di Carmelo Abate
Crisi. Crisi aperta, crisi accesa, crisi senza fine. Un fiume in piena a cui nemmeno un (teoricamente) comodo Milan-Genoa ha posto fine. Un match che aveva i crismi della tregua diviene l’apoteosi del buio. Solo nel 1981-82 l’impresa di fare peggio dopo 13 giornate: allora i punti erano 12 ed il verdetto finale fu Serie B.
Assedio. Assedio (infruttuoso) sul terreno di gioco, assedio sugli spalti, assedio mediatico. Non é bastata un’ora di assedio in superioritá numerica ad evitare gli assedi in catena di (s)montaggio. Non sono state sufficienti 26 conclusioni ed un penalty, no. E dunque contestazione della Curva, rabbia, gelo ed indignazione sugli spalti. Rovente post partita sopito dal duo Kaká-Abbiati la chiusa. E non hanno fine lo polemiche sulla carta stampata, i pareri di improvvisati ed improbabili esperti al bersaglio comune Allegri, le proiezioni sul futuro assetto societario accortocciato nella probabile secessione Berlusconi-Galliani.
Labirinto. Sotto assedio nel tunnel della crisi, latitanza nel labirinto Milan. Una parentesi graffa non ancora chiusa, continui segni negativi ed un risultato incerto. Il miraggio della parola fine, del segno uguale che ponga fine all’incubo. L’ennesimo vicolo cieco ha protratto la sofferenza e le imprecazioni, l’ennesima conferma di Allegri ha condotto il tracciato ad un ultima cruciale strettoia europea. Celtic-Milan sancirá il futuro del tecnico. E forse anche quello della stagione.
Fine della crisi, interruzione dell’assedio, fuga dal labirinto. Questi i 3 obiettivi per la prosecuzione e conclusione di un’annata che sancisce inevitabilmente il termine di un ciclo. Perchè restano, per i più arditi, gli ottavi di Champions (…) e quella Coppa Italia che non issiamo dal lontano 2002-2003. Perchè ne verremo fuori, sì. Perchè siamo il Milan.
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