Mentre scrivo è martedì pomeriggio, ore 19.20. Non riesco a non pensare al fatto che una settimana fa a quest’ora fosse arrivata la notizia del pronosticabile rifiuto di Ancelotti alla panchina del Milan, che una settimana fa a quest’ora ancora non sapessimo chi sarebbe stato l’allenatore per la prossima stagione e che temessimo quindi che potesse venire confermato il corista degli hip hip hurrà presidenziali, che una settimana fa a quest’ora avessimo il culo stretto per la paura di vedere una Juventus trionfante a Berlino contro il Barcellona in quella competizione a noi tanto cara. Oggi, martedì 9 giugno, molte delle prospettive che avevamo sette giorni fa sono cambiate, tante delle paure sono svanite. Nonostante non sia stato ancora annunciato ufficialmente Sinisa Mihajlovic abbiamo un allenatore, nonostante ancora non sia stato formalizzato l’accordo ultimo, Mister Bee è entrato in società portando capitali e aria fresca e, non da ultimo, sabato sera a Berlino ha trionfato il bene, esattamente come nove anni fa. à chiaro che una tifoseria come la nostra, depressa e svilita dalle ultime umilianti stagioni, ha bisogno di poco per riaccendere il proprio entusiasmo, per ricominciare a sognare in grande come si faceva ormai quasi dieci anni fa. Capisco questa reazione, totalmente, e mi pare più che naturale. Personalmente sto cercando però da giorni di mantenere i piedi per terra e un sano realismo, di non perdere la bussola ed evitare di fare sogni troppo grandi nel timore che possano in un sol colpo trasformarsi in stupidissime utopie rese vive dalla mia ingenuità . Preferisco aspettare e vedere, come San Tommaso: giudicare i fatti invece delle parole, che in questi ultimi anni hanno purtroppo preso il sopravvento.
Gossip lo fanno anche i sedicenti esperti di mercato che ogni giorno accostano con totale disinvoltura un centinaio di giocatori al Milan. Tutto normale – direte voi – capita ogni estate e per ogni squadra: vero, se non fosse che lo spettro dei calciatori “cercati” dal Milan vada da Biondini a Godin, da Missiroli a Gundogan. Ogni giorno poi Galliani è in almeno tre luoghi diversi d’Europa: Francia, Germania o Italia oggi, domani probabilmente Spagna, Danimarca o Andorra, giovedì Lussemburgo, Guernsey o Far Oer. Il fatto che non lo si sappia con certezza è comunque un bene: vuol dire in primis che per ogni pranzo saltato Giannino è più vicino al fallimento e in secundis che il codazzo di leccapiedi e giullari non lo segue, lasciato in qualche polverosa redazione a fare la muffa come merita. A questo riguardo ieri sera il direttore di Milan Channel si è lasciato scappare un mini-scoop: “Da adesso in poi si lavorerà meno davanti ai riflettori e più a sotto traccia”. Così, come se nulla fosse. Peccato che per sei anni il modus operandi delle “trattative mediatiche” sia stato appoggiato dalla stampa rossonera, Milan Channel in primis, e che chi lo ha più volte criticato (come autori e utenti di questo blog) sia stato definito tifoso togato o da tastiera. Curioso notare come cambino i punti di vista. A proposito di punti di vista, un mese e mezzo fa, sempre il direttore di Milan Channel, criticava i tifosi che definivano Mister Bee un “liberatore”, ma se oggi per il mercato possiamo sperare di avere prospettive diverse rispetto ai soliti parametri zero con diversi gradi di bollitura a chi lo dobbiamo? A Berlusconi? A Galliani? A Barbara? Non mi risulta.