Il più dimenticabile derby del ventennio va in archivio tristemente come era arrivato, e può andare in onda lo sconcerto. Indipendentemente dal risultato, casuale e favorito dall’annullamento (più che dal calo) fisico, la desolazione è ovunque.
Nei quasi trenta punti dalla vetta e dodici dall’Europa, nell’irrisorio numero delle vittorie e in quello impressionante delle sconfitte: solo un filotto che oggi rappresenta la fantascienza (due vittorie su due alla ripresa) scongiurerebbe in extremis l’ultima onta di un girone in cui le partite perse sono più di quelle vinte. Accettabile, se ti chiami Cremonese. Un po’ meno se, almeno tempo fa, ti chiamavi Milan.

Numeri da oscenità. Con l’ultima perla, a margine dell’ennesimo derby perso della sua gestione: “non ho avuto tempo di mettere Mexes”. Matri e Pazzini, invece, sì. Uno, la sua geniale invenzione di mercato, l’altro, fuori causa da maggio. A Dubrovnik, poco distante, s’erano probabilmente accorti che i rossoneri annaspavano e boccheggiavano da 15 minuti buoni, ben prima del gol. Massimiliano Allegri no, consegnando ai posteri l’ennesima partita (peraltro, non una partita qualsiasi) condizionata da cambi sbagliati e tardivi e da un assoluto lassismo, in una stagione in cui abbiamo dovuto anche incassare la spocchia, grottesca quanto inopportuna, del post-Psv: “magari adesso mi dimetto”. Magari.

Invece, Allegri terminerà la sua stagione e il suo contratto con il Milan, evidentemente esente da responsabilità di classifica, di ordine tattico, di infortuni, di mercato (anche quello), mentre il mondo degli osservatori esterni si chiede cos’altro si debba fare per essere esautorati. Tabarez, Zaccheroni e Terim, a confronto una cornucopia di bellezza, estetica e soddisfazioni, se la ridono della grossa.

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Scritto da Ezio Azzollini il dic 23 2013 . Registrato sotto Editoriale, In evidenza, iphone focus, News .