Evoluzione Milan: da Casa Milan verso il nuovo stadio. Senza perdere, però, l’emozione della tradizione rossonera

Cambiano i tempi. Cambiano gli obiettivi, cambia anche la mentalità a casa Milan. E’ arrivato il tempo di pensare ad una casa, no non quella già costruita in via Aldo Rossi, la sede istituzionale più innovativa e tecnologica del nostro calcio. Stiamo parlando del tempio del calcio rossonero che, da come si stanno svolgendo gli eventi, non sarà ancora per molto S. Siro. Lo stadio milanese, che dovrà restaurarsi in vista della finale Champions, prima o poi dovrà chiudere i battenti per far spazio ad una struttura di proprietà. E gli anni di storia che hanno raccontato le imprese rossonere rimarranno fossilizzate in quelle pareti per sempre,nei ricordi dei tifosi che hanno potuto vivere quegli spalti,nell’emozione così unica di quando si emerge dai piloni dagli scalini e ci si trova proiettati su quel campo verde. Sensazioni difficilmente narrabili in tutta la loro intensità se almeno una volta non si è stati li. Le parole di Barbara Berlusconi sono state chiare: chiederà un nuovo stadio a suo padre, il cui rinnovato entusiasmo viene raccontato proprio dall’erede dell’impero rossonero. Impero … il Milan ha vissuto da protagonista l’ultimo trentennio, ha regalato ai suoi tifosi gioie e dolori, sempre però stando al vertice del calcio mondiale.

La stagione appena conclusa è stata una delle peggiori vissute da quando l’elicottero del Cavaliere è atterrato a Milanello. Io ero ancora bambina, ma ricordo quel senso di appartenenza a qualche cosa di davvero unico, per quel tempo. L’orgoglio di dire: io tifo per il Milan. Ecco quello che lentamente sta scemando in questi mesi nell’anima dei tifosi. Spesso mi trovo a chiacchierare con esponenti più o meno coinvolti del tifo rossonero. Giovani entusiasti che però non hanno quel background adatto ad analizzare la situazione attuale, perché non hanno ricordi di vita vissuta dei momenti più significativi di questa società. Di contro molti sostenitori storici, che hanno vissuto l’onta della retrocessione e che hanno portato in alto i colori di una squadra che più che un organismo estraneo era parte della loro vita. Organismo estraneo, quasi oggetto estemporaneo a cui poter rinunciare senza troppi melodrammi. Sono in tanti ad esser scesi dal carro in corsa verso il baratro, questo è il dato oggettivamente più preoccupante.

La mentalità delle nuove generazioni di tifosi ha bisogno di essere nutrita con valori che però appaiono anche a noi meno forti, meno saldi, più soggetti a mutare a secondo degli eventi. Una volta giocatori simbolo come Pirlo, Ambrosini, lo stesso Seedorf e i più giovani Balotelli e De Sciglio, non sarebbero mai stati oggetti di mercato, calciatori grazie ai quali liberarsi di costi ingenti o da trasformare in banale moneta sonante. Cambia tutto, alla velocità del click, lo stesso che ci consente di suffragare la bontà delle scelte. Sono preoccupata non per l’immediato, ma per il futuro. Le idee buone, lo so, ci sono. Forse sono solo oscurate dalla contingente necessità di rialzare la testa per tornare grandi, soprattutto in Europa, location che oltre a regalare stimoli dona, ahimè, quell’energia economica grazie alla quale si può andare avanti.

E allora ecco che i programmi, i progetti a lunga scadenza si azzerano. Dall’anno zero del rinnovamento, bisogna già discostarsi e inserire nella scala delle priorità qualificazioni e risultati. Inzaghi non avrà un compito facile, ma è probabile che sia ancora più motivato dalla necessità,innanzitutto, di dimostrarsi all’altezza della situazione e in secondo luogo da quella di poter scrivere la prima pagina del nuovo corso del Milan. Con lui, Galliani si rimette alla guida della squadra, che nei mesi scorsi sembrava destinata a salutarlo. Passato e futuro del Milan ripartono fianco a fianco, dopo una battaglia intestina durata mesi. Galliani e Inzaghi, Berlusconi padre e figlia, tutti allineati ai nastri di partenza. La corsa prevede molti ostacoli, molte cessioni da dover piazzare, tasselli strategici da acquisire, il destino di tanti giovani giocatori da valutare, senza più la possibilità di fare sbagli: il caso Darmian insegna.

Il raduno si avvicina. Il 10 luglio a Casa Milan riparte ufficialmente la stagione rossonera. Inzaghi ha stilato la lista dei desideri. Non ci sono nomi impossibili, tutto dipenderà anche dall’evoluzione del Mondiale brasiliano. Il nuovo Milan sta prendendo forma, la rinascita dovrà avanzare parallela in ogni settore. Ritengo indispensabile, però, tornare ad essere un punto di riferimento non solo per i risultati acquisiti sul campo, ma per una mentalità e una filosofia che ci hanno resi unici al mondo, che ci han fatti sentire, tutti quanti,  almeno per un po’, parte attiva di una grande famiglia.

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