Boa sorte Ricky. Ora per il mercato non ci sono più scuse

QUESTIONE TERZINI: AL MILAN SERVE UN NUOVO ESTERNO TITOLARE?

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Fabrizio Tomasello, giornalista, ideatore e conduttore giugno di “Passione Rossonera” su Radio Radio, l’unico programma radiofonico esclusivamente dedicato al Milan

01.07.2014 00:00 di Fabrizio Tomasello Twitter: @radioradiomilan  articolo letto 1415 volte

Ammettiamolo, all’idea che anche quest’anno tutto il mercato del Milan dovesse ruotare attorno agli umori di Kakà, e soprattutto di papà Bosco, una leggerissima punta di orticaria aveva iniziato a manifestarsi in tutti noi. È praticamente dal 2009, anno della sanguinosa e dolorosissima cessione di Ricky al Real Madrid, che ogni maledetta estate si partiva con uno dei vari tormentoni: Kakà torna? Kakà parte? Kakà si riduce lo stipendio? Kakà sta bene fisicamente? Kakà sogna o i sogni aiutano a vivere meglio?
A parte la citazione marzulliana, perfettamente in tema con il senso delle domande che hanno assillato i tifosi milanisti negli ultimi 5 anni, siamo felici che finalmente ci si possa definitivamente liberare dai fantasmi del passato, perchè la vita va avanti. Non si può vivere di ricordi – specie se discretamente sbiaditi – e alla fine è giusto così: i calciatori cambiano, resta solo la maglia da onorare.
 
Arrivata la comunicazione ufficiale che ha sancito la risoluzione consensuale del contratto tra Milan e Kakà ed augurato a Ricky tutto il meglio per il futuro della sua carriera, prima al San Paolo, poi ad Orlando, adesso finalmente il mercato rossonero può entrare nel vivo.
Troppo importante per Galliani liberarsi di un ingaggio pesantissimo (4 milioni netti, praticamente 8 lordi da sborsare per il Milan), prima di far partire l’offerta ufficiale da spedire al Verona per Juan Manuel Iturbe, gioiellino argentino, classe ’93, fortemente voluto, quasi preteso, dal nuovo tecnico milanista Filippo Inzaghi.
Com’è noto, sull’attaccante gialloblu è forte l’interessamento dei principali club europei, Real Madrid, Barcellona, Napoli, Roma, ma soprattutto la Juventus. Proprio i bianconeri avrebbero già fatto pervenire a Sean Sogliano, diesse scaligero, una proposta tanto stuzzicante quanto inderogabile, Quagliarella più 21 mlioni, non un euro di più. Il Verona però ne vuole 30 cash, forse potrebbe scendere a 25, ma non di meno.
Galliani lo sa bene e in questi giorni sembra stia facendo i conti della serva (8 milioni da Kakà, 2 milioncini di qui, 3 milioni di qua) per mettere insieme il gruzzoletto da far recapitare sotto il balcone di Giulietta. A quel punto toccherà al ragazzo, dopo aver messo ogni cosa sui due piatti della bilancia, prendere una decisione, e purtroppo per il Milan – cosa che Marotta sa bene – dalla parte juventina pende in maniera robusta un motivo di appeal quasi irresistibile: la Champions League.
 
Sistemata la questione Iturbe, almeno a livello di definizione di strategia, Galliani si troverà a dover gestire un’altra serie di pratiche della massima importanza. Prima di tutto, se è vero che il veronese è il primo obiettivo per il nuovo Milan di Inzaghi, ed in considerazione della concorrenza spietata sul giocatore, sarà indispensabile individuare il classico piano B. Le voci diffuse negli ultimi giorni riguardo un possibile sondaggio per Lavezzi non sembrano trovare conferme al momento. Più che un interessamento dei rossoneri per l’argentino, emerge una certa nostalgia del Pocho per l’Italia, amplificata dal desiderio di vivere a Milano. L’operazione però appare improbabile e per più di una ragione: il prezzo ancora esorbitante del cartellino (malgrado le stagioni non in primissima linea con la casacca del PSG) e l’ingaggio decisamente fuori mercato per la nouvelle vague milanista. Detto tra noi, l’ex napoletano non mi ha mai entusiasmato, quindi credo che sopravvivrei se Lavezzi restasse a Parigi.
Data per quasi conclusa, a meno di clamorosi stravolgimenti, la trattativa per riportare Adil Rami a Milano, l’impegno principale di Galliani continua ad essere incentrato sull’aspetto più difficile ed irto di ostacoli del mercato rossonero: le cessioni. Si lavora per piazzare Birsa in Russia (destinazione Kazan in cambio di Roman Eremenko, centrocampista finlandese classe ‘87) oppure al Chievo; Zaccardo in Turchia; Robinho (suggestiva l’idea di scambio Binho-Damiao con il Santos); Constant (altra interessante proposta fatta all’Udinese per uno scambio tra il guineano e Pablo Armero), Saponara (in bilico tra la conferma e un prestito all’Empoli) e ancora Nocerino, Matri, Essien e Niang.
 
Dopodichè resterà da decidere – ed in tutta fretta – il destino dei reduci dal Mondiale: gli azzurri Balotelli, Abate, De Sciglio, ma anche Zapata, Honda e De Jong. Dalla perfetta gestione di questi casi delicati e dalla decisione se confermarli al Milan oppure immolarli sull’altare del bilancio e del rinnovamento, dipenderà il prosieguo del mercato rossonero.
Tra tutti, la sensazione è che sarà meglio iniziare ad abituarci a fare a meno di Nigel De Jong. Sul centrocampista olandese è forte l’interessamento del Manchester United, guidato nella prossima stagione dal ct orange Louis Van Gaal, e se dall’Old Trafford dovesse partire un’offerta superiore ai 10 milioni, Galliani a malincuore dirà si.
A quel punto diventerà indispensabile un intervento robusto sul mercato per ricostruire il centrocampo rossonero, perché va bene il riscatto di Poli, giusta la valorizzazione di Cristante, ok il prolungamento di Muntari, ma fare a meno in un colpo solo dei due perni della metà campo milanista, Montolivo e De Jong, senza opportuni correttivi, appare oggettivamente un azzardo.
 
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