© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

Durante il suo sfogo in diretta tv, Mario Balotelli ha posto l’accento anche su una questione prettamente tattica. Se i palloni non arrivano in area, ha sottolineato l’attaccante rossonero, bisogna giocoforza cercarli altrove. Insomma, Balo ha le sue ragioni, che si scontrano, però, con le strategie di mister Clarence Seedorf, che non gli ha mai consentito, ad esempio, di giocare stabilmente con una prima punta (Pazzini) al fianco. Ok, Balotelli a volte appare svogliato e in campo non sembra dare il cento per cento, ma non è il solo – evidenzia La Gazzetta dello Sport – a trovarsi tatticamente a disagio in questo Milan senza idee e gioco.

NON SOLO BALO – Basta rivisitare le ultime prestazioni di Ricardo Kakà, sempre più lontano dai suoi standard e non solo a causa di un fisico non più al top. Il brasiliano, nel 4-2-3-1 di Seedorf, parte sulla trequarti per poi cercare fortuna in altre zone, o meglio, sugli esterni, sia a destra che a sinistra, spesso vagando per il rettangolo senza trovare la giusta posizione. Le difficoltà del ventidue milanista sono evidenti, così come quelle dei compagni, che faticano a muoversi da… squadra. Mancano i punti di riferimento e i movimenti senza palla, con il gioco che spesso ristagna in mezzo al campo.

QUESTIONE DI SINGOLI – In questo quadro di figure fisse, l’unico a dare spunti e imprevedibilità è Taarabt, che dall’alto della sua qualità nel dribbling riesce a creare superiorità numerica. Ma il marocchino, ovviamente, non può risolvere ogni match da solo e quando il suo estro non incide (come all’Olimpico) il Milan perde molte certezze. La manovra rossonera, dunque, è tutta una questione di singoli, che di volta in volta (ora Balotelli, ora Kakà, ora appunto Taarabt) si alternano, pescando l’asso dalla manica. Tutto il resto è un marasma tattico, che coinvolge il gruppo, in cui Balotelli, dopo ogni sconfitta, emerge più per una questione mediatica che genuinamente calcistica.