DAMNATIO MEMORIAE


La semifinale contro la Juve se la è giocata malissimo. Noi ci contavamo Carletto...

La semifinale contro la Juve se la è giocata malissimo. Noi ci contavamo Carletto…

Mercoledì 13 Maggio 2015 si è celebrato il funerale del campionato italiano di calcio. Ad officiare la cerimonia, curiosamente, proprio l’italiano Carlo Ancelotti il quale, pur alla guida di una squadra infarcita di campioni e costosissima, riesce a partorire uno striminzito pareggio che fa accomodare la Juventus in finale di Champions League.
E’ un trionfo, non una vittoria. E lo sarà indipendentemente dal risultato del 6 Giugno perché, i milanisti lo sanno bene, la finale è una festa per due. Arrivare fin li da delle sensazioni incredibili per le quali tifosi e calciatori vivono.
Certo, perdere quella partita è una mazzata incredibile e se dovessero perdere per noi sarebbe una grandissima gioia.
Ma ormai il danno è fatto.
Comunque la gobbentus (intesa come tifosi, società e giocatori) acquisirà dalla partecipazione alla finale consapevolezza, fiducia e, soprattutto, denaro. Tantissimo denaro. La squadra più ricca d’Italia allargherà il solco, enorme, che già la separa dalle avversarie della Serie A.
Chiamo a testimone l’amico Raoul Duke.
La sera dell’inaugurazione dell’ Hallo Kitty Stadium gli mandai un messaggio che diceva, più o meno, che da quella sera la vita dei gobbi sarebbe cambiata. Preso su tutta la linea.
Stadio di proprietà. Bilancio risanato. Organico più forte del campionato. Nuova consapevolezza nei propri mezzi. Ed anche un extra bonus in denaro che permetterà l’acquisto di altri giocatori. I prossimi campionati italiani saranno una mattanza.
Certo, il “modello Juve” non è replicabile.
In nessun posto al mondo c’è una squadra che ruba così tanto. Altre squadre godono di trattamenti di favore nei propri campionati (basta vedere Barcellona e Real Madrid) ma solo in Italia si tratta di una squadra unica. Dobbiamo risalire alla Steaua Bucarest di Ceausescu per trovare una compagine così “di regime”.
Solo in Italia, troviamo un sistema che permette la costruzione di nuovi stadi di proprietà solo ad una squadra in virtù di una legge speciale. Quello stadio è stato costruito grazie ad una regola speciale di attuazione delle Olimpiadi invernali di Torino. Avrebbe dovuto essere estesa a tutte le squadre italiane ma non è stato fatto. La cosa non sorprende in un paese dove il privilegio non solo non è mal visto ma anzi surrettiziamente favorito ed introdotto nella vita di ogni giorno. E tutti giù ad applaudire e sbrodolare vantando come fiore all’occhiello un posacenere che non può nemmeno ospitare la finale di Champions League. Idioti.
Solo in questo paese una squadra che avrebbe dovuto essere cancellata dalla storia dello sport con disonore è stata graziata e gli è stata data la possibilità di riciclarsi, anche e soprattutto, in virtù di un ricatto da 400 milioni di euro nei confronti della Federazione.
Solo in questo paese c’è una squadra che gode di appoggi, favori e connivenze che le permettono, per esempio, di fare mercato per prima con almeno quattro squadre avversarie, strapagando loro i giocatori e permettendosi di andare a vincere sempre sul loro campo. Udinese, Siena, Atalanta. Dicono niente questi nomi? Quando è stata l’ultima volta che la Juve ha perso con loro?
Oltre a quello che abbiamo detto sopra aggiungiamo che giocano in un campionato nel quale possono riposare tre giornate su quattro e quando c’è bisogno (vedi Juventus – Roma di questo campionato, partita che passerà alla storia come “la grande rapina al treno”) gli danno una mano i signori in giallo.
Tutto vero ma, ripeto, ormai il danno è fatto.
Tra la Juventus ed il Milan il divario è, ad oggi, immenso. Sotto ogni profilo. Economico, tecnico, tattico, atletico e ambientale.
Ad oggi, la Juventus ha vinto il campionato con un mese abbondante di anticipo, sta per giocare la finale di Coppa Italia (in caso di vittoria sarebbe la decima e, tranquilli, ci romperebbero i sentimenti per la stella d’argento)  e giocherà quella, ben più prestigiosa, di Coppa Campioni. Hanno chiuso per Dybala, sono sulle tracce di Nainggolan, De Jong e Saponara. Il nome che viene loro accostato è quello di Cavani.
Ad oggi, il Milan non sa. Non sa nulla. Proprietario, dirigenza, allenatore e giocatori per la prossima stagione restano un mistero. Le uniche cose che si sanno sono quelle relative al presente: bilancio in rosso di 91 milioni di euro, esposizione debitoria con le banche per 250 milioni, secondo monte ingaggi del campionato, undicesima posizione in classifica (dopo l’ottava dello scorso anno), assenza totale di gioco e schemi, secondo anno consecutivo senza coppe europee. Il deserto allo stadio e l’odio della stragrande maggioranza dei tifosi.
Il risultato sarà, con ogni probabilità di tipo “voyeuristico”; stanti così le cose, il Milan starà a guardare i prossimi cinque anni di trionfi della Juventus.

Facciamo un salto indietro con la memoria.
E’ il 23 Maggio 2007.
La Juventus ha festeggiato la vittoria nel campionato di Serie B nel quale è stata retrocessa a seguito dei fatti di calciopoli mentre Paolo Maldini, autentico monumento della storia rossonera, solleva la nostra settima Coppa dei Campioni.
Sono passati otto anni, non ottanta. Otto anni nei quali abbiamo assistito, inermi e inerti, a quattro scudetti dell’Inter e quattro scudetti della Juve. Otto anni nei quali, fatta eccezione per lo scudetto di Allegri, abbiamo fatto da spettatori alle vittorie degli altri.
Come è potuto accadere?

Inutile dilungarci, sappiamo tutto. Presidente, dirigenti, allenatori, medici, giocatori, comunicazione rossonera, stampa serva. Tutti colpevoli, nessuno escluso.
Ma colpevoli di cosa?
Di avere trasformato il Milan in una squadra perdente?
No. Non ci interessa. Ecco cosa non capiscono gli idioti asserragliati nel loro bunker. Non soffriamo perché il Milan perde. Soffriamo perché il Milan ha perso le proprie radici, la propria identità cacciavite, il proprio ruolo di argine contro la gobbità del campionato italiano.
Soffriamo per l’impossibilità di batterci al di la dei nostri limiti contro tutto e contro tutti. Perché ci hanno ridotto a nulla. Il nulla non ha limiti, è nulla.
Sconfiggere questo regime non è più la priorità. Non mi basta più. Mi batterò perché la loro memoria sia dannata. Devono passare alla storia per quello che sono.
Gente che ha approfittato del Milan e dell’amore sconfinato dei suoi tifosi per il loro maledetto interesse personale. Quanto di meno milanista e “cacciavite” si possa immaginare.
Via, per sempre, dal nostro Milan.
Possiate essere ricordati come il momento più buio della storia del Milan.

Andatevene, Maledetti.

Pier    

P.S.: Venerdì alle 19,00 sarò come sempre ospite di Fabio Lamanna a Milan Time mentre lunedì prossimo 25 Maggio dalle 14,00 alle 16,00 sarò ospite di Fulvio Floridia e Gabriele Borzillo nella loro trasmissione “Che calcio che fa” sempre su Radiomilaninter.
Si parlerà di blog ed informazione non ufficiale nel mondo del calcio. Vi aspetto numerosi

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