Daniele Bonera, in seguito alla più che convincente prestazione di ieri sera da terzino destro, riceve il plauso di tifosi e giornali. In molti concordano sul fatto che la sua non è soltanto una piena sufficienza: in effetti con lui in quella zona del campo ci si aspettava tutto un altro tipo di partita. Sembrava che Seedorf, complici infortuni e squalifiche, avesse deciso di puntare su un uomo come lui, e non su Poli, poiché con la sua esperienza Bonera poteva garantire maggior spessore difensivo. Ma già dopo pochi minuti di gara il Chievo e San Siro hanno intuito che l’antifona era molto diversa: un Bonera così offensivo probabilmente non lo avevamo mai visto.
Ma permetteteci di fare un passo indietro, perché il lavoro oscuro di un uomo così duttile e versatile spesso è difficile da inquadrare. L’anno scorso Massimiliano Allegri, ormai orfano di grandi nomi nel reparto difensivo, aveva deciso di puntare molto sul duo Bonera-Mexes. D’altronde le prestazioni di Zapata erano ancora troppo discontinue per poter affidare a lui le redini della difesa rossonera. Quest’anno, però, il pessimo inizio di campionato e l’arrivo di Rami a gennaio avevano fatto sì che il centrale rossonero non risultasse più un titolarissimo. Ed ammettiamolo: quando chiamato in causa il nostro Daniele non ha fatto di certo meglio dei suoi compagni. Colpa dell’età? Dei problemi muscolari? Della botta al ginocchio rimediata in partita? In molti hanno fatto presto a trasformarlo dall’eroe milanista semper fidelis ad uno che bisognava defenestrare quanto prima.
Ma allora chi è veramente Bonera? L’uomo giusto al quale affidarsi totalmente per la salvaguardia del fortino o quello sbagliato per molteplici fattori, non ultimo qualche fraintendimento e distrazione di troppo? E’ difficile rispondere a questa domanda, di certo il nostro numero 25 è attualmente entrambe le cose, ma ha dalla sua il fatto che non è mai semplice giocare una partita di tanto in tanto e riuscire in quell’unica occasione a diventare il salvatore della patria. Ma ieri ci è riuscito e non è neanche la prima volta.
La verità è che Daniele Bonera è e resta un elemento prezioso per la rosa del Milan, nonostante l’età. E’ uno degli ultimi anziani che hanno fatto parte del grande Milan che vinse la Champions League del 2007, è quello che ha visto buttare giù e ripartire da zero molte rose, è uno che è milanista da sempre, uno che nel bene e nel male ci mette il cuore. Basti pensare a due fatti recenti, tanto emblematici quando agli antipodi: nella gara contro la Fiorentina Cuadrado non ha quasi mai visto il pallone, un elegante trentatreenne gli è stato alle calcagna; nella prima gara in cui rivide Cassano in campo, all’epoca con la maglia dell’Inter, è stato molto duro con lui sia a livello di ritmo di gioco sia a livello comportamentale. Com’è naturale uno che il Milan ce l’ha nel DNA non poteva mandare giù il boccone amaro servito da un ingrato cavaliere oscuro.
Bonera non è il futuro giocato, ma è sicuramente l’esperienza che manca a questo Milan e soprattutto la voglia di dimostrare di meritare questa maglia. D’altronde se Bonera è sempre stato parte delle seconde linee rossonere il motivo è uno solo: davanti a lui c’era un certo signore di nome Alessandro Nesta e fu scavalcato solo da Thiago Silva.
E se per il Totti nazionale “il giocatore più tosto” che ha affrontato in carriera è il nostro Bonera un motivo deve esserci.
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