Tim Cup: da Ibra ci si aspetta uno schiaffo alla vecchia Signora

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Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.

08.02.2012 00:00 di Giulia Polloli   articolo letto 257 volte

Giulia Polloli

Giulia Polloli

Ibra ha sbagliato. Su questo mi pare non ci siano grandi discussioni. Il malumore sale quando si guarda alla decisione del giudice sportivo. Tre giornate, tre turni di campionato per Ibra “il cattivone” e invece nemmeno il ricorso alla prova tv per Aronica, graziato oltremodo già in campo dall’arbitro, che non si avvede della gomitata volontaria del partenopeo ai danni di Nocerino, quasi incredulo, che quindi va alla ricerca di una spiegazione.
Uno schiaffo alla giustizia dunque, questo mancato provvedimento, che in questo modo mette i due giocatori su due piatti di bilancia tra loro scollegati.
Non mi addentro nelle motivazioni relative all’assegnazione delle tre giornate, non mi competono. Ma non condivido la sentenza. Non perché il gesto di Ibra o di chi per esso, intendiamoci, non debba essere punito. Anzi. Siamo stanchi di vedere calciatori che a volte scambiano il campo di gioco per un ring: ma questo non mi è parso il caso. Però  Ibrahimovic è un omone che in confronto il duo Aronica -Nocerino scompare. Ibrahimovic ha quello sguardo diabolico, che incute timore. Il povero Nocerino allora cosa dovrebbe dire? Colpito involontariamente dall’abbraccio “affettuoso” del compagno e poi in modo volontario dallo schiaffo del partenopeo, guarda caso, non rilevato dall’assistente così prodigo ad ascoltare invece il delatore De Sanctis.
Qualcosa, scusatemi non mi torna. Siamo nell’era tecnologica e come le ho viste e riviste io quelle immagini, poteva osservarle anche il signor Tosel. Come può essergli sfuggita la foto di Aronica che ha messo una mano al collo di Nocerino, per quel che mi riguarda gesto che ha scatenato l’impulso in difesa del compagno di Ibra?
Che poi sia sbagliato, sia tutto sbagliato, nessuno lo mette in discussione. Ma non creiamo mostri inutili, troppo facile, come scrivevo poc’anzi, appiccicare ad Ibra l’etichetta del cattivo. Più difficile immedesimarsi nel contesto e giudicare razionalmente l’accaduto, dando il giusto rimprovero a tutti i protagonisti del caso.
Ma veniamo al più “banale” calcio giocato. Questa sera in una Milano ancora imbiancata ed intirizzita dalla neve e dai gelidi venti siberiani, Milan e Juve si sfideranno nella prima semifinale di Tim Cup. Una gara che è solo il prologo di una sfida infinita, che ci terrà incollati davanti alle gesta atletiche delle due squadre sia in campionato, dove molto mestamente si parla di crocevia per lo scudetto, e del ritorno a Torino della Coppa Nazionale.
Allegri non ha molte pedine tra cui scegliere l’ipotetica formazione da schierare in campo. Addirittura tiene pronto anche Cristante (talento classe ’95 che tornerà poi agli ordini di Dolcetti, si presume, nella Viareggio Cup) per il malandato stato del centrocampo rossonero. I problemi per Allegri sono proprio in quel reparto, così importante nell’economia del gioco rossonero e così malridotto a poco più di metà dei giochi. Il reparto offensivo non presenta grandi novità. Sono molti gli uomini su cui potrà contare, seppur con parsimonia, il tecnico rossonero. Di sicuro ci sarà lo svedese, con il coltello tra i denti e con la voglia di risultare determinante sul campo. Come sottolineato dallo stesso Allegri in conferenza stampa, Ibrahimovic sarà suo malgrado protagonista del turn-over in attacco. Potrà concentrarsi sulla Tim Cup e sulla Champions, visto che il campionato dovrà vederlo dalla tribuna. La concomitante assenza di Pato, lo stato di precaria condizione di Robinho, l’ormai prolungata e indefinita assenza di Cassano obbligheranno Allegri a qualche cambiamento di rotta. E così se stasera Ibrahimovic potrebbe essere nuovamente il perno dell’attacco rossonero, ai box si scaldano Maxi Lopez ed El Shaarawy, dati per protagonisti quasi certi nei prossimi turni di campionato. Senza dimenticare l’atavica fame di campo e gol di Pippo Inzaghi, che dopo la rinnovata dichiarazione d’amore al Diavolo, non aspetta altro che scendere su quel campo per ribadire la sua gloriosa nomea di predatore dell’area di rigore. Non ha brillato Seedorf nella gara contro il Napoli, ma la penuria in mediana lo renderà comunque protagonista, con la possibilità di trasformare i fischi in applausi nelle prossime apparizioni. Pesano gli infortuni, soprattutto quello di Boateng, vero genio della lampada per Allegri, capace di realizzare i desideri più nascosti. Stasera mancheranno anche le incursioni di Nocerino, non ci sarà Nesta e nemmeno Abbiati, sostituito da Amelia tra i pali.
Un Milan che in pochi giorni dovrà tornare a ruggire come i leoni, seppur nel paesaggio da steppa siberiana offerta dalla Milano imbiancata. E i gladiatori bianconeri dovranno uscire impauriti dall’arena di S.Siro, così da ricordare il sacro timore riverenziale nell’appuntamento del 26 febbraio, la data magica che sembra accogliere in sé desideri e speranze per l’anno calcistico. Conte e Allegri sono accomunati da una gavetta iniziata prima sul campo. La Juventus deve scrollarsi di dosso gli anni bui della nuova gestione, il Milan invece vuole ritornare protagonista assoluto in una competizione che ha bisogno di grandi sfide per tornare ad essere interessante, per Allegri una possibilità ulteriore di collezionare un trofeo durante la sua breve gestione. E allora mettiamoci comodi, chi sfidando il rigore del gelo sui seggiolini dello stadio, chi al caldo davanti alla tv, tutti accomunati dall’unica voglia di vedere una partita che scaldi i cuori, che faccia sussultare solo per le emozioni positive in campo, che cancelli ciò che di negativo accompagna questa sfida. Signore e signori mettetevi comodi: al Diavolo ora l’onere di prendere a “schiaffi” la vecchia Signora.

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