Milan Night
La titolarità del ruolo di punta di riferimento appartiene a Pato, al momento; la cessione di Ibra libera il numero 7 brasiliano da qualsiasi tipo di concorrenza: unico per la capacità di giocare come riferimento primario nel reparto, il centravanti di Porto Alegre è, fra i compagni di reparto, l’unico giocatore offensivo che ha le doti per indirizzare gioco e manovra della squadra, con tutti i dubbi che questo comporta.
Serve un animale offensivo: Ibrahimovic raccoglie quel testimone di volontà feroce nel far male che dai tempi di Shevchenko era rimasto sull’erba del campo; Ricardo Oliveira, Gilardino, Borriello ed Huntelaar fallirono per limiti caratteriali, tecnici, di ambientamento: tutti attaccanti che, per una ragione o per l’altra, pensavano troppo, ed un attaccante che pensa troppo è un attaccante che non fa paura a quei difensori che, al contrario, proprio “il cervello” devono usare eccome per fermarne l’istinto “predatorio”.
Il pregevole post di Pifa di giovedì scorso ci ha introdotto ai papabili per riempire il vuoto in attacco: le trattative per Tevez e Dzeko hanno radici lontane; quella per Matri prende le mosse dal portafogli e dall’opportunità di dare una differente connotazione all’attacco; quella per Damiao prende le mosse dalla “brasilianità”, dal non rappresentare “un problema” per Pato che, differentemente che con gli altri tre -quantomeno più sgamati-, godrebbe di una posizione di privilegio anche psicologica sul connazionale.
Sin dalla serie estiva sulla analisi tattica del Milan nell’ultima stagione, e ancor prima dal cercare di trovare una traccia che evidenziasse una differenza profonda tra il Milan del primo anno Allegriano e quello del secondo, è emersa l’evidente perdita di efficacia nel cercare in maniera meno continua la verticalizzazione immediata; (re)inculcare questo concetto -una ritrovata verticalità-, in questa prima porzione di preparazione estiva nelle doppie sedute giornaliere a Milanello, si lega anche alla questione dell’attaccante.
Codificare in maniera semplice l’organizzazione generale della squadra, per esprimere una valutazione aderente ad una funzionalità di gioco, e non di semplice dialettica, non può prescindere dalla composizione della rosa: se proporre un calcio più palleggiato sarebbe controproducente, altrettanto lo sarà credere che esista un principio offensivo codificato dai numeri di un modulo uguale e valido per tutta la stagione; anche per questo l’occhio dovrà cadere anche su quella mezza-punta che, da attaccante aggiunto, favorisce gli inserimenti delle mezzali, assecondando i movimenti ad uscire della punta di riferimento, scardinando la staticità numerica di una lettura appiattita del nostro modulo.
Forse il nome dell’attaccante del Milan non è ancora uscito, forse sì: unico aspetto certo è che la natura della nostra organizzazione di gioco, basata sul disorientare le difese, dovrebbe a mio parere venire assecondata, non sradicata: Matri, Dzeko, Tevez, Damiao, chi con maggiore margine di approssimazione, chi meno, si inseriscono nel nostro contesto offensivo, non lo snaturano.
Per far chiarezza sarà bene osservare il giocatore non come corpo a se stante ma ricollocandolo al contesto della squadra; in questa ottica la prima domanda che sorge riguarda la fisicità del gruppo: possiamo rinunciare a portare 90 kg nel gioco aereo sia attivo che passivo?, e ancora… quanto attaccanti come Dzeko o Damiao possono essere preziosi per far rifiatare una squadra che potrebbe avere la tendenza a schiacciarsi nel post T. Silva?
Il valore eccezionale dei giocatori citati fin qui, pur diversi tra loro, è fuori discussione per me, ma altri fattori, altrettanto importanti, iniziano a farsi largo per tentare di ipotizzare un inserimento in una squadra che troverà una sensibile porzione della propria identità dal grado di concentrazione sulla gara di cui disporrà il centrocampista centrale che sarà disponibile a creare un’alternativa ad Ambrosini.
Stante che la libertà d’inventiva richiesta agli attaccanti dovrà restare fondamento del nostro modo di disorientare le difese, la scelta, portafogli alla mano, dovrà -dovrebbe- essere orientata anche in questo senso… “Nessun uomo è un’isola”, diceva un poeta… e neppure un attaccante lo è, guardiamogli attorno, sia esso un geco o una tigre; una punta italiana affamata e scaltra o quella brasiliana tutta da scoprire.
Anfry
Post Originale:
Milan 2012-13: animali in area