Un’eredità troppo pesante

26.10.2012 10:00 di Luca Guazzoni Twitter: @KingHunterGuaz  articolo letto 172 volte

© foto di Federico Gaetano

Ha ereditato una maglia eufemisticamente pesante, la numero 11 che è stata anche di un certo Pierino Prati (tripletta in una finale di Coppa dei Campioni) ma che è stata soprattutto per due anni, gli ultimi, di Zlatan Ibrahimovic. Peccato solo che dallo slavo di Malmoe non abbia ricevuto in dono ancora la personalità, spocchiosa, maleducata, violentatrice, senza dubbio trascinante. Eppure Gianpaolo Pazzini aveva illuso. Alla prima da titolare tre gol contro il Bologna. E tutti a dire: “Ecco chi ci risolverà il problema del gol”. E incoronazioni planetarie su chi sarebbe stato il capocannoniere del campionato.
Come passa però il tempo e come cambiano i giudizi. Un mese e mezzo dopo si sta parlando dell’involuzione del Pazzo e di quanto la sua presenza sia più un danno che un beneficio di questo Milan. Tutto mentre Cassano sembra avere ingranato il giusto ritmo ad Appiano Gentile. L’altra beffa dell’estate delle streghe.
La verità è che in un Milan così abulico che crea con il contagocce e che, eccezion fatta per De Sciglio (onorabile menzione in una valle di lacrime), arriva così poco al cross, Pazzini è un fardello pesante che non può essere sopportato. Senza se e senza ma. Occupa gli spazi centrali, dove potrebbe inserirsi quel demonio di El Shaarawy, intasa l’area con una presenza statica, ma soprattutto non aiuta a costruire gioco, né a far rifiatare la squadra perennemente in difficoltà. Vuole sempre la palla sul petto, ma non riesce a tenerla, maltrattato con costanza dai difensori, e non dribbla mai l’avversario diretto.
Ora, non sbagliamoci, Pazzini non è un brocco. Ma semplicemente non è funzionale alla squadra che Allegri mette costantemente in campo. Meglio il più mobile Bojan, aspettando che Pato si svegli dal letargo. Inutile però buttare la croce sull’ex attaccante dei cugini, ormai mortificato. E’ stato catapultato in un ruolo che non gli si addice: quello di sostituto naturale di Ibra, quello che fa nello stesso momento il finalizzatore, il fantasista e il regista.

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