Zero gol e solo un punto per il Milan a Marassi contro la Sampdoria e bisogna ringraziare Abbiati se la porta è rimasta inviolata in almeno quattro occasioni; un passo indietro nel gioco e un’occasione sprecata per risalire in classifica.
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Da quando la vittoria viene premiata con tre punti, il pareggio è diventato una mezza sconfitta e quello del Milan a Genova contro la Sampdoria è davvero deludente ed è forse addirittura più di una mezza sconfitta, perchè tutto il popolo rossonero si aspettava qualcosa di meglio, soprattutto dal punto di vista della grinta e della determinazione, da una squadra che affrontava il posticipo della prima giornata di ritorno sapendo che nel pomeriggio la Roma aveva perso e che, quindi, c’era la ghiotta occasione del sorpasso e la possibilità di avvicinarsi anche alla Fiorentina, sconfitta a Udine; invece il Milan ha giocato senza personalità e mordente, con lentezza, poca profondità, ritmo basso e il giovanissimo trio d’attacco (60 anni in tre) ha completamente steccato con l’ulteriore sorpresa negativa che il peggiore del tridente è stato El Shaarawy, che fino ad ora aveva tante volte tolto le castagne dal fuoco e risolto le partite con i suoi splendidi gol; contro la Sampdoria, invece, il Faraone è sembrato una mummia, ha fatto scena muta e con lui tutto il Milan, che ha tirato poco in porta, si è reso scarsamente pericoloso e deve ringraziare Abbiati che ha salvato il risultato tre volte già nel primo quarto d’ora e poi è stato lucido e attento in ogni occasione creata da una buona Sampdoria, più propositiva e pericolosa rispetto ai rossoneri, anche se nemmeno la squadra di Delio Rossi ha fatto nulla di trascendentale. Un pareggio ovvio e giusto, vista la scarsa qualità del gioco delle due squadre e ciò che delude è che il Milan ha fatto un netto passo indietro per quanto riguarda il gioco proprio quando c’era la possibilità di fare un passo avanti in classifica, passando al sesto posto con il sorpasso ai danni della Roma; invece i giallorossi rimangono avanti, e dietro incalzano Udinese e Parma, quindi c’è poco da stare tranquilli e il girone di ritorno si apre con una frenata che complica un po’ i piani di risalita verso la zona Europa.
Allegri recupera Ambrosini, uscito malconcio dall’intensa sfida di Coppa Italia dello Juventus Stadium e con lui due elementi da inserire in difesa, ovvero Zapata e Constant; De Sciglio può tornare a destra (escluso Abate), con Mexes al centro della difesa insieme al colombiano, mentre a centrocampo il capitano è affiancato da Montolivo e Boateng, al quale non piace questo ruolo, mentre lo staff tecnico lo vede bene in questa posizione più arretrata rispetto a quella di trequartista o “falso” centravanti; l’attacco è giovanissimo, perchè con Pazzini squalificato e Robinho in panchina, Allegri lancia dal primo minuto Niang, dà una maglia da titolare anche a Bojan (solitamente destinato ad entrare a partita in corso) e, ovviamente, non rinuncia a El Shaarawy; un tridente con un’età totale di sessant’anni, una cosa sorprendente per il campionato italiano e per lo stesso Milan, a dimostrazione che qualcosa sta cambiando nel calcio italiano e, finalmente, si dà fiducia e spazio ai giovani, anche se, magari, solo per necessità e per colpa della crisi. Marassi è gremito per una sfida sentita e importante e anche il settore ospiti è pieno e i tifosi rossoneri si fanno sentire per non far mancare il loro incitamento alla squadra in una partita delicata per il futuro rossonero. A Genova piove, fa freddo e tira un vento forte e fastidioso, quindi si spera che ci pensino i giocatori a riscaldare i tifosi con una partita divertente e spettacolare.
L’avvio è tutto blucerchiato e, purtroppo, non è una novità che il Milan lasci l’iniziativa agli avversari nel primo tempo: Abbiati deve disinnescare con tre parate decisive altrettante conclusioni insidiose di De Silvestri, Poli ed Eder; un rasoterra e due siluri destinati sotto la traversa che il portiere rossonero respinge o alza in angolo con reattività e classe, dimostrando di aver superato il periodo difficile in cui era finito addirittura in panchina lasciando il posto ad Amelia. La Sampdoria pressa e gioca in velocità, il Milan è lento e prevedibile, anche quando, dopo il primo quarto d’ora sofferto, alza il baricentro e mantiene più a lungo il possesso palla che, però, è totalmente sterile e improduttivo. Gli unici spunti in attacco sono un tiraccio alto di Bojan e la sola conclusione nello specchio della porta, effettuata da Montolivo ma che non crea troppi problemi a Romero. Il Milan è tutto qui e prima della mezz’ora perde anche Ambrosini, costretto ad uscire per problemi muscolari; il capitano era rimasto a lungo in dubbio alla vigilia e rischiava addirittura di non essere convocato, poi ha dato la sua disponibilità a giocare e Allegri lo ha schierato regolarmente, dovendo poi “bruciare” un cambio già nel primo tempo; con il senno di poi un evidente errore, nella speranza di non perdere il giocatore per un lungo periodo, ma è chiaro che non è facile azzeccare le decisioni in casi come questi. Al posto di Ambrosini entra Flamini e in quel momento cambia la partita, ma non certo per merito della sostituzione: la Sampdoria rallenta dopo un avvio lanciato, il Milan cresce e si porta in avanti, appoggiandosi a destra su De Sciglio (ma i suoi cross non sono precisi e si perdono nel vuoto) e al centro sul vivace Bojan, il migliore in un tridente in cui El Shaarawy non si vede mai e Niang è troppo defilato sulla destra in attesa di palloni che non arrivano. Molto deludente Boateng, che sbaglia tutto e anche Montolivo si limita al compitino senza troppa fantasia e inventiva e, così, il gioco rossonero è prevedibile, scontato e lento, in poche parole brutto e deludente come l’intera partita, perchè anche la Samp diventa inconcludente dopo il buon avvio. Il primo tempo si chiude sullo 0-0 e non poteva essere altrimenti fra due squadre che hanno segnato più del 70% dei loro gol nella ripresa.
In effetti il secondo tempo è più vivace e combattuto e si apre con il primo guizzo di Niang, che entra in area dopo un bel dribbling e impegna Romero con un diagonale. Il copione è simile a quello del primo tempo: Sampdoria più veloce e vivace, Milan più compassato e dedito ad uno sterile possesso palla, con frequenti cambi di fronte alla ricerca del varco giusto e dell’invenzione per rendersi pericoloso. Il minuto 17 è il più emozionante dell’intera partita: prima è il Milan a sfiorare finalmente il gol, con un’azione innescata da Niang, rifinita in area da Bojan, con un tiro-cross che attraversa tutta l’area piccola e conclusa da Boateng, che costringe Romero ad una respinta goffa ma efficace sulla linea; sul ribaltamento di fronte Estigarribia conclude verso la porta con un digaonale insidiosissimo e Abbiati deve compiere la quarta parata decisiva della sua splendida partita, deviando in angolo. Non può mancare lo svarione difensivo rossonero, con Mexes che regala letteralmente il pallone agli avversari e mette a rischio le coronarie dei tifosi rossoneri, ma il diagonale di Icardi finisce sul fondo di pochissimo e si può tirare un sospiro di sollievo. Partita in bilico, risultato sul filo del rasoio e un episodio può indirizzare la gara e deciderla; Allegri prova a rivitalizzare la squadra inserendo Robinho e l’escluso, a sorpresa per ciò che ha fatto in tutta la stagione ma certo non per ciò che non sta facendo questa sera, è El Shaarawy, che esce a capo chino, consapevole della sua pessima prestazione e viene prontamente rincuoarato dal tecnico, che sa benissimo che un passaggio a vuoto è comprensibile e fisiologico per un ragazzo di vent’anni. Comincia ad affiorare la stanchezza, soprattutto nel Milan che ha giocato una partita finita ai tempi supplementari mercoledì, ma anche la Sampdoria non è più pimpante e veloce come in avvio di partita. Allegri capisce che, in fondo, un punto è meglio di niente in una serata storta e nel finale si copre inserendo Nocerino al posto di Bojan e spostando Boateng più avanti, ma gli ultimi tentativi di entrambe le squadre sono velleitari e non succede più alcunchè di significativo.
Finisce 0-0, risultato che è specchio fedele di una partita bruttina e in cui è successo poco; delusione fra i tifosi rossoneri, che sognavano un risultato diverso e ben altra prestazione, ma purtroppo al Milan di questa stagione manca continuità di rendimento e risultati e ciò non consente di tornare nelle zone alte della classifica, sprecando occasioni propizie, nonostante là davanti si faccia a gara a chi frena di più. Il campionato è ancora lungo e di possibilità ce ne saranno ancora, ma ci vuole un Milan più pimpante e propositivo di quello visto a Marassi, ben diverso da quello coraggioso e tenace di Torino, che aveva giocato alla pari con la Juventus. Un pareggio contro una squadra capace giusto una settimana fa di espugnare proprio lo Juventus Stadium non sarebbe poi un risultato da buttare via, ma c’è la consapevolezza che giocando come il Milan ha dimostrato di saper fare in passato, all’epoca delle quattro vittorie consecutive ma anche mercoledì a Torino, forse la vittoria sarebbe arrivata e con essa un inizio lanciato del girone di ritorno che, invece, comincia con il freno a mano tirato e di questo passo il sogno di tornare in zona Europa rischia di rimanere tale.