Detesto puntualizzare l’ovvio…


Detesto puntualizzare l'ovvio, Juve, ma tu sei la feccia del calcio italiano...

Detesto puntualizzare l’ovvio, Juve, ma tu sei la feccia del calcio italiano…

Purtroppo mi tocca tornare su qualcosa che pensavo fosse archiviato. Non solo archiviato semplicemente ma con sentenza passata in giudicato.
Quello che sta succedendo in questi giorni nel piccolo mondo del calcio italiano è gravissimo ed inaccettabile. La situazione che si è venuta a creare dopo la sconfitta della gobbaglia in quel di Berlino è ben oltre il ridicolo
1) La Juventus è arrivata alla finale di Champions League in maniera quantomeno sospetta. Nel gironcino di qualificazione (con Atletico Madrid, Olympiakos e Malmoe non un turno di Europa League ma ci andiamo vicino…) alla quarta giornata, settantesimo minuto, erano virtualmente eliminati dagli ottavi essendo sotto 2-1 con i greci. Gli ottavi li hanno giocati, letteralmente, contro quello che avanzava del Borussia di Dortmund una squadra di bassa classifica lontana parente di quella che aveva incantato l’Europa due anni prima. I quarti con il Monaco sono stati passati a fatica grazie a due decisioni errate degli arbitri; il rigore non concesso ai monegaschi al ritorno (dato soggettivo) e quello concesso ai torinesi all’andata evidentemente fuori area (dato incontrovertibile anche per un gobbo qualsiasi anche quello che fa l’amministratore delegato del Milan e si mette a sindacare una cosa come la prospettiva). Bene, o quasi, in semifinale contro il Real Madrid discendente di Ancelotti (“zero tituli” in questa stagione per i blancos) ma non è sufficiente per giustificare una comparsata nell’evento principe della stagione. La sconfitta, pesante in termini di gioco e risultato, non è un caso ma la logica conseguenza di un calcio orribile giocato da una squadra aiutata dagli arbitri e dal sorteggio.
2) La finale infatti, se facciamo salvi alcuni minuti di sbandamento del Barcellona a cavallo del gol rubentino, non ha avuto storia. Il primo quarto d’ora è un incubo dal quale gli undici bambini spauriti in bianconero si sono salvati grazie a una dose di fondoschiena XXL unita ad un portiere, sia pure al tramonto, ancora determinante. In un paese diverso, tifosi diversi avrebbero messo in croce i loro giocatori. Qui, invece, siamo obbligati ad assistere alla festa del “Noi c’eravamo” piuttosto che del “fieri di voi”. Spazzatura. Fieri di avere preso pallonate per 80 minuti su 90? Contenti voi…
3) Il calcio italiano, lungi dall’essere guarito come aveva vaticinato la stampa dell’ovvio nei giorni delle tre semini finaliste nelle due coppe continentali, è moribondo. Se non già in putrescenza. La squadra tricampione d’Italia che si è fagocitata la Serie A già ai primi di Gennaio ha subito una lezione di calcio senza precedenti. Nel primo tempo non è stata contata in piedi perché nel calcio non è possibile. Vedere Andrea Pirlo, che durante il campionato veniva esaltato dalla stampa asservita fino alle soglie del pallone d’oro, messo largo a sinistra per cercare di tamponare lo strapotere dell’Illusionista è la misura di come siamo messi (lettera minuscola) e di come sono Messi loro (lettera maiuscola). Giusto per togliermi l’ennesimo sassolino dalla scarpa è importante fare notare come, in questo panorama, l’inerzia decennale della dirigenza rossonera acquisisce gravità tripla. Basterebbe davvero poco per essere allo stesso livello con la prima ma in questi anni si è preferito parlare di Piano Marshall a favore di gente che ne ha fatto un uso perlomeno discutibile.
4) Nonostante la pessima figura rimediata in ogni categoria statistica il gobbame tifoso e giornalista si lamenta per l’arbitraggio. Fallo, presunto, di Jordi Alba (170 cm per 69 chili) su Pogba (188 per 80) che cade a terra. Il fallo, oltre ad essere una palese invenzione della fervida fantasia gobba, è ampiamente controbilanciato da due episodi dubbi che hanno danneggiato il Barcellona: fallo di mani in area dello svizzero piagnone con il cognome impronunciabile ed il gol annullato a Neymar. Stessa situazione (fallo di mano in area involontario), giudizio diverso. Per il gobbo si sorvola per il blaugrana arriva il fischio e l’annullamento del gol. Basta così? Direi di no visto che la sestina arbitrale permette ai carcerati di Torino un gioco duro oltre i limiti dell’intimidazione per tutti i novanta minuti lasciando per alcuni tratti libero sfogo alla caccia alla tibia catalana. Vidal avrebbe dovuto uscire dopo dieci minuti di partita. O no? Sembrerebbe di no visto che mi è capitato di leggere sulla pagina facebook di un giornalista con la schiena storta (cito più o meno testualmente): complimenti all’arbitro, il vero protagonista della Finale di Berlino. Pudore, ritegno e dignità a letto senza cena…

Fin qui la partita.
Il dopo è anche peggio.

5) Ancora Facebook a farla da padrone. Imperversa quella cazzata monumentale sui cani e sui leoni. Premesso, come dice il mio amico Marco Traverso, che nella savana di cani che mangiano cadaveri di leoni se ne vedono pochini visto che il lavoro è egregiamente svolto da iene ed avvoltoi, non mi sento affatto offeso dal paragone con un animale nobile come il cane. Anzi. Il problema non è paragonare gli altri a cani. L’effetto grottesco si ha nel momento in cui questo popolo insignificante paragona se stesso ai leoni. La partita ci ha mostrato dei gattini bagnati da un acquazzone estivo piuttosto. Ma sorvoliamo e facciamo finta (con la stessa fantasia con cui questi si attribuiscono gli scudetti) che il paragone con i leoni ci stia, che abbiano giocato una partita gagliarda alla pari con i loro avversari. Sbaglio o questi sono quelli che, dopo ogni furto, urlano al mondo intero la loro triste filosofia di vita senza morale secondo la quale “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta?”. Bene, secondo le vostre regole, che tu sia leone, cane, coniglio, opossum o muffetta LO AVETE PRESO NEL CULO. Nella LORO mentalità non c’è spazio per la figura dell’eroe perdente. Nella lotta tra quel baro del semidio Achille e l’uomo Ettore che va a farsi massacrare sapendo di non avere nessuna possibilità io sto sempre con il secondo, loro con un favore arbitrale.
6) Ovviamente non finisce qui. Si sono inventati anche l’indignazione per la gufata e per il tifo contro. Fin da quando ho memoria io tifo contro quasi tutte le squadre italiane. Primo, perché lo faccio in campionato e non mi sento a mio agio a farlo passata la dogana alla Brogeda. Secondo perché succede la stessa cosa in ogni paese europeo dove si tifa sinceramente per la propria squadra e per la nazionale ma mai per i connazionali in coppa. Terzo, perché loro lo hanno sempre fatto con noi. Ve li ricordate dopo Istanbul? Facevano bene loro all’epoca, facciamo bene noi oggi. Solo loro però potevano inventarsi questa stupidata colossale. Cito una frase del mio amico Roberto Torti (“settore” per chi sa di cose nerazzurre) che è interista ma è intelligente e scrive da Dio: “Se 60 milioni di italiani – più quelli sparsi per il mondo – non tifano tutti per voi fatevene una ragione. E fatevi anche una domanda: “Perchè stiamo sul cazzo a così tanta gente?”.
Esatto. Ci sono milioni di italiani che sabato sera hanno festeggiato alla fine del massacro di Berlino ed io sono, orgogliosamente, tra questi. Come ho festeggiato dopo le loro sconfitte con il Borussia ed il Real Madrid. L’antijuventinismo è una parte fondamentale dell’essere milanista.
7) A proposito di tifare contro. Skyrube (ma gli amici che hanno guardato la partita su Rubeset mi hanno detto le stesse cose) si è comportata per settimane come il settimanale parrocchiale della gobbaglia imperante mancando, a mio avviso, di rispetto agli abbonati che tifavano per il Barcellona. Io pago per vedere la finale di Champions e non una riunione di un Rubentus club. A commentare la partita Paolo Rossi, Mauro, Marocchi e Vialli. Indecente.

Chiudiamo ancora una volta sul piano dialettico un capitolo che davamo per chiuso nell’attesa di riaprirlo nel posto dove preferiamo combattere, il campo da calcio.
Sicuramente non succede.
Ma se succede…

Pier

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