E la nave solcò acque insanguinate

Berlusconi_Silvio

BLOG – Uno, Nessuno e Centomila

di Vittorio Polieri

Il corpo senza vita di Massimiliano Allegri giaceva sulla morbida moquette della cabina. Stringeva fra le mani il contratto che l’aveva legato al Milan fino al termine del campionato e che poteva ormai considerarsi carta straccia. Adriano Galliani, che quella mattina era venuto a chiamarlo per la colazione, sedeva contrito sul comodo divano della suite, la testa fra le mani. Singhiozzava ripensando allo 0-0 dell’Olimpico, la partita che aveva consegnato al club rossonero il diciottesimo scudetto della sua storia, ma anche ai fasti di Pechino, quando i cugini nerazzurri avevano lasciato che Massimo Ambrosini sollevasse al cielo la sesta Supercoppa Italiana dell’era Berlusconi. Il presidente, appresa la notizia, si era immediatamente chiuso in cabina, lasciando detto che l’amministratore delegato si sarebbe fatto carico dei comunicati stampa e del rapporto con gli inquirenti.

L’ispettore Pincopallino percorse il corridoio a passo svelto, si fece largo fra gli inservienti ed entrò nella suite del defunto Allegri, dove un collega gli spiegò per sommi capi l’accaduto. Si avvicinò ad Adriano Galliani e gli chiese se volesse seguirlo nella cabina di un graduato, messa a disposizione delle forze dell’ordine per lo svolgimento delle indagini.

Dottor Galliani, cerchi di riepilogare quanto accaduto per favore…

Si, certo… Dunque… Da qualche tempo l’Associazione Calcio Milan e MSC Crociere hanno messo su una partnership che desse ulteriore visibilità alle parti. Capirà, è un’iniziativa che incontra le nostre e le loro esigenze… Così anche quest’anno si è organizzata la consueta Crociera Rossonera, la quarta per la precisione, dopo il successo di quella dell’anno passato…

Si tenne a giugno 2013, se non erro… Si sollevò un polverone per le frasi su Tevez e per l’annuncio della rescissione di capitan Ambrosini…

Esatto. Saprà certamente che arrivi e partenze sono normale amministrazione per una società che deve guardare al futuro… Ad ogni modo, anche quest’anno avevamo coinvolto il mister nell’iniziativa. Dovevamo onorare la partnership e immaginavo che tutto sarebbe filato liscio… Invece…

L’amministratore delegato rispose alle successive domande in modo esaustivo; Pincopallino si ritenne soddisfatto, ma prima di congedarlo si vide costretto a porre l’interrogativo più scomodo:

Immagina chi possa aver compiuto un gesto simile? Qualcuno ce l’aveva con lui?

Galliani tenne la testa bassa, poi alzò fieramente lo sguardo e parlò in modo accorato:

Mi creda, non ne ho idea. Max è stato un grande allenatore, una scommessa vinta dalla società e in primis dal presidente Berlusconi. C’era grande soddisfazione attorno al suo operato, non abbiamo mai avuto motivo di dubitare della sua lealtà alla causa rossonera. Aveva rivali, questo si, ma solo in chiave sportiva. Non ritengo di dover aggiungere altro…

Detto questo, Adriano Galliani lasciò la stanza col suo passo cadenzato, non prima di aver stretto la mano all’ispettore ed essersi detto disponibile per qualunque tipo di ausilio alle indagini. Pincopallino rimase seduto nella penombra, si trattava di una vera seccatura. L’ammiraglia della MSC aveva attraccato in porto proprio quella mattina e dalla procura, chiamata ad intervenire, avevano deciso di affidare il caso proprio a lui, che oltre al cornetto non aveva ancora digerito gli addii congiunti di Ibra e Thiago Silva. Si fece portare gli incartamenti che aveva intravisto nella suite di Allegri, quando vi si era recato per visionare il cadavere: oltre al contratto, tolto di mano alla vittima, c’erano numerosi ritagli di giornale, tutti databili al periodo maggio-giugno dell’anno precedente. Pincopallino li guardò uno ad uno, leggendone il titolo ad alta voce:

“Allegri vuole garanzie, pronto a restare fermo in caso di esonero”

“Via Allegri, pronto biennale per Seedorf”

“Slitta a giovedì prossimo la cena di Arcore”

“Allegri? E’ Berlusconi il vero allenatore del Milan”

“Caso Allegri all’atto finale. E intanto Galliani rischia…”

“La telenovela Allegri? Un teatrino”

“Galliani: E’ stato Berlusconi a confermare Allegri”

Qua e là freccette e sottolineature, che evidenziavano dichiarazioni al vetriolo o prese di posizione non del tutto chiare. Quelle carte attestavano un risentimento che Allegri doveva aver covato a lungo, inasprito dal trattamento ricevuto e dal valore ormai nullo di quel contratto accartocciato. Già nella primavera del 2013, dall’esilio dorato di Villa San Martino, Berlusconi aveva più volte denigrato le scelte del tecnico toscano, rimarcando le pecche evidenziate dal 4-3-3 e premendo per il provvidenziale ritorno al 4-3-1-2, con un trequartista versatile che riproponesse le giocate di Rui Costa o Kakà. Lo stesso 4-3-1-2 di cui Allegri era sempre stato un interprete fedele, prima che le cessioni illustri volute dalla dirigenza non imprimessero un deciso cambio di rotta, confermato dall’arrivo a Milanello di giocatori come Bojan e Niang, portati per caratteristiche a partire sugli esterni. Il 4-3-3, insomma, Allegri se l’era trovato per le mani e, prima che la nave colasse a picco, aveva dovuto rivedere il proprio credo calcistico, guidando un collettivo disorientato alla conquista del terzo posto, il traguardo minimo auspicato dalla società. Galliani, nel corso dell’interrogatorio, aveva detto bene: il tecnico si era dimostrato leale alla causa rossonera, accantonando le divergenze coi piani alti e prendendosi una rivincita sul campo, grazie all’appoggio incondizionato del gruppo. Ma questo a qualcuno non era andato giù.

***

Le indagini proseguirono fino a sera. Pincopallino aveva percorso tutte le strade possibili, senza cavarne il minimo risultato; restava soltanto una cosa da fare, poi si sarebbe chiuso in ufficio a redigere mestamente il rapporto. Si diresse alla suite presidenziale, ma un paio di gorilla gli impedirono il passaggio. Mostrò a più riprese il tesserino e fu introdotto al cospetto del Cavaliere solo in seguito a vibranti proteste, neanche fosse il più abbietto dei criminali.

Si accomodi pure, ispettore. Perdoni le cattive maniere, ma questi amici hanno a cuore la mia incolumità”.

Il presidente accolse il poliziotto sul balconcino della suite, illuminata a giorno e provvista di raffinata tappezzeria. Il cielo si stava lentamente scurendo, ma era ancora visibile in prossimità dell’orizzonte la striscia violacea lasciata dal sole. Il patron rossonero rispose in modo affabile a tutte le domande, sfoggiando con disinvoltura la consueta parlantina. Era consapevole del proprio ascendente e non faceva nulla per mascherarlo, anzi, se ne serviva per ammaliare l’interlocutore e veicolare la conversazione. Si disse sconvolto dall’accaduto, tornando più volte sui suoi rapporti con la vittima e sulle esperienze lavorative che avevano condiviso.

Allora come spiega le frequenti critiche sul suo operato? Ci è andato giù pesante…

Telegiornali e carta stampata molto spesso lasciano trapelare più di quanto dovrebbero. Detto da un magnate delle telecomunicazioni suona piuttosto strano, me ne rendo conto… In questo caso, tuttavia, devo confessare che le indiscrezioni corrispondono a verità“.

Il Cavaliere fece un cenno alle sue guardie del corpo, che abbandonarono prontamente la suite. Poi riprese: “Nel maggio 2010 offrii la panchina del club a Marco Van Basten, il quale a sorpresa decise di rifiutare le nostre lusinghe. Non sapevo cosa fare e mancò poco che rinunciassi anch’io alla guida della società. Vendere il Milan chiaramente mi sarebbe costato in termini di popolarità, solo con la cessione di Kakà ci avevo rimesso tre punti alle Europee, ma la crisi muoveva i primi passi e non si trovò alcun compratore. Galliani mi parlò di questo Allegri, che a Cagliari aveva fatto molto bene; sembrava avesse il physique du role per interpretare il credo della società, perciò decidemmo di dargli una possibilità. Il suo arrivo a Milanello segnò una svolta, non ebbe bisogno neppure dell’elicottero. Vinse quello scudetto col plauso della critica, ma dietro le quinte si muoveva da vero livornese, testardo più di chiunque altro“.

Un bel problema per uno come lei…

Vede, caro Pincopallino, ogni uomo di spettacolo conosce il proprio posto sulla scena ed è tenuto a rispettarlo. Nella vita le dinamiche sono le stesse. Personalmente sono portato a credere che l’umanità, su un piano morale, sia suddivisibile in capocomici, spalle, controfigure e comparse. I capocomici prendono l’applauso più scrosciante, dispensano piacere ed eleganza nei movimenti. Le spalle sono individui comuni, che svolgono egregiamente il proprio lavoro ma vivono immancabilmente all’ombra di qualcun’altro. Le controfigure sono l’emblema della mediocrità: sostituiscono i protagonisti nelle situazioni più controverse, facendo finta di essere chi non sono. Delle comparse, poi, chi vuole che si ricordi… Ebbene, ciascuno di noi interpreta un solo ruolo per tutta la vita. Alcuni prendono gli applausi, degli altri se ne può fare a meno“.

Di colpo, ogni cosa fu illuminata. Ripensò al foglio accartocciato che la vittima stringeva fra le mani e al quale avrebbe dovuto prestare attenzione sin dapprincipio: prima di passare a miglior vita, Allegri aveva voluto mostrargli il perno su cui faceva leva l’intera vicenda, il nodo contrattuale che l’aveva legato alla società rossonera e dal quale adesso era eternamente sciolto. Aveva dissodato il terreno della rifondazione, si era assunto le responsabilità di facciata e aveva contribuito ad appianare il bilancio, risparmiando l’assunzione di un nuovo tecnico: lui era la controfigura, qualcun’altro si apprestava a diventare il capocomico. Forse Inzaghi, parcheggiato in Primavera il tempo necessario per capire quanto fosse effettivamente capace di dispensare piacere anche dalla panchina.

Pincopallino guardò Berlusconi, facendogli intendere che aveva mangiato la foglia: ce l’aveva in pugno e in breve avrebbe dimostrato la sua colpevolezza. Ma le prove dov’erano? Si trattava della parola di un modesto poliziotto contro quella di un potente imprenditore, con un passato non trascurabile da primo ministro. Venne assalito dal senso d’impotenza, mentre il suo interlocutore lo squadrava attentamente, aspettando la prossima mossa. Ma non ci fu reazione: Pincopallino abbandonò la stanza a testa bassa, sconfitto nel momento stesso in cui aveva creduto d’aver vinto. Si era dato arie da capocomico, ma alla fine rimase una qualunque spalla. Neppure così brillante.

E ai giornalisti che gli chiesero il nome del colpevole, seppe rispondere soltanto: “Al momento non saprei, sarà stato un mitomane“.

©RIPRODUZIONE RISERVATA. E’ consentita esclusivamente citando la fonte, Canale Milan o www.canalemilan.it

Questo racconto è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è da ritenersi puramente casuale. 

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