di Ezio Azzollini

Non è solo la recente inversione dello storico trend degli scambi tra sponde del Naviglio a sconsigliare ai rossoneri l’affare Sneijder-Boateng. Anche perché dopo le poche settimane d’idillio e di corrispondenze d’amorosi sensi con Stramaccioni, all’Inter l’effetto-Cassano pare stintosi. E ad ogni modo, per arrivare alle epopee targate Seedorf & Pirlo, occorrerebbero due o tre vite.

La questione è diversa, e più spicciola, ed è corroborata da tre ottimi motivi. Il primo è legato a ragioni squisitamente logiche: l’olandese è finito nelle sabbie mobili di via Durini per un motivo contrattuale, non accetta di spalmare il lauto stipendio (che, come scrivevamo diversi giorni fa, certamente nessuno all’Inter ha sottoscritto con armi di sorta puntate addosso). E a Milanello di lauti stipendi non se ne vedono da tempo, basti chiedere dalle parti della Tour Eiffel. Sicchè, sfugge l’arcano: perché Sneijder dovrebbe impuntarsi all’Inter, e accettare di buon grado il ridimensionamento al Milan.

In secondo luogo, sconsigliano l’affare ragioni tattiche: in quel ruolo il Milan è coperto, anzi in esubero, con Pato, Robinho, Bojan e proprio Boateng. E Allegri ha ampiamente dimostrato di non volere e di non poter fermarsi ad aspettare il recupero e le voglie di tempi migliori di nessuno. Ancora per logica, non lo sta facendo con Pato, con Boateng ha smesso di farlo, e dunque c’è da chiedersi perché dovrebbe farlo con Sneijder, che di un discreto recupero di una parvenza del giocatore che fu, necessita eccome.

E poi la terza ragione, ammettiamo, meramente legata all’inguaribile e tremendamente anacronistico romanticismo che ancora ci infetta. Boateng è l’ultimo dei pezzi rimasti al Milan capace di scaldare qualche cuore, avere qualche senso legato a questi colori, rammentare una gioia passata, avere lo charme e le phisique du role per essere, se non una bandiera, quantomeno un foulard. E in questi tempi di freddo di classifica e palmares, non so dalle vostre parti, ma da queste ce n’è un gran bisogno.

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