Il destino di Sneijder è appeso a tre fili. Uno di colore nerazzurro, uno… rossonero mentre il terzo ha il marchio della Premier League. Mercoledì l’olandese sarà alla Pinetina per riprendere gli allenamenti dopo aver trascorso un Natale di assoluto relax fisico (ai Caraibi con la moglie Yolanthe), ma psicologicamente tormentato. Non è stato certo facile isolare la mente dal tumultuoso affollamento di idee, prospettive e incertezze che Wes dovrà affrontare nelle prossime settimane. In gioco c’è la fase finale della sua pregiata carriera, già luminosa e illuminata dai trofei conquistati con Ajax, Real Madrid e Inter.
Tutti lo vorrebbero ma il suo principesco ingaggio (6 milioni netti all’anno più un altro milione di «bonus») ha costretto anche l’Inter a cercare un confronto e, di conseguenza, un possibile sconto con relativa spalmatura che porti la scadenza dal 2015 al 2016. Stramaccioni è pronto a cambiargli i… connotati (quelli calcistici, ovviamente, mettendolo in cabina di regia, davanti alla difesa), mentre Allegri, se possibile, lo collocherebbe alle spalle dell’esplosiva coppia d’attacco formata da Drogba ed El Shaarawy. Dalla Premier League Liverpool, Tottenham e i due club di Manchester lo vorrebbero tirare per la maglietta… Ma il prezzo non è giusto. Per nessuno. Non c’è molto tempo per decidere. Il Milan e gli inglesi sono alla finestra, ma già dai prossimi giorni Wesley e l’Inter si affronteranno in una partita dove non è previsto il… pareggio. Il contratto va rivisto e corretto oppure Sneijder verrà messo sul mercato. In maniera definitiva. L’olandese dovrà presentarsi con le idee chiare perché il club nerazzurro non vuole temporeggiare oltre per risolvere un caso che ha tolto serenità all’ambiente.
La società di corso Vittorio Emanuele è pronta a cederlo anche ai “cugini” (se la contropartita tecnica/economica sarà adeguata…) o a mandarlo oltre Manica. Sul nome della destinazione non ci sono preclusioni. Sneijder ha la situazione molto chiara e davanti a sé 3 vie distinte: adesso ne deve imboccare una. A 28 anni e mezzo la scelta rischia di condizionare la sua carriera. In un modo o nell’altro.
(Fonte: Corrieredellosport.it)