El Shaarawy (gol e assist per il terzo gol di Pato) e Mexes (fantastica rete in rovesciata) firmano il 3-1 sull’Anderlecht che consente al Milan di qualificarsi per la decima volta consecutiva agli ottavi di Champions League.
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Chiamatelo Milan Faraonico, chiamatelo Milan con la cresta, chiamatelo Milan da 10 e lode (non è il voto alla partita ma vuol dire che per la decima volta consecutiva i rossoneri superano indenni la fase a gironi di Champions League), chiamatelo come volete; l’importante è che questo Milan giovane e rinnovato, insicuro e traballante ha conquistato la qualificazione e timbrato il passaporto europeo in vista della prossima primavera addirittura con un turno di anticipo, un obiettivo importante dal punto di vista sportivo ma anche economico, perchè porterà qualche prezioso milioncino di euro nelle casse societarie che potrà essere reinvestito sul mercato. Era troppo importante vincere, soprattutto dopo le buone notizie arrivate da San Pietroburgo; era troppo ghiotta l’occasione di qualificarsi subito senza soffrire fino alla fine, rendendo ininfluente l’ultima sfida e la vittoria è arrivata, sofferta come sempre, ma non importa, perchè avevo detto alla vigilia che eravamo disposti anche a soffrire pur di poter finalmente gioire per un obiettivo seppur minimo raggiunto e così è stato. Dopo un primo tempo da dimenticare, senza nemmeno un tiro nello specchio della porta da parte di un Milan molle e svogliato, la ripresa si è aperta nel migliore dei modi, con il gol del solito El Shaarawy, anche se l’episodio decisivo è arrivato poco dopo la metà del tempo: Anderlecht in dieci e, subito dopo, raddoppio del Milan con un’autentica prodezza di Mexes, un gol in rovesciata che entrerà nella galleria dei gol più belli di sempre, a maggior ragione perchè realizzato da un difensore. Partita chiusa? Nemmeno per sogno, trattandosi del Milan, perchè il Diavolo fa le pentole ma non i coperchi e, così, riesce a trasformare in un calvario un finale di partita che poteva e doveva essere gestito in modo più tranquillo: l’Anderlecht, invece, trova il gol che dimezza lo svantaggio e sfiora anche il clamoroso pareggio; sarebbe stato un autentico sucidio per il Milan, ma per fortuna i rossoneri resistono e in pieno recupero trovano anche il gol di Pato che scioglie definitivamente le tensioni e fa iniziare la festa per la qualificazione. Diciamolo in tutta onestà: chi avrebbe pensato e creduto che il Milan sgangherato e inconcludente visto ad inizio stagione, ad esempio proprio nella partita di andata contro l’Anderlecht, chiusa sullo 0-0 e fra i fischi, avrebbe conquistato una qualificazione tutto sommato agevole con un turno di anticipo? Penso davvero pochi irriducibili ottimisti, quindi per una volta elogiamo questi ragazzi dopo averli spesso “bacchettati”, ma non esaltiamoci troppo, perchè questa squadra deve ancora crescere molto se vuole diventare competitiva in Italia e, soprattutto, in Europa contro avversari meno modesti di questo Anderlecht.
Allegri conferma la formazione iniziale del San Paolo, con l’unica eccezione di Yepes al posto di Acerbi; in Europa ci vuole anche esperienza, ciò che manca a molti rossoneri, quindi spazio allo “stagionato” pirata delle aree di rigore, per provare a dare sicurezza e solidità ad un reparto difensivo troppo spesso in sofferenza e autentico anello debole della squadra. Lo stadio Vanden Stock non è grandissimo (28000 spettatori circa) ma è strapieno, perchè la gara è decisiva per la qualificazione e perchè tutto sommato il Milan, nonostante gli stenti di questa disgraziata stagione, in Europa mantiene ancora un grande fascino; ci sono anche circa 3000 tifosi rossoneri, molti dei quali risiedono proprio in Belgio, ma a loro si uniscono, ovviamente, i fedelissimi provenienti dall’Italia che non hanno voluto certo lasciare sola la squadra in un appuntamento decisivo e che riescono a farsi sentire, nonostante la bolgia dei tifosi belgi che vogliono trascinare la loro squadra ad un’impresa storica. La partita, già di per sè importante, lo diventa ancor di più dopo la notizia proveniente dalla lontana Russia: il Malaga ha bloccato lo Zenit sul pareggio (stava addirittura vincendo 2-0, ma in fondo dal punto di vista pratico cambia poco), quindi i tre punti in palio a Bruxelles sono pesantissimi per il Milan (in caso di vittoria già qualificato), ma anche per l’Anderelcht, che potrebbe portarsi ad un passo dalla qualificazione.
Con queste premesse una squadra dovrebbe scendere in campo con una carica enorme e con la voglia di spaccare il mondo, invece il primo tempo è di una bruttezza epocale e si potrebbe saltare a piè pari, passando a descrivere cose migliori. Solo un accenno nei primissimi minuti di buon Milan che prova a fare la partita, poi il nulla in avanti e solo una squadra timida, svogliata, senza cattiveria agonistica e convinzione; l’Anderlecht se ne accorge, prende possesso della metà campo avversaria e spaventa i rossoneri che, come al solito, cadono nel solito errore delle amnesie difensive che concedono clamorose occasioni agli avversari di turno: Jovanovic impegna Abbiati che risponde con un’efficace respinta di piede, poi il rasoterra di Praet esce di pochissimo. Per fortuna, non c’è altro di clamoroso da segnalare, ma rimane la sgradevole sensazione che anche in quest’occasione il Milan ha regalato il primo tempo agli avversari, anche se fortunatamente (anche per incapacità dell’Anderlecht, squadra volenterosa ma modesta) questa volta non paga dazio e non va al riposo come al solito in svantaggio e costretto ad affannose rimonte, quindi si può sperare.
Ormai Allegri sa che deve passare l’intervallo a “sgridare” i suoi giocatori e rimotivarli dopo un primo tempo negativo; succede anche questa volta e i rossoneri, catechizzati a dovere, tornano in campo con tutt’altro spirito e si vede subito: passano solo due minuti scarsi e il solito El Shaarawy addomestica di sinistro un traversone di De Sciglio e con un destro morbido a girare non lascia scampo a Proto. Azione emblematica del nuovo corso Milan, perchè sono due “classe ’92” i protagonisti dell’episodio che può risultare decisivo per conquistare la qualificazione; da sottolineare l’ennesima prodezza del Faraone, un gol magari meno bello e difficile di altri, ma comunque di ottima fattura e, soprattutto, importantissimo. Ora l’Anderlecht è costretto a sbilanciarsi e attaccare ancor di più, lo fa con molta generosità, ma poca lucidità e lascia tanti spazi per le ripartenze rossonere. Allegri manda in campo Pato al posto di un Bojan meno incisivo del solito e un po’ confusionario, puntando sulla freschezza del Papero e confidando sulla sua antica capacità di devastare le difese avversarie negli spazi larghi; in effetti un suo guizzo da vecchi tempi costringe al fallo da ultimo uomo Nuytinck, che viene espulso e, sul calcio di punizione seguente, arriva anche il gol del raddoppio: cross di Montolivo, Mexes in proiezione offensiva stoppa di petto fuori area e, spalle alla porta, si inventa una fantastica rovesciata che, con una palombella dalla traiettoria perfetta, si infila all’angolino lontano sotto la traversa. Roba da rimanere a bocca aperta dallo stupore, una prodezza incredibile, una prodezza da far invidia a Ibra, autore giusto pochi giorni fa di un gol simile ma meno importante perchè realizzato con spensieratezza in amichevole, mentre qui si tratta di una partita con un’importante posta in palio. Purtroppo la serata di Mexes non è perfetta e si conclude con un infortunio che lo costringe a lasciare il campo; il francese viene inizialmente rimandato in campo visibilmente zoppicante prima che lo staff tecnico si rassegni all’evidenza della sostituzione (entra Zapata) e il prezzo pagato è alto, perchè con Mexes a mezzo servizio la difesa sbanda, lascia liberissimo De Sutter che appoggia in rete facilmente da favorevolissima posizione. Un’altra amnesia difensiva che potrebbe costare carissima, perchè l’inerzia della partita cambia improvvisamente, l’Anderlecht che sembrava morto e sepolto risorge, trova nuove energie e sembra giocare in dodici invece che in dieci; il Milan soffre e sbanda e sarebbe imperdonabile subire una rimonta in superiorità numerica in un’occasione così importante. Entra anche Emanuelson al posto di Constant, che ha giocato bene in fase difensiva ma è un po’ stanco; piano piano l’assalto dei belgi perde di intensità e il Milan si riorganizza, riuscendo a tenere il pallone un po’ più lontano dalle zone pericolose. Si soffre fino alla fine, anzi qualche secondo ci viene risparmiato, visto che a metà recupero El Shaarawy parte in contropiede, entra in area, vede e serve Pato che, con il più facile dei tap-in segna il terzo gol, quello che sancisce definitivamente l’ingresso del Milan nell’elite del calcio europeo per la decima volta consecutiva, un buon traguardo per questo Milan ancora insicuro e pieno di difetti, che non riesce a giocare una partita intera in modo positivo, ma sta crescendo e migliorando e ora potrà continuare a progredire con più tranquillità e serenità, dedicandosi a campionato (e Coppa Italia) fino a metà febbraio, visto che il passaporto europeo è già timbrato con la scritta “ottavi di finale” e Allegri può finalemte sorridere e godersi l’abbraccio di Galliani, perchè il Milan rimane fra le grandi d’Europa e, per come era iniziata, è già un successo!