà ed al cinico arrivismo dei “carcerati”, non solo è scomparso, ammazzato a tradimento, ma si è trasformata in una cosa informe (il Giannino) il cui unico scopo è la sopravvivenza. Non si sa a cosa voglia sopravvivere e soprattutto perché ma quella è l’unica ragione sociale della squadra del ristorante (una volta) nei pressi della Stazione Centrale. Riprendiamo il magnifico post di Larry di ieri. La squadra che un tempo era stata ammirata in tutto il mondo per il suo gioco spettacolare (con Sacchi) e per i suoi campioni fantastici (quella di Capello) oggi costruisce barricate. Il pullman che i dirigenti si sono venduti, i giocatori lo parcheggiano davanti alla porta di Donnarumma.
L’allenatore che “saremo neri come la paura che incuteremo ai nostra avversari” è scivolato rapidamente ad un 442 “che garantisce copertura”. Sacchi giocava con lo stesso modulo: Tassotti, se scendeva sotto la linea della palla prendeva una ramanzina; Abate, se passa la metà campo, si becca un calcio in culo. Sono stati scelti una manciata di pretoriani, una dozzina, sul cui altare sono stati sacrificati tutti gli altri. Ogni titolare ha una sua “ombra” che vaga nel limbo di Milanello ricercato dalla telecamere di “Chi l’ha visto?” oppure che è stato spedito altrove. Gli epurati sono parecchi: Diego Lopez, Calabria, Mexes, Rodrigo Ely, De Sciglio, Poli, De Jong, Nocerino, Jose Mauri, De Jong, Suso, Cerci, Balotelli, Luiz Adriano, Menez.
“Mi raccomando, dai il massimo o gioca quell’altro”.
“Tranquillo”.
Vanno a Napoli e si sbattono come dannati per non venire sommersi e lasciare il posto all’ “ombra” in panchina. Fa niente che non abbiano idea di come imbastire una azione offensiva se la palla non transita dai due esterni. Bonaventura e Honda dove una volta c’erano Gullit e Donadoni. E’ palesemente un sottoprodotto ma alla fine festeggiano la fine dell’assedio come una Champions League. Se le partite durassero tre ore, morirebbero di fame.
E’ sopravvivere anche questo.

La società sopravvive.
La dirigenza che trenta anni fa ha introdotto il marketing in un calcio preistorico oggi non ha la più pallida idea di come giocare ad un gioco che ha inventato lei. Quando si trattava di aprire la valigetta del capo piena di banconote (come fanno i petrolieri arabi oggi) il gioco era facile. Oggi si va col cappello in mano a suonare ai citofoni per un prestito di quattro mesi. Salvo dire che si è costretti a farlo per colpa degli sceicchi. Non c’è conoscenza dei giocatori, non c’è conoscenza delle serie inferiori, dei settori giovanili e degli altri campionati. I giocatori esistono in tanto in quanto esiste il loro procuratore o la loro fidanzata.
I giocatori vengono presi e ceduti “a mazzi” come i fiori recisi. A Milanello c’è la porta girevole e la sola idea di costruire uno zoccolo duro che sappia cosa significhi giocare al Milan è semplicemente ridicola. Il capitano del Milan è alla quarta stagione al Milan ed indossa la fascia da tre. Non è solo una questione umana ma anche tecnica. L’ossatura di una squadra deve giocare insieme da un certo periodo per poter assorbire gli innesti dei nuovi. Per assurdo, nonostante ritenga questo giocatore una sciagura, il (mancato) rinnovo di Montolivo è una cosa tipica da Giannino. Si aspetta che prolunghi a condizioni economiche più favorevoli per liberare spazio salariale per il prossimo rientro del fidanzato di una “amica” qualsiasi.
E’ sopravvivere anche questo. E’ vivacchiare.

lo stadio al Portello? Una minchiata sullenne. Il closing? Eh vabbè...

lo stadio al Portello?
Una minchiata sullenne.
Il closing?
Eh vabbè…

Lo stadio al Portello è sopravvivenza. Aveva la capienza di un Doblò ed era incastrato in mezzo alla città ma andava bene perché la principessa ed il cravatta potevano uscire dall’ufficio ed andare in tribuna senza perdere tempo. Ti accorgi che è una “minchiata sullenne” (cit. il commissario Montalbano) e quindi “va beh, fa niente. Paghiamo la differenza…”. Che si può tranquillamente tradurre: “paghiamo la differenza cedendo Bacca, tanto rientra Matri! O Borriello. O chi vi pare”.

La proprietà sopravvive.
Cercare un “pirla” che (a prescindere dalla lingua e dal colore della pelle basta che sia un “pirla”) strapaghi una quota di minoranza per finanziare dirigenti il cui unico scopo sia a perpetuare la propria sempiterna incapacità è sopravvivere. Cercare di perpetuare il vantaggio di avere uno strumento economico per la sopravvivenza di un’azienda decotta e senza futuro è vivacchiare.
Spacciare un’operazione impossibile per vera mentendo in continuazione (il closing è slittato di un altro trimestre…) è sopravvivere.
Utilizzare metodi buoni un trentennio fa per dare risposte a problemi nuovi è cercare di sopravvivere. Non è nemmeno sopravvivere. “Hip Hip urrà” è roba da preistoria, “attaccare” è una formuletta vuota buona quando il sistema era il catenaccio.

Il problema è che non si capisce a cosa e perché il Giannino stia cercando di sopravvivere. Il “sistema Giannino” è morto e sepolto e non ha motivo di continuare ad essere. Coltivare tanti piccoli orticelli personali (intendiamoci, tutti gli interessi personali) è un crimine perpetrato sulla pelle dei tifosi che, giustamente, puniscono il Giannino con la disaffezione. Novanta milioni spesi nel mercato, sesto posto, semifinale di coppa Italia, vittoria nel derby dovrebbero avere soddisfatto i tifosi. E invece no. Lo stadio è deserto, la curva contesta, la protesta è in aumento, milannight vive una crescita spaventosa. Non ascoltare questi messaggi è sopravvivere.
Il Giannino è morto ma si rifiuta ostinatamente di accettarlo.
Non è “casciavit” ostinarsi a sbagliare di fronte all’evidenza tanto quanto non lo può essere parcheggiare un pullman davanti alla porta e rinunciare a passare la metà campo. Cacciavite sarebbe rimboccarsi le maniche e ricominciare da capo e possibilmente tutti insieme. Ma capisco che per gente che considera se stessa infallibile sia impossibile.

Purtroppo il prezzo da pagare sarà salato per tutti.
La proprietà e la dirigenza entreranno nella storia dalla parte sbagliata, i tifosi continueranno a “soffrire” per la situazione attuale ed il Milan finirà per essere svuotato di ogni risorsa tecnica, economica, umana e storica.
E la forbice tra noi ed il mondo del calcio che conta si allargherà ancora di più.

Nel film cui questo post fa indegnamente riferimento Matt Damon lotta con ogni mezzo per sopravvivere. Ma non ha una alternativa. Nel caso del Milan tutti gli attori hanno almeno un’alternativa facile: andarsene fuori dalle scatole e lasciare il proprio posto ad uno capace.
Sarebbe utile per salvare almeno la dignità.

E’ per questo che la nostra richiesta continuerà ad essere la solita:
ANDATEVENE MALEDETTI

Pier

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