Grazie Allegri per aver reso più umani i marziani azulgrana. Ma ora è tempo di derby, l’ennesimo Balotelli’s day

24 Feb 2013 20:45
Serie A TIM 2012-2013

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MILAN-BARCELLONA, IL MIGLIORE IN CAMPO

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Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.

23.02.2013 00:00 di Giulia Polloli

La partita perfetta. Non la più bella, non la più spettacolare, non quella che passerà ai posteri per l’innovazione tattica o per le giocate rocambolesche che strappano applausi. La concretezza ha vinto sulla tecnica, i gol abbattono il declamato calcio champagne e rimettono in discussione le considerazioni mortali a cui il Milan e il suo timoniere, Allegri, sono stati sottoposti negli ultimi mesi.
Il Barcellona era la squadra perfetta per mettere in scena i valori del tecnico toscano. La ragnatela che ha ingabbiato le giocate azulgrana, che non solo ha annullato Messi, ma che ha consentito ad Abbiati una partita quasi da spettatore, è stata la carta vincente messa in campo da Allegri. Le critiche per l’indecisione tattica di inizio stagione, e qui anche io faccio un fragoroso mea culpa, si sono trasformate in intuizioni oltremodo vincenti. Grazie mister per aver continuato a remare indomito verso l’obiettivo, grazie per averci regalato la possibilità di camminare a tre metri da terra, grazie per averci restituito il Milan dei tempi andati. Un’emozione che difficilmente lascerà spazio ad altre sensazioni, almeno fino a domani sera. Perché non paghi del successo contro i marziani, i rossoneri stanno preparando meticolosamente il derby. Ma prima di addentrarmi nel clima della stracittadina, vorrei fare un’ultima considerazione. Perché bisogna per forza trovare un’attenuante  alla sconfitta del Barcellona? Perché non si può semplicemente sostenere che il Milan ha trovato la strategia giusta per controbattere alla squadra che, nonostante la sconfitta, rimane la più temuta al mondo? Lasciamo perdere dunque lo stato del fondo di S.Siro o il fatto che Messi non era il solito Messi. Andiamo a sottolineare invece la prestazione di capitan Ambrosini, uomo ovunque, spirito guerriero e memoria storica del Milan che fu, della coppia centrale Zapata-Mexes, delle cavalcate di Abate sulla fascia veloci quanto i suoi interventi in chiave puramente difensiva, di Montolivo che ha dettato i tempi di gara. E sottolineiamo anche che Muntari, nella prima frazione, non ha fatto una gara impeccabile, mentre Boateng è resuscitato dal sudario nel quale era stato avvolto pronto ad essere espatriato. E poi ci vuole un applauso, una standing ovation anche per  il talento e lo spirito di abnegazione e sacrificio di El Shaarawy, sempre più giocatore simbolo di questa squadra. Le sue chiusure difensive, le sue progressioni, i suoi inserimenti e quel tocco sotto a servire Muntari per il gol del raddoppio valgono da soli il prezzo del biglietto.
Quindi onore al Milan, consapevoli però che nella gara di ritorno ci sarà da sputare altrettanto sangue, in un’arena ostile e sicuramente più confacente alle prodezze di Messi e compagni che, però, non potranno accontentarsi del tanto declamato tiki-taka, ma dovranno essere ancora più concreti di quanto già non sappiano fare.
E il Milan ora, trascinato dallo tsunami emotivo della fragorosa vittoria, affronta l’Inter nella sfida classica del derby milanese. Inter che salva Stramaccioni con la rotonda vittoria in Europa League, Inter che arriverà con il coltello tra i denti nel suo Meazza, dopo che a S.Siro il Milan ha sconfitto il Barcellona, dopo che i fili d’erba dello stadio meneghino sono stati calpestati da sogni di gloria, infranti e raggiunti al contempo. La partita si giocherà sui nervi in campo e sugli spalti. Il derby arriva anche nella notte elettorale, quindi Berlusconi difficilmente sarà presente sugli spalti per godere dello spettacolo coreografico inscenato dalle due curve. Ma il suo pensiero, chiuse le urne in attesa della sessione di voto del lunedì, sarà di certo orientato al risultato della partita.
Sarà il derby di Balotelli, per ora sempre decisivo nelle gare di campionato rossonere. Fischi? Indifferenza? Gli spalti detteranno i ritmi della gara e qualsiasi delle due opzioni farà notizia. Lì’importante è che Mario rimanga concentrato, che vada a pungere il fianco della sua ex squadra che, forse in modo prematuro, l’ha lasciato partire, salvo poi acconsentire al suo passaggio in rossonero (l’opzione per riportarlo sull’altra sponda del naviglio esisteva). Ora Balotelli ha realizzato il suo sogno, giocare per la squadra del cuore e credo sia inutile chiedersi, in caso di marcatura, se sceglierà un’esultanza blanda o teatrale. Anche qui, qualsiasi delle due opzioni creerà scompiglio, notizia, curiosità. Il fenomeno mediatico Balotelli non lascia spazio all’indifferenza, ogni suo gesto viene monitorato in modo ossessivo, nella speranza di essere i primi a raccontare qualcosa che lo riguardi. Ma ricordiamoci che, seppur sull’olimpo, Mario è un ragazzo, che mercoledì avrebbe voluto scendere in campo, che in zona mista aveva quasi timore ad alzare lo sguardo perché si sarebbe letta, nei suoi occhi, la tristezza dell’essere solo spettatore di un’impresa.
Un derby particolare, dunque, per aggiungere a quell’erba calpestata dai campioni, anche le prodezze di Balotelli. Inter-Milan vive, nella sua vigilia, delle parole dei due tecnici, chiamati a raccontare le strategie di gioco, chiamati a rispondere ai dubbi di formazione, chiamati a convincere la platea che domenica sera andrà in scena una gara epica.

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