Una rivoluzione più di pancia che di testa: meglio un nuovo centrocampista che un cambio d’allenatore

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29.04.2012 21:00 di Matteo Calcagni   articolo letto 1703 volte

© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Al Franchi di Siena poteva materializzarsi l’abdicazione, definitiva, del Milan di Massimiliano Allegri. I primi minuti ci avevano mostrato la squadra avulsa e prevedibile delle scorse settimane: Ibra perdeva palloni, Muntari rincorreva frettolosamente gli avversari, i terzini accompagnano l’azione senza troppa convinzione. Un guizzo, un lampo, un calcio alla sfortuna: quella palla maltrattenuta da Brkic, evento raro per i portieri avversari al Diavolo, è rotolata nei pressi di Antonio Cassano, lo specchio di questa imprevedibile stagione rossonera. Fantantonio, depositando in rete la sfera, ha metaforicamente chiuso un terribile cerchio, cominciato a fine ottobre e conclusosi dopo sei lunghi mesi di inattività. Il gol di Fantantonio, oltre ad una grande importanza dal lato personale, ha liberato il Milan da una morsa più psicologica che fisica, a partire dal vero condottiero di questa annata: Zlatan Ibrahimovic. Il gigante svedese, apparso appannato e forse sfiduciato nelle ultime uscite, è “risorto” alla presenza totale del suo partner ideale: un connubio che, se non fosse stato interrotto, avrebbe regalato uno scudetto e anche qualcosa in più. Rimpianti e rammarichi, impossibili da evitare leggendo l’attuale classifica: quella che è stata una stagione positiva, anche ottima in qualche contesto, poteva trasformarsi in qualcosa di realmente trionfale. Non è stato e non sarà così, salvo fenomeni paranormali, ma questo Milan non può e non deve sfilacciarsi: sarebbe la vera vittoria della Juventus, anche più dello scudetto sulle maglie. A Torino sono pienamente consapevoli di dove sarebbe stato il Milan, questo Milan, senza questa serie di straordinari eventi. Proprio per tale motivo, nell’estate che verrà, il Diavolo non dovrà essere rivoltato come un calzino. Rivoluzionarsi, disfacendo la rosa e il progetto tecnico, potrebbe avere esiti devastanti nelle prossime stagioni, dove i bianconeri avranno l’obbligo della riconferma e l'”onere” della Champions League. Massimiliano Allegri ha commesso qualche errore, è inutile negarlo, ma il bilancio finale non può essere certamente negativo: la società dovrà fare di tutto per salvaguardare il tecnico livornese, costretto a fare in conti con infortuni costanti, episodi discutibili ed un mercato chiaramente al risparmio. Se non ci fosse stata una di queste tre variabili, in via Turati starebbero festeggiando il secondo scudetto consecutivo. Vale la pena, anche ragionando a bocce ferme, buttare al vento quanto fatto finora e ricominciare da capo? Galliani, abile dirigente, sta tentando in tutti i modi di convincere Berlusconi, puntando alla totale riconferma del tecnico toscano: sottolineamo quel totale. Mantenere Allegri con riserva, senza ascoltare le sue richieste sul mercato, bocciandolo al primo passo falso, avrebbe un esito ancor più distruttivo sul futuro del Milan. Con il solo stipendio dei “papabili” Capello o Guardiola e i compensi da versare eventualmente al livornese, identificabili in almeno quindici milioni lordi, si potrebbe riscattare il cartellino di Alberto Aquilani ed acquistare un nuovo centrocampista. Pensiamoci bene…

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