Una stagione fallimentare

Milan Night

143966679 e1336342714599 150x150 Una stagione fallimentareEd eccomi qua a fare il mio sermone, chiedendo scusa a Gian se rubo il suo copyright, da me utilizzato in maniera indegna. Io ritengo che l’aggettivo migliore per descrivere la stagione appena conclusa è, scusate la forse banalità del termine, FALLIMENTARE. Hanno fallito bene o male tutti, sotto diversi punti di vista e nei rispettivi ambiti di competenza.

Iniziamo dall’alto, oppure dal basso visto che ormai il suo interesse per la squadra è giunto ai minimi storici, ossia dalla proprietà. Se a cavallo fra gli anni ’80 e ’90 il Milan era diventata la squadra migliore al mondo, rivoluzionaria, scintillante e divertente, lo deve senza ombra di dubbio alla passione ed alle intuizioni di Silvio Berlusconi. Non sto a cimentarmi nel discorso che forse è servito più il Milan a Berlusconi che viceversa e bla bla bla. Mi attengo ai fatti non alle supposizioni. E quindi, la scelta di Arrigo Sacchi in panca, gli acquisti dei migliori giocatori in circolazione (Van Basten, Gullit, Donadoni, Ancelotti, …). Un godimento averli visti giocare. Siccome però non si può ragionare al passato, non si vive di ricordi e le medaglie appuntate sul petto alla fine ingialliscono e prendono polvere, non è lesa maestà sostenere che, oggi come oggi, Berlusconi è diventato non dico la rovina del Milan, ma almeno una palla al piede, un problema da risolvere. Il presidente che tutti sognano non dico debba essere una persona dotata di competenze calcistiche fuori dalla norma, ma che almeno mettesse i soldi quando devono essere messi e limitare le cazzate e gli interventi a cappella. Dei due nessuno.

Berlusconi ha cessato di mettere i soldi (se sbaglio correggetemi) dopo l’acquisto del futuro genero. Da allora acquisti che superassero i 20 milioni non li ho più visti (qualcuno obietterà quello di Ibra, ma ci arrivo fra poco). Ai cordoni chiusi della borsa, però, si aggiunge un difetto mica da poco, ossia creare problemi. Il primo di essi (discorso che poi varrà anche per Galliani come vedrete) è costituito dall’aver voluto aumentare gli ingaggi a gente che, ormai, al Milan campava di rendita, gente che aveva diritto ad una pensione d’oro perché ha giocato a Manchester nel 2003 ed Atene nel 2007. Lo si è sempre detto, nel calcio la riconoscenza te la devi guadagnare giorno dopo giorno. Il secondo problema, più attinente alla stagione appena trascorsa, è quello che ci è costato il campionato.

Galliani era riuscito a dare un calcio in culo pieno d’oro zecchino al trombatore dell’ereditiera, riuscendo a scucire allo sceicco dei transalpini la bellezza di TRENTASETTE MILIONI DI EURO (scritto bellino grande così ce lo ricordiamo), per poi dirottare tutte le energie economiche per prendere Tevez, un argentino che, seppur un po’ fumino di carattere, è uno che ci mette anima e corpo sempre e comunque. Nessuno di noi ha la sfera di cristallo, ma io sono convinto che Tevez ed Ibra insieme avrebbero convissuto alla grande, divertendoci e, forse, riuscendo a farci chiudere la classifica al primo posto. Ma, come tutti noi abbiamo potuto constatare, il suocero si è opposto alla cessione di Paperoga, il quale definirlo solo un cattivo investimento è volergli un gran bene.

Oltre alla proprietà le colpe vanno mosse alla dirigenza, ma qui mi permetto di fare una mia personale considerazione, che so già attirerà i distinguo di molti di voi. La dirigenza si trascina la sua responsabilità dagli anni scorsi, come un condannato che è costretto a portare sulle spalle un macigno, un condannato che sa di aver sbagliato ma che (forse, sottolineo forse) si è redento. Galliani & Co., in combutta con la proprietà come poc’anzi evidenziato, hanno sbagliato a ricoprire d’oro i vari Seedorf, Dida, Inzaghi, Oddo, Zambrotta, e via discorrendo. Questo mare di soldi non solo e non tanto ha impedito di liberarci a stretto giro di posta di queste cariatidi, ma è stata una delle causa principali del celeberrimo “buco di bilancio”, che ci ha proibito di poter investire denaro corrente nel mercato. Limitandoci alla stagione (ripeto per chi si fosse messo solo ora in ascolto, FALLIMENTARE) appena conclusasi, ecco, non mi sento di attribuire troppe responsabilità a Galliani.

Questo attempato e non simpatico signore era riuscito, come sopra sottolineato, a scucire 37 milioni al PSG per Patis Hilton (cioè, ragazzi, pensateci bene cosa era riuscito ad imbastire Adrianone). Già questo me lo fa rivalutare. Poi metteteci l’aver preso Ibra a saldo ed a rate quando solo l’anno prima il Bercellona lo aveva pagato quasi 70 milioni fra denaro e cessione di Eto’o. A ciò si aggiunga l’intuizione di Nocerino, preso con un pugno di noccioline. Questa però divisa a metà con la dea bendata, perché se Flamini non si fosse fatto male Nocerino non sarebbe mai arrivato.

Ed inoltre l’umiliazione di dover fare un mercato con i bollini della Coop, gli stessi che si usano per prendere gli asciugamani Frette o il servizio Pozzi Ginori. Cercare parametri zero o giocatori in rotta con le rispettive società. Accontentarsi di un Mesbah dal Lecce, di un Aquilani che non deve essere fatto giocare per non riscattarlo, un Muntari, un Maxi Lopez, …cioè gente che, se fosse stata nella rosa del Milan che conoscevo sarebbe stata immediatamente dirottata verso compagini minori. Se pensate che l’acquisto più importante è stato quello di El Shaarawy, potenziale talento ma ancora tutto da dimostrare, ci rendiamo conto di quanto siano stretti i margini di manovra.

No, ragazzi, Galliani per questo 2011-2012 non ha eccessive responsabilità. Forse, sottolineo forse, anche lui si è lasciato prendere dall’emozione del triplete e ha voluto lottare su tre fronti. Con il risultato che tutti noi abbiamo visto. In tempi non sospetti dicevo che sentivo puzzo di 2005. Infatti.

La squadra. Qui bisognerebbe starci davvero un sacco di tempo, analizzare uno per uno i componenti della rosa, ma ciò non è possibile. Iniziamo da quello che, secondo me, è il migliore sotto diversi punti di vista. Zlatan Ibrahimovic quest’anno si è caricato il Milan sulle spalle. Punto. Chi lo critica, secondo me, è leggermente prevenuto nei confronti del nostro numero 11. Si è sempre detto che Ibra a gennaio va in letargo, che si fa gli affari propri in campo, che è un accentratore, un egoista, ecc. Sì, forse un fondo di verità c’è, ma riguardiamo quello che ha fatto in questa stagione.

Ha iniziato a segnare in quel Milan-Lazio e non ha più smesso. Doppiette, triplette, mai un rigore fallito. Ci ha fatto vincere a Palermo, ha schiantato la Roma all’Olimpico e al ritorno ha vinto da solo, con un gol di potenza e classe (quando eravamo ancora convinti di poter bissare il successo tricolore). Si è sbattuto come un leone. Tranne l’episodio di Milan-Napoli, non è mai stato squalificato, quando invece lo scorso anno venne squalificato tre volte (due espulsioni contro Bari e Fiorentina ed una per somma di ammonizioni che lo costrinse a saltare Cagliari). Ragazzi, Ibra porta l’11 sulle spalle e non è un caso. Forse sta a significare che ce ne vorrebbero 11 con la sua grinta e voglia di vincere, che trasmette a tutti quelli che gli girano attorno. Teniamocelo stretto finchè dura.

Poi abbiamo l’altro pilastro, Thiago Silva. Finchè ha giocato abbiamo retto l’urto, ma quando è uscito dalla partita di San Siro con la Roma i gol hanno iniziato a cadere come grandine. Quante reti poteva evitare in queste ultime partite? Sicuramente qualcuna. Forse qualche punto in più con Bologna e Fiorentina sarebbe arrivato. Se non si rafforza la rosa, temo che questi due giocatori chiederanno giustamente di essere ceduti. Forse Ibra no, ma Thiago ha voglia di vincere, ben sapendo di valere quello che vale.

Altri da salvare? Nocerino sicuramente, tanto di cappello alla sua stagione e non solo per i dieci gol segnati. Corsa, sacrificio, copertura, spinta in avanti e tiro. El Shaarawy, che ha poco giocato e poco inciso, ma è un 20enne e il talento non gli difetta. Boateng, che se sta bene è una variabile impazzita. Forse non un dieci vecchio stampo (io ricordo gli assist di Rui Costa, non voglio scomodare Gullit sennò piango), ma se il fisico reggesse e facesse vita da atleta non sarebbe male. De Sciglio, primi timidi passi, ma in una penuria di terzini ben venga questo ragazzo. Muntari? Come riserva sì, meglio lui di un Flamini, almeno vede la porta (4 gol compreso quello più famoso di tutti). Sento dire che Ambro e Gattuso restano. Va beh, ma dovrebbero servire per creare una linea di continuità con i nuovi, non possono rappresentare l’ossatura della futura rosa.

Chi altri? No Pato, per tutti i motivi che già abbiamo analizzato. No il suo compagno di balletti Robinho, una delle delusioni maggiori di quest’anno. Aquilani? Bella incognita. Maxi? 8 milioni per una riserva mi sembrano troppi. Via Van Bommel, che quest’anno ha mostrato tutti i limiti dell’età. Mexes non mi ha convinto nel lungo periodo: era partito benino, ma le sue ultime prestazioni (una su tutti con la Fiorentina) sono state da brividi. Via finalmente Seedorf, sperando che non sia lui il futuro allenatore; non voglio più vederlo, tronfio pallone gonfiato. Via Zambrotta, finalmente. Nesta va in America, mi spiace perché è sempre un grande, un signore, ma non puoi contare su un 37enne per reggere un reparto.

Poi fatemi spendere due parole per Abate. Ci è costato tre derby in tre anni e sei punti in questa stagione. Ma, scusate, lo sai o sei scemo che ci hanno regalato un rigore e che appena tocchi uno dell’Inter l’arbitro pareggerà il conto? Sì? Allora cosa c…o reggi Milito? No, questo non è intelligente ed inoltre non è un terzino, non sa fare i cross. Corre soltanto.

Insomma la squadra deve essere profondamente rinnovata e chi resta, salvo gli intoccabili, dovrebbe accontentarsi di essere una riserva, non un titolare. Ma già sento di cordoni stretti, di un mercato con i soldi del Monopoli, di Montolivo, Acerbi, Natali e Traorè. Mala tempora currunt.

Dulcis in fundo, Allegri Massimiliano da Livorno. Sarà perché è conterraneo, ma io l’anno scorso lo difendevo abbastanza a spada tratta. Quest’anno no e vi spiego perché. Il primo aspetto è rappresentato dalla cronica mancanza di schemi. Si ricorre sempre al solito, il più famoso, il celebrato “palla ad Ibra e che Dio ce la mandi buona”. A parte la partita con l’Arsenal e quella di Palermo, mi dite quando avete visto “giocare” il Milan? Io mai, eppure se la mia fidanzata si scazza perché vedo sempre le partite del Milan vuol dire che qualche match sono riuscito a vederlo. Non so se è una questione di uomini o dipende proprio dal tecnico, ma uno straccio di schema devi imbastirlo. Anche l’odiato Conte non ha Messi, Iniesta, Xavi, Sanchez, Piquet, Dani Alves oppure Cristiano Ronaldo, Benzema, Xabi Alonso … però, porca miseria, la squadra la fa correre, tirano in porta, pressano, non subiscono reti. Insomma una Juve operaia, contadina, ma che gioca a calcio.

Poi c’è il discorso motivazione. Io sono rimasto esterrefatto e inorridito dalla svogliatezza mostrata dalla squadra nelle due partite DECISIVE contro Fiorentina e Bologna, entrambe nello stadio amico, fra le mura di casa. Ti giocavi la stagione in quei due match e non hai saputo far spuntare le ali ai giocatori? Ma te ne rendi conto? So che i giocatori sono professionisti e che non dovrebbero aver bisogno di uno che li incita a correre. Ma se è vero come è vero che l’input parte dal tecnico, allora vuol dire che non gli hai spiegato niente. Una supponenza ed una mollezza esasperanti.

Altro aspetto che non mi è piaciuto è stata la sua supponenza, quasi che vincere lo Scudetto ci spettasse per diritto divino. Ricordo sempre le solite frasi: “Siamo davanti noi” “per farci sputare sangue devono prenderci” e via discorrendo. No, non ci siamo. A me hanno sempre insegnato che chi si loda si imbroda. Lo scorso anno, pur nel grigiore del gioco, almeno li facevi correre sin dal primo minuto, li facevi entrare in campo cazzuti, tante vittorie maturate nei primi 45 minuti. Mi compiacevo di quel Milan brutto, ma operaio, quel Milan casciavit (per dirla alla Raoul). Quest’anno eravate tutti (tranne colui che adesso come adesso è il Milan, ossia il numero 11) molto bauscia… Peccato.

Dovevi fare di meglio, caro Acciuga, dovevi inculcare nelle teste di quei ragazzi che bisognava pedalare in campo, che bisognava subito far capire che eravamo noi che avevamo la sete di vittorie, che in casa nostra non si viene a banchettare, che quando incontrano il Milan dei Diavoli devono esser loro ad aver paura. Che ai propri affari si pensa dopo i tre fischi dell’arbitro. Io non ho visto niente di simile. Io voglio un allenatore che questo modus operandi lo abbia nel proprio dna. Schemi e palle, solo questo chiedo al prossimo tecnico.

La gestione del turnover e degli infortunati: aveva senso rischiare Thiago Silva a Torino in Coppa Italia? Cosa volevi dimostrare? Era la partita della stagione? Rischiare Boateng a Barcellona quando già sapevi che avevi poche speranze di passare il turno? Ma l’obiettivo della stagione non era il campionato? Forse mi sono perso qualcosa… E poi sempre il solito refrain del “gol di Muntari”. Sì, lo abbiamo visto tutti, era gol, è stato un episodio scandaloso alla pari e forse peggiore dell’intervento di Iuliano su Ronaldo o del gol di Turone (guarda caso sono sempre i gobbi gli attori protagonisti).

Però io sono dell’idea che un campionato, se meriti di vincerlo, lo porti a casa a prescindere dagli episodi. Non voglio dire che non ci sia stato qualcosa da recriminare (Muntari, Robinho a Catania, a Firenze, a Roma con la Lazio), però una squadra che con la Juve raccatta un punto (a Torino ci presero a pallonate), con la Lazio idem, con il Napoli idem, con la Fiorentina idem, con il Bologna due punti e con l’Inter dei tre allenatori addirittura ZERO, che non ha mai vinto uno scontro diretto (tranne il miracolo di Udine), che ad aprile ha buttato alle ortiche un SONTUOSO + 4, ecco, sarei bugiardo se dicessi che meritava di arrivare prima.

Concludendo e scusandomi per la lunghezza, io ho questo sapore in bocca, un misto di occasione perduta e come se qualcuno mi avesse preso un po’ per il culo (scusate il francesismo).

Sandrino

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