di Ezio Azzollini

Che brutto. De Laurentiis, sulla pubblica piazza, usa twitter per stigmatizzare l’atteggiamento di Alessandro Alciato, prode inviato Sky, che nel post partita di Uruguay-Italia intervista Cavani, gli chiede una prima volta dell’addio al Napoli. Cavani risponde che per ora non ha niente da dire, e Alciato, “No, allora te lo chiedo direttamente: ormai il tuo addio al Napoli si è consumato…”. E’ evidente che l’addio drammatico si è consumato in quei venti secondi, in cui Cavani aveva già (elegantemente) risposto all’inopportuna domanda, e che Alciato ne è diretto testimone. E chi se la perde, una polpetta  così succulenta.

Fatto sta che De Laurentiis, su twitter, accusa Alciato di essere scorretto, e poco gradito. Ora, che De Laurentiis abbia spesso e volentieri il pregio di essere simpatico al pari di una esame cistoscopico, è cosa nota. Ma, come si suol dire, quando ci sta ci sta. Alciato, invece non ci sta, e a mezzo twitter (che bello, stavolta), parla di contagiosità della finzione cinematografica.

Strana impennata di sensibilità, quella del biondo Alciato, reporter arrembante e d’assalto dietro la tastiera (ci arriveremo) o a qualche continente di distanza, un po’ più mansueto nelle situazioni in cui, per dimostrarsi arrembante, ci vorrebbero gli attributi (chi s’è scordato l’esilarante reprimenda di Adriano Galliani a proposito dell’incasso dei botteghini di San Siro una domenica di qualche stagione fa, con Alciato calato in un momento di presenza d’animo e autorevolezza al pari del miglior Milhouse Van Houten? Per chi si fosse perso quel momento magico, eccolo qui).
E’ un’impennata di sensibilità strana perché Alciato non era parso cosi restio all’utilizzo di fantasia, di verve e di finzione, quando, nella posizione di chi si sente leoncino dietro la tastiera e con un buon programma di videoscrittura, dava alle stampe la memorabile auto(sic!)biografia di Pirlo. Che del Pirlo che conosciamo, del suo registro linguistico, della sua personalità, ha veramente nulla.

Chiariamoci. Pirlo ha certamente, e comunque, la colpa di non aver smentito determinati passaggi di questa opera letteraria di raro pregio, ma chi lo conosce sa che Pirlo era quello che a Milanello ti salutava con educazione, sempre per primo, anche se non ti conosceva, altro che turpiloquio ad ogni pagina. Pirlo, se ne sono accorti anche gli analfabeti, non può essere l’autore di quel libro che porta in ogni riga la firma del ghost writer Alciato, di chi fa della polemica, del veleno, della provocazione e della ricerca del tasto stonato in un intero pianoforte il suo pane quotidiano. Di chi fradicio di pioggia si sollazza dal ritiro della Nazionale Italiana di poter dare l’annuncio (poi segato) di Kakà al Manchester City, e molte altre cose. Di uno che sta all’amore (e al rispetto) per il Milan almeno quanto De Laurentiis alla simpatia. Per cui ad Alessandro Alciato auguriamo di continuare a fare, con lo stesso successo di sempre, il suo ben pagato lavoro di scout della polemica, e ci non iniziare proprio adesso a formalizzarsi su stile, su discrezione,  su finzione del cinema. Perché di cinema, quella biografia di Pirlo, ne ha fatto veramente tanto. Troppo.

Altrove, dalle parti del cielo e un po’ più su, il figliol prodigo che con il numero 99 “finalmente era arrivato a casa sua”, viene scaricato dopo neanche 12 mesi, e un inenarrabile e leggendario campionato chiuso al nono posto, dalla squadra che aveva sempre sognato, ma alla quale aveva segnato in un derby con fior di esultanza. Lo scaricamento per direttissima avviene proprio il giorno dopo che il Milan, che aveva portato a Milanello Balotelli a gennaio, nel suo piccolo, e in un momento così, comunica ufficialmente che terrà con sé Stephan El Shaarawy, rossonero fin da bambino. Alle fatine, di questi tempi, credono davvero in pochi, ma per gli amanti dei sassolini nelle scarpe, questo mercoledì di inizio luglio, è veramente un giorno da ricordare.

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