ESCLUSIVA – Malù Mpasinkatu: “Al-Ahly, coppe non assimilabili a qui, alla FIFA parametri particolari. Essien sta crescendo”

Al Ahly SC v CF Monterrey - FIFA Club World Cup 5th Place Match

E’ di ieri la notizia che il Milan potrebbe aver perso la palma di Club Più Titolato al Mondo, grazie alla vittoria in Supercoppa Africana dell’ Al-Ahly, squadra egiziana, arrivata a 19 titoli “internazionali e confederali”. Dopo le perplessità che Canale Milan ha sottolineato ieri, oggi si sono registrati anche i dubbi di Adriano Galliani sull’effettiva natura dei trofei conquistati dagli egiziani. In particolar modo la lente di ingrandimento è puntata sulla “Coppa dei Campioni Afro-Asiatica” del 1989. Un torneo nato sulla scia della più famosa Intercontinentale, e che venne disputato in una decina di occasioni, nell’arco di 13 anni in tutto. Per saperne di più sulle origini e la natura di questa competizione in particolare, Canale Milan ha contattato in esclusiva il ds e giornalista Malù Mapsinkatu, massimo esperto di calcio africano in Italia. Ecco cosa ci ha risposto.

Al-Ahly 19 trofei, Milan e Boca Juniors 18: questo, tralasciando il valore delle singole competizioni, raccontano i freddi numeri. Ma vorremmo saperne di più della “Coppa dei Campioni Afro-Asiatica”, a questo punto, restando ai numeri, decisiva in questa speciale classifica. Di che tipo di torneo si trattava?

“Le squadre maghrebine, quindi squadre ad esempio di Egitto, Algeria, Tunisia, Libia, partecipavano a questi tornei con le squadre asiatiche soprattutto dell’area di lingua araba. Si tratta di competizioni che non hanno la valenza di quelle continentali e intercontinentali che si giocavano nel frattempo in Europa. Senza nulla togliere all’Al Ahly, quella intercontinentale non ha la valenza della Champions africana, che lo stesso club egiziano ha vinto, e quindi non si fa torto all’Al Ahly nel giudicare una competizione come quella afro-asiatica. Sono di quelle coppe per cui, tra l’altro, si fa fatica a trovarne di assimilabili tra quelle che si disputano qui”.

C’è margine secondo lei per le rivendicazioni che Galliani ha annunciato, visto che la FIFA dovrebbe essersi espressa sull’argomento una quindicina d’anni fa?

“Purtroppo, spesso c’è anche alla FIFA un modo tutto particolare di classificare le cose. A volte anche a livello di singoli calciatori, la IFFHS, l’istituto della storia e statistica del calcio che la FIFA riconosce, stila delle graduatorie basate sui numeri che danno verdetti discutibili. Ricordo che capitava che la classifica che come miglior bomber del mondo premiasse calciatori africani di Oman o Congo, come nel 2007, davanti a giocatori come Drogba ed Eto’o, secondo dei parametri del tutto particolari”.

Ne approfittiamo per chiederle una impressione sui due nuovi acquisti del Milan di origine africana. Cominciamo da Taarabt, che sembra aver convinto in fretta…

“Taarabt non è una sorpresa per me, le qualità tecniche del giocatore marocchino non le scopro ora. Al Milan ha voglia di dimostrare che non è il personaggio con l’etichetta del bad boy che gli avevano attaccato addosso in Inghilterra, ma un giocatore con doti importanti, e con ampi margini di miglioramento”.

Per Essien, invece, un inizio un po’ più difficoltoso…

“Sapevamo che arrivava al Milan con un minutaggio stagionale basso, per un ruolo in cui la condizione fisica è fondamentale. Le prime prestazioni dovevano andare così. Ma con l’Atletico Essien ha finito addirittura in crescendo, quando era lecito aspettarsi il contrario, anche per il dispendio fisico che una partita del genere comportava. Invece ha iniziato in sordina ed è cresciuto alla distanza. Anche sulla sua avventura in rossonero sono pronto a scommettere”.

I nostri colleghi di Canale Genoa, invece, vorranno sapere di Konatè. Cosa c’è da attendersi da questo attaccante, classe ’93?

“E’ un giocatore che, anche in questo caso, non mi sorprende. Mi aspettavo che già dopo le Olimpiadi di Londra fosse pronto per l’Italia, poi c’è stato il passaggio intermedio in Russia al Krasnodar, ma ha fatto benissimo il Genoa a crederci, perché è un attaccante che al di là delle doti tecniche ha personalità. E’un lottatore, ha una gran corsa, e anche in questo caso vedo grandissimi margini di miglioramento. Con gli accorgimenti tattici e gli insegnamenti di Gasperini diventerà un giocatore sempre più importante per il campionato italiano”.

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Scritto da il feb 22 2014 . Registrato sotto Esclusive, In evidenza, iphone focus, News .

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