Sono le 17 e 38 minuti.
Da pochi minuti sto camminando a passo lento dal mio ufficio verso quello di mia sorella che mi accompagnerà a casa. Otto minuti e sono già madido di sudore. La città è spossata dall’ondata di calore che la attanaglia da circa un mese.
Mi fermo al semaforo di via Gattamelata anche se è giallo, chi ha voglia di correre?
Le macchine accanto a me rallentano e si fermano. Dopo tre secondi si sente un lungo colpo di clacson. Mi giro a vedere cosa succede e sento una voce che urla: “Muoviti! Levati …!â€. Trasecolo. Ma è rosso!!!!
Il primo della fila abbassa il finestrino (beato lui che ha l’aria condizionata) è risponde come tutti si aspetterebbero: “Ma è rosso, …! Dove vuoi che vada? …â€. (al posto dei puntini mettete le parolacce che preferite).
La città , oltre che spossata, è anche sull’orlo di una crisi di nervi.
Quello che ha suonato guarda il semaforo e sembra svegliarsi: “… Scusa! Devo andare fino a Varese e non so se arrivo in tempo per la partita.â€
“Tranquillo, anche io vado di frettaâ€.
Sorrido, sono le 17 e 39 minuti del 28 Maggio 2003 ed anche io sto camminando verso casa perché questa sera devo vedere LA partita.
Mi manca il fiato e non è per colpa di “El nino†l’ondata di aria calda che da inizio Maggio sta flagellando i milanesi. Mi manca il fiato perché, dopo la lotta “cuginicida†della semifinale di Coppa dei Campioni, ci tocca giocare la finale contro “il maleâ€.
La città , spossata, è sull’orlo di una crisi di nervi e divisa come non lo è mai stata.
La parte nerazzurra dopo la grande delusione è costretta a vedere i rivali che si giocano la finale sapendo che potranno sfottere i perdenti ma subire i vincitori. Scegli il tuo veleno, come dicono gli americani. Milanisti e juventini, invece, sanno che domani sarà un giorno bellissimo o terribile a seconda di quello che succederà su un rettangolo di erba verde situato in una città industriale del nord dell’Inghilterra. Ci si guarda in cagnesco da una quindicina di giorni. Non che sia spiacevole guardare male un gobbo, anzi è dovere di ogni milanista. Il problema è che ce li hai accanto in ufficio, a scuola, nel condominio e vorresti mandarli a quel paese da un paio di settimane e non lo puoi fare. Il carico da undici ce lo mette la Fossa dei Leoni che rifiuta le offerte di collaborazione con la gobbaglia e fa sapere che garantirà la sicurezza nella città di Manchester. Almeno in quello abbiamo già vinto, all’epoca non c’era storia.
E se perdiamo? Oh Signore, ti prego, questo no…
Arrivo sotto l’ufficio di mia sorella che è già in macchina con il condizionatore acceso (il cielo la benedica!). “Ciao Pier, come va?â€. La risposta ce l’ho scritta in faccia. “Dai fratellino. Lo dici da inizio stagione. Stasera vinciano…â€. E’ vero, il giorno della firma del contratto di Sandro Nesta ho dichiarato che avremmo vinto la Coppa dei Campioni. Ma oggi fa caldo, la tensione non fa sconti a nessuno, nemmeno a me.
“Hai chiamato Alessandro?â€. Lei sorride. Alessandro è un nostro amico che ha visto tutta la Champions allo stadio insieme a noi. Nel dubbio, è anche cardiologo. Non si sa mai.
Il resto è vago. Ricordo gli amici del “gruppo Champions†seduti esattamente come allo stadio con le stesse sciarpe. Ricordo di avere fatto gli auguri di buon compleanno a mio padre. Ricordo il gol annullato e di avere pensato che avremmo vinto lo stesso. Ricordo la traversa di Conte. Ricordo l’infortunio di Roque Junior e di avere pensato “Adesso gli nascondiamo la palla fino ai rigori. Speriamo che non lo debba tirare anche luiâ€.
Fino ai calci di rigore.
Ricordo di avere stretto la mano a tutti i ragazzi dicendo: “Signori è stato un onore arrivare fin qui insieme a voi†(lo so, è presa da “Titanic†ma, li per li, mi è venuto in mente solo quello) e poi di essermi seduto sul divano.
Vinciamo.
Perdiamo.
Vinciamo.
Perdiamo.
Poi ricordo la faccia di Sheva che guarda l’arbitro, la palla, poi l’arbitro e ancora la palla. “Oddio, lo sguardo del cerbiatto bagnatoâ€. No, Andreino aveva un appuntamento con la storia. Da campione straordinario, quella palla, lui l’aveva già messa alle spalle di Buffon. Voleva solo festeggiare e correre incontro al suo pallone d’oro. Al nostro trionfo.
Ricordo la faccia di Lippi che piange e, mentre piange, rappresenta tutti i gobbi. Sconfitti in maniera definitiva.
Ricordo quel grido forte e lunghissimo affacciato alla finestra di casa, quello JUVE MERDA (che i vicini ricordano ancora) prima che la passione del popolo milanista esplodesse nella città spossata, divisa ma non più sull’orlo di una crisi di nervi. Gli altri, nella crisi di nervi, ci erano sprofondati per intero mentre noi eravamo in un angolo di paradiso chiamato Milan.
Quale sia il senso del post è lampante per i milanisti. Nel caso ci fossero dei gobbi o dei tifosi del Giannino forniamo una spiegazione.
Quattro giorni fa al posacenere stadium è andata in onda una fotocopia ridotta e sbiadita di quella partita. Gli sconfitti di allora sono rimasti gli stessi, sbiaditi e cleptomani. Il Milan è stato sostituito dal “piccolo mostro†che ha fatto scempio del nome che ancora, abusivamente, porta.
Noi il diritto di criticare il “piccolo mostro†ce lo siamo guadagnati nel corso degli anni riversando sul Milan una passione bruciante, bellissima e sconfinata. E’ il “piccolo mostro†e noi lo trattiamo malissimo perché sta distruggendo, un pezzo alla volta, la nostra squadra del cuore. Tuttavia, nel bene e nel male, rimaniamo i veri ed unici depositari di quel piccolo grande sogno chiamato Milan e di quella passione che il 28 Maggio 2003 ci ha portato ad impazzire di gioia.
Potete vincere le prossime cento partite ma rimarrete per sempre quelli che la notte di Manchester l’hanno passata a piangere.
Così, giusto per non dimenticare mai.
Pier
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