L’EDITORIALE – La disfatta del Milan al Vicente Calderon era ampiamente prevista e prevedibile. Per quello che si è visto in campo, il risultato complessivo (5-1 tra andata e ritorno) è stato troppo severo, ma la differenza tra le due squadre c’è comunque.
Sia chiaro: l’Atletico Madrid non è formato da fenomeni. Lo stesso Diego Costa è un ottimo giocatore, ma non è mica Cristiano Ronaldo o Lionel Messi o Frank Ribery. Pensate se il Milan, invece della squadra di Simeone, avesse affrontato il Real, il Barcellona o peggio ancora il Bayern. Sarebbe stata, al 99%, una disfatta più pesante.
Ma lasciamo stare le ipotesi e valutiamo i fatti, che da soli dicono tantissimo. I fatti, ad esempio, dicono che da quando è arrivato Seedorf, il Milan ha fatto peggio che con Allegri. In 11 partite, ben 6 sconfitte. Eliminazione dalla Coppa Italia, eliminazione dalla Champions League, classifica quasi identica a quella di due mesi fa. Insomma, il cambio dell’allenatore non è bastato, anzi non è servito a nulla. Ovvio che le colpe di questa disfatta sono solo in minima parte di Seedorf, ma era giusto pretendere molto di più dall’olandese.
Al di là di come finirà la stagione, l’allenatore della prossima stagione sarà lo stesso di adesso, anche perché il contratto scade nel 2016. Giusto così, non si può “bruciare” un tecnico alla prima esperienza. Berlusconi non è mica Zamparini e prova per Seedorf una sincera stima.
Il principale compito dell’olandese, da qui alla fine della stagione, sarà quello di capire chi potrà ancora indossare la maglia rossonera e chi dovrà fare le valigie. L’impresa non è nemmeno così difficile. I vari Mexes, Constant, Birsa, Robinho, Essien, Honda, Muntari, Silvestre sono stati, in questi mesi (o anni), più dannosi che utili alla causa rossonera. Certo, non sarà facile piazzarli, visti anche gli stipendi faraonici che hanno. Ma vero è anche che non si può progettare una squadra a partire da loro. Solo un folle potrebbe farlo. Oppure uno che ha come obiettivo la salvezza.
Già, il punto è soprattutto questo: il Milan lotta ancora per traguardi ambiziosi? Il club non vince nulla – ripero: nulla – dal 2011. Partiti Ibrahimovic e Thiago Silva, la società non ha più saputo programmare. Ma non si dica che è stato speso poco: basti pensare ai fenomemali ingaggi dei vari Essien, Robinho, Honda, Mexes… oppure al costo dei cartellini di Matri, Zapata, Constant e Balotelli.
Appunto, Balotelli. Si può puntare ancora su di lui per la prossima stagione? Oppure è meglio cederlo? Anche contro l’Atletico Madrid, Mario ha confermato di non essere decisivo nelle grandi sfide. Non si parli di coincidenza, perché nelle partite più importanti, il centravanti ha sempre giocato le sue peggiori partite. Forse la maggior parte della stampa italiana – tanto meno lui – non se ne rende conto, ma l’ex interista non è un fenomeno. Potrebbe diventarlo, ma non lo è. Discorso chiuso. Se arriverà un’offerta almeno equivalente a quella che il Milan fece un anno fa al Manchester City, sarà giusto cederlo, per prendere un attaccante magari più giovane, meno costoso, più gestibile e soprattutto più concreto nelle partite che contano.