Più volte negli ultimi giorni nelle trasmissioni di mercato avete sentito parlare del blocco Co.Vi.So.C. al mercato delle grandi d’Italia, in particolare per il Milan. La Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche, che fa capo alla Figc, ha riscontrato che il Milan al 31 settembre non ha rispettato la misura minima del rapporto Ricavi/Indebitamento che è di 3/1. Si badi, è il rapporto Ricavi/Indebitamento e non Ricavi/Spese.
Per questo, come prescrive l’art.90 Noif, la società non è ammessa ad operazioni di acquisizione del diritto alle prestazioni dei calciatori in questo mercato di gennaio, salvo che le acquisizioni trovino integrale copertura:
a) in contratti di cessione calciatori con altre società affiliate alla F.I.G.C., precedentemente o contestualmente depositati;
b) mediante incremento di mezzi propri da effettuarsi:
b.1) con versamenti in conto futuro aumento di capitale;
b.2) nella forma dell’aumento di capitale;
b.3) con finanziamenti postergati ed infruttiferi dei soci.
In altre parole il Milan può acquistare calciatori in Italia solo se il costo è coperto interamente da una cessione ad un altra squadra italiana, come nel caso Zaccardo-Mesbah, oppure è coperto da un aumento di capitale per mano della società, come avvenuto per Saponara. Per questo il Milan ha difficoltà a portare Salamon in rossonero prima di giugno, nonostante l’accordo già raggiunto di 2 milioni di euro per la compartecipazione. Ma questo non gli vieta di andare a comprare calciatori fuori dal territorio della Figc.
Definire anacronistiche queste norme è voler minimizzare. In un tempo in cui c’è piena libertà per i trasferimenti all’interno della Comunità Europea vietare le acquisizioni nel proprio paese ha poco senso. E così il Milan si trova impossibilitato a reinvestire una piccolissima parte dei 15 milioni ricevuti dal Brasile per Pato, ma nel frattempo potrebbe usare quei soldi per portare a Milano Balotelli con buona pace della Covisoc.
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