Maglia addio Costacurta
© foto di Balti Touati/PhotoViews
Per la rubrica i Re del Mercato, TMWmagazine ha intervistato Fabio Parisi, procuratore che ha gestito campioni del calibro di Zidane, Sheva, Weah, Signori, Casiraghi, Costacurta, Thuram e tanti altri nomi internazionali, con l’agenzia che gestisce con Oscar Damiani, “Sport Service”.
Siete molto legati al Milan? “E’ un rapporto di amicizia professionale con i dirigenti del Milan però la storia dice che abbiamo avuto giocatori alla Juve, all’Inter, Roma, Lazio. E’ chiaro che per motivi di logistica siamo a Milano e poi c’è un rapporto di amicizia con Braida e di stima professionale con Galliani. Poi io ho cominciato questa professione quando al Milan c’erano Galliani e Braida e ancora oggi ci sono dopo 26 anni, è anche una questione di rapporti. Le altre società hanno cambiato più o meno dirigenti”.
E’ vero che consigliò El Shaarawy a Ferguson? “Verissimo, è nato un rapporto quasi di amicizia con Alex Ferguson ai tempi in cui avevo dei giocatori al Manchester United, e quindi parlavo con lui di calcio italiano e tra le tante cose gli consigliai pesantemente due giocatori: uno era Marek Hamsik l’altro El Shaarawy. Sul Faraone pensavo che il processo formativo fosse più a lungo termine; buon per lui, è stato costretto ad esplodere così giovane. Al Milan stesso se le cose fossero andate in modo diverso probabilmente non avrebbe avuto le stesse chance per giocare. Questo mi rammarica delle squadre italiane. I giocatori bisogna aspettarli, farli crescere, dargli bastone e carota”.
Com’è nata la storia di Weah? “La storia di George nasce dal fatto che conosciamo bene il campionato francese, a quel tempo il Milan cercava un centravanti da Milan, sapevamo le qualità di George Weah, abbiamo insistito molto con Braida perché lo vedesse con il Psg ma anche con il Monaco. Braida è stato bravo a capire le sue qualità e metterlo in attacco in una macchina da guerra che girava a mille. E’ stata fatta una trattativa a Milano, un personaggio straordinario e difficile da seguire perché aveva un suo carattere con sue idee e cultura diversa. Ci sentiamo ancora spesso, ora che in estate il Milan ha giocato a Miami col Chelsea ci siamo visti. Eravamo nello sky box dello stadio con Maldini e ridevamo e scherzavamo come vecchi amici. Ancora oggi ci sentiamo spesso”.
E quella di Sheva invece? “E’ un discorso differente. Nasce dal fatto che lui è arrivato al Milan attraverso un canale che noi non trattiamo. Non abbiamo fatto operazioni. Anche in questo caso è stato bravo Braida a prenderlo, forse avevano qualche dubbio anche loro perché non avevano fatto prestazioni esaltanti. Perché quando uno scout va a vedere un giocatore giudica la prestazioni trascurando le potenzialità. Sheva è venuto al Milan ma non c’era nessun agente che si occupava di lui, si era legato a Billy Costacurta, altro mio assistito, così l’ho conosciuto, ci siamo frequentati, sapeva che facevo l’agente ma non sono mai andato da lui a dirgli di gestirlo. Poi aveva bisogno di una persona che lo aiutasse a rinegoziare il contratto con il Milan. Galliani aveva rinnovato il contratto già un paio di volte a Sheva ma alla terza volta il giocatore voleva fare qualcosa di più articolato e così mi ha contattato. Anche con lui ci siamo sentiti l’altro giorno, siamo rimasti in contatto”
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